Professionista dal 2006, dopo tre anni in maglia Deceuninck Quick-Step Eros Capecchi è pronto per una nuova sfida, tutta da vivere con i colori della Bahrain-Merida.
«Innanzitutto vorrei ringraziare il Wolfpack per questa bellissima esperienza: lascio molti amici insieme al team. La Deceuninck - Quick-Step durante questi tre anni mi ha dato la possibilità di crescere tanto dal punto di vista sportivo e umano, come uomo. Ora però guardo avanti e sono felice di iniziare un nuovo capitolo della mia vita».
Che voto dà al suo 2019?
«Positivo, direi 7,5. D’altro canto è stata anche una stagione iniziata in extremis, visto che ho firmato il contrattosolo il 21 dicembre. Speravo in una vittoria al Giro d’Italia, non è arrivata ma siamo stati comunque protagonisti sulle strade della corsa rosa. Nella seconda parte di stagione invece, ho corso meno e ho fatto più fatica».
Ha già ripreso la preparazione in vista del 2020?
«Si, ma in maniera molto tranquilla. Sono risalito in bicicletta il 10 novembre, quasi un mese dopo il Giro di Lombardia».
Le vacanze?
«Non sono mancate, ovviamente. Sono stato a Zanzibar nove giorni con la mia fidanzata Giada. È stata una vacanza utile per ricaricare le batterie».
La prossima sarà la sua quindicesima stagione da professionista. Quali sono le aspettative?
«Sicuramente migliorare ancora. Ho ritrovato lo stesso entusiasmo di quando avevo vent’anni, penso che sia un buon segnale. Mi piacerebbe tornare ad alzare le braccia al cielo, inseguire la vittoria mi darà uno stimolo in più, visto che non colgo un successo personale dal 2012, quando ho vinto il Gp Lugano».
Da dove inizierà la sua prossima stagione?
«Non lo so ancora con precisione. Di sicuro non sarò al via del Tour Down Under in Australia né della Vuelta a San Juan, in Argentina. Il mio 2020 inizierà i primi di febbraio, ma non so ancora quale sarà la corsa prescelta. Definiremonei dettagli in occasione del primo raduno della Bahrain Merida».
Oltre alla bici, quali sono le sue passioni?
«Mi piace molto lo sport, soprattutto il calcio ed il tennis. Da una decina d’anni poi, insieme alla mia famiglia ho fondato un’azienda: un vivaio. Mi è sempre piaciuto stare in mezzo alla natura, fin da quando ero bambino. Attualmente è la mia famiglia ad occuparsi principalmente della nostra attività, ma ammetto che ogni tanto dopo l'allenamento salgo sul trattore e faccio un giro tra le mie campagne».
Ha un sogno nel cassetto?
«Penso che la mia vita sia perfetta così com’è. Spero però di non far passare i prossimi due anni in anonimato. Mi piacerebbe poter crescere e migliorare ancora, togliendomi anche qualche piccola soddisfazione che, forse, da giovane ho lasciato per strada...».
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