«Non vedo l'ora che il professor Arduini mi dia il via libera per salire sulla cyclette!». Matteo Moschetti morde il freno: sa che la strada per tornare alle corse è lunga, sa che non deve bruciare i tempi ma avrebbe voglia di... spaccare il mondo.
«Stavo bene davvero - racconta il velocista milanese della Trek Segafredo a tuttobiciweb - e la caduta all'Etoile de Besseges è stata una vera disdetta, davvero incredibile la frattura dell'acetabolo destro.... Per fortuna c'era Aurelie, la mia fidanzata, che era venuta a vedermi e quindi ha potuto tranquillizzare i miei genitori».
Come stai ora?
«Da domenica bene, la situazione è migliorata e i dolori hanno iniziato a diminuire. La riabilitazione? L'ho cominciata quando ero costretto ancora a letto, grazie a dei macchinari speciali. Il professor Arduini, che mi ha operato, mi ha proposto di restare inizialmente ricoverato all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo per poter seguire in prima persona l'inizio della mia riabilitazione. In totale dovrei restare qui per almeno due settimane, nel frattempo lo staff ospedaliero e quello medico del team, guidato dal dottor Nino Daniele, stanno cercando di individuare la struttura più adatta per me. Su una cosa sono stati chiari: ci vorrà del tempo, ma tornerò quello di prima».
A proposito di tempo... hai qualche notizia sul tuo rientro?
«Impossibile fare previsioni, perché dipende da come il fisico reagirà alle cure, non esiste una tempistica uguale per tutti. Diciamo che una previsione attendibile potrebbe essere quella di ricominciare la preparazione a metà maggio. Io ho pazienza, ma non vedo l'ora...».
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