Non ha avuto fortuna, Cezary Grodzicki, al Tour of The Alps: proprio mentre scriviamo questa intervista, infatti, il corridore della Nazionale italiana è stato costretto al ritiro. Ma la breve chiacchierata che abbiamo fatto con lui alla partenza merita a nostro giudizio di essere proposta.
Cezary, un anno fa vivevi il giorno più brutto della tua vita...
«Era il 30 aprile, sono caduto al Toscana Terre di Ciclismo, ma di quei giorni non ricordo nulla, sembra che il mio cervello abbia cancellato tutto. So che sono stato tenuto per qualche giorno in coma farmacologico, ma soprattutto so che per i tre mesi seguenti ho dovuto portare busto e collare a causa della frattura ad una vertebra. Non lo auguro a nessuno...».
Quali le tue ambizioni oggi?
«Il sogno è quello di arrivare al professionismo. Sono convinto che il 2018 sarebbe stato l'anno buono, se non fosse arrivata quella caduta. Ora sono qui, cerco di sfruttare questa grande occasione e per tutta la stagione voglio dare il massimo con l'obiettivo di realizzare il mio sogno».
Il tuo nome evidenzia chiare origini polacche...
«Sono in Italia da quando avevo quattro anni e mi sento italiano al 100%, vivo a Reggio Emilia e mi divido con il ritiro della squadra a Palazzago. Ma in Polonia torno sempre volentieri, mia nonna vive a Danzica, a soli sei chilometri dal mare e ho ancora tanti parenti nel Nord del Paese».
Cosa ti ha insegnato la tua brutta avventura?
«A non mollare mai, ad andare sempre avanti con tutta la forza che ho, perché tutte le difficoltà possono essere superate».
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