Alla partenza della tappa regina della Vuelta a San Juan, Nairo Quintana ci svela i suoi programmi per la stagione appena iniziata e il suo prossimo futuro, in cui lascia intendere che molto probabilmente vestirà una nuova maglia. «Dopo l’Argentina, correrò nella mia Colombia, quindi disputerò la Parigi Nizza, la Volta Catalunya, le classiche delle Ardenne (Amstel, Freccia e Liegi). Nella seconda parte di stagione punto tutto sul Tour de France. Non amo dividere i gradi di capitano in un team, preferisco che la squadra lavori per un solo corridore. In questo momento abbiamo tre leader e il team manager è quello che decide quindi rispetto la sua volontà. Mi spiace che ieri a Maiorca Landa si sia fatto di nuovo male, è un po’ sfortunato. Sia io che lui abbiamo il contratto in scadenza con Movistar. Mi chiedete chi dei due cambierà aria? Non lo so. Io sono aperto a nuove proposte. L’aspetto economico non è la cosa che mi interessa di più, cambiare è sempre un rischio, ma nuovi stimoli possono solo far bene. Per pensare al 2020 è ancora presto, prima quest’anno ho da raggiungere traguardi ambiziosi con questo team».
Il sueño amarillo è sempre fortissimo. «Conquistare la maglia gialla per me è un sogno, non un’ossessione. Sono arrivato vicino a realizzarlo. Mi sono messo in evidenza da giovane, ora non sono più un ragazzino, devo ottenere dei risultati importanti ma non è scontato succeda. A volte sento parlare del 2013 come se fosse una vita fa e invece no. Da allora si sono ritirati Contador, Rodriguez e altri mentre i giovani sono emersi, io sono convinto di poter ancora migliorare. I valori dicono che siamo in tanti sullo stesso piano. Prima di tornare al Giro d’Italia, di cui ho un bellissimo ricordo, vorrei vincere in Francia. Quest’anno in programma ho Tour e Vuelta. Nelle stagioni passate ho avuto diversi problemi, certe cose non si possono cambiare e non tutto dipende da me, ma devo continuare a provarci. Nonostante tutto non mi sono scoraggiato, ciò che mi caratterizza è il tener duro, il provarci sempre, quindi continuo a credere nel mio sogno. I rivali che mi aspettano alla Grande Boucle sono fortissimi. Oltre a Froome e Thomas, ci sono Nibali, Roglic, Dumoulin, i gemelli Yates, Bardet e poi ci sono i giovani che stanno emergendo come Mas, Lopez, Bernal e in questi giorni sto ammirando le prime pedalate tra i pro' della nuova attrazione del ciclismo mondiale Evenepoel».
A proposito di Bernal, può vincere il Giro? «Va messo senz’altro tra i favoriti per la corsa rosa, è un talento e può contare su una squadra forte. Il ciclismo colombiano è cresciuto moltissimo, sta diventando sempre più professionale. Ormai siamo più di 20 corridori nel World Tour e dietro c’è un bel vivaio. Finalmente la federazione sta lavorando come si deve, io sono sempre stato critico ma in modo costruttivo. Se le cose non vanno bene, io lo dico».
Prima di vincere il Giro nel 2014 è diventato papà per la prima volta. Di recente la moglie Paola ha dato alla luce, dopo Mariana, il secondogenito Tomás. Dopo un secondo bimbo, arriverà un terzo grande giro (dopo la corsa rosa 2014 e la Vuelta 2016)? «Lo spero davvero. Vincere il Tour è più difficile di quello che può sembrare. Sento un po' di pressione, tutti parlano di Nairo contro la Sky ma in realtà ci sono tanti altri rivali. Invidio Sky in modo positivo, ci vorrebbero più team così attenti ai dettagli. Rispetto al passato ho cambiato un po’ preparazione e calendario, su consiglio del mio procuratore (Giuseppe Acquadro) mi sono affidato a Michele Bartoli. In gara non ho più al mio fianco mio fratello Dayer (che ora milita nella Neri Sottoli Selle Italia KTM, ndr) ma sono felice che si trovi bene nella nuova squadra. Viviamo sempre insieme a Monaco e ci alleniamo spesso insieme, lo vedo sereno. Stare tanto lontano da casa e dai miei cari è un sacrifico che dovrò sopportare ancora per qualche anno, avendo Dayer in Europa con me la lontananza dal resto della famiglia mi pesa meno».
Infine sulla corsa argentina, che potrebbe decidersi oggi sull’Alto de Colorado dice: «La salita che ci aspetta nel finale di oggi è lunga, ma non troppo dura, può arrivare un gruppo numeroso. Io mi sento bene, con i compagni staremo attenti e ci proveremo. Io chiaramente non sono al cento per cento della mia condizione, ma in inverno ho lavorato bene e già nella tappa conquistata da Alaphilippe mi sono ben comportato. Ogni anno che passa la competizione si alza di livello e tutti i corridori ci arrivano più in palla. La stagione inizia e finisce a tope».
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