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Se non è la prima volta, poco ci manca. Due ordini di arrivo, due podi, due primo-secondo-terzo. Un errore di cronometraggio ha rivoluzionato il prologo del Giro della Valle d’Aosta: nella prima versione, la vittoria è stata attribuita al belga Ilan Van Wilder davanti al veneto Jacopo Menegotto e all’inglese Calum Johnston; nella seconda, e definitiva, la vittoria (e la maglia gialla di primo nella classifica generale) è stata assegnata al danese Jacob Hindsgaul davanti all’olandese Daan Hoole e al lombardo Antonio Puppio. Il tempo non è solo tiranno, a volte è anche beffardo.
Duemilasettecento metri urbani volati a una velocità quasi extraurbana, 49,25 chilometri all’ora di media, un’andata-e-ritorno mozzafiato con due curve a gomito e una rotonda. Il cronoprologo è un lampo in città, un fulmine sull’asfalto, una freccia tirata con l’arco, quello di Augusto, romano e imperiale. Uno spettacolo, una promozione, un’anteprima per una corsa che non darà più spazio ai passisti, tantomeno ai cronomen, costretti a trasformarsi in gregari e domestici. Perché il Valle d’Aosta è considerata la più montanara delle corse a tappe (altre cinque con 17mila metri di dislivello in quasi 700 chilometri sconfinando in Francia e in Svizzera). Perché è una collezione di salite e discese, un’enciclopedia di tornanti e muri, un festival per scalatori e arrampicatori. Perché qui si esaltano i camosci, si sfogano le aquile, si librano i colibrì. Perché fino a domenica 21 luglio ci sarà spazio, per chi ne avrà voglia, di saltare sui pedali e sfidare la forza di gravità, la rarefazione dell’aria, i limiti della fatica. Tant’è che chi si laurea su queste strade, viene promosso dal mondo degli Under 23 a quello del professionismo, cioè passa dal mondo dell’università del ciclismo a quello del lavoro e del mestiere.
Sui due podi di giornata, due gli italiani. Menegotto è veneziano di San Donà del Piave, Puppio varesino di Samarate. Menegotto ha 19 anni, Puppio 20. Menegotto insegue il diploma come grafico, Puppio vanta la maturità scientifica. Menegotto è un passista-scalatore, Puppio un passista-cronoman. Menegotto ha conquistato la prima vittoria a 12 anni, Puppio a sette alla seconda corsa, e da junior si è guadagnato l’oro ai campionati italiani e l’argento a quelli mondiali nella crono. Menegotto è stato onesto - “Non pensavo di essere andato così forte” – tant’è vero che poi il suo tempo è stato corretto in peggio, Puppio è stato filosofico – “C’è un tempo per crescere e ci sarà un tempo per vincere” – tant’è vero che giudica la cronometro “non una corsa contro se stessi né una corsa contro gli altri, ma una corsa contro il tempo”. Menegotto aveva già ricevuto le congratulazioni per whatsapp di suo padre Roberto, campione italiano dilettanti nel 1990, vincitore di due tappe e della classifica finale proprio qui al Valle d’Aosta nel 1993, poi quattro anni professionista ma senza vittorie. Puppio ha incassato i complimenti da Ivan Basso, suo general manager nella Kometa, che poi dichiara: “Ha talento e volontà, fisicamente è forte, noi crediamo in lui”.
Domani da Sainte-Foy a St. Gervais Mont-Blanc, 126 km tutti transalpini con tre gran premi della montagna (due su colli da Tour de France) e una certezza: impossibile avere altri due podi.
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