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D'accordo la passione, d'accordo l'adrenalina, d'accordo il senso della competizione, d'accordo tutto... Ma rischiare la vita in volata, un sabato pomeriggio a Marlia, in provincia di Lucca, sul traguardo di una qualsiasi prova per cicloamatori non ha alcun senso. Da qualsiasi parte la si giri, non ha alcun senso. Non si può rischiare tutto per una coppa, per un podio, per una sfida. E se lo si fa, ci viene il sospetto che sotto il casco ci sia qualcosa che non funziona correttamente.
AGGIORNAMENTO ORE 21.00
Riceviamo e pubblichiamo la reazione di Enrico Garuzzo, che sulla nostra pagina facebook scrive: «Questo vostro articolo mi pare alquanto riduttivo e approssimativo. Sono il figlio del ciclista con la maglia bianca della Stefan, che oltretutto non aveva nè lanciato la volata nè risposto una volta iniziata. Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, inciampando nella bici di Del Monte. Vi posso assicurare che sotto al suo casco funziona tutto benissimo, la sua è una passione che coltiva fin da ragazzo, come molti altri ciclisti e che lo ha salvato nelle situazioni più difficili. Credo che ridurre questa passione e questo sport ad un semplice "giocarsi la vita" sia eccessivo. Vi chiedo dunque di correggere almeno l'ultima parte "offensiva" dell'articolo, che già è riduttivo di per sé».