Vittoria Guazzini ritorna sul palco della Notte degli Oscar tuttoBICI. A due anni dal titolo dalla conquista del titolo di migliore allieva, quest’anno si laurea miglior donna juniores della stagione. La 17enne toscana della Zhiraf Guerciotti Selle Italia ha dominato la categoria conquistando tricolore su strada e crono europea, ha sbancato i mondiali su pista di Aigle vincendo tre medaglie iridate: nel quartetto (con Colinelli, Scarsi, Catarzi e Zanardi), nell’omnium e nell’inseguimento individuale. L’8 novembre a Milano riceverà il Gran Premio Mapei che si è aggiudicata battendo la veneta Giorgia Bardiani (Wilier Breganze) e l’emiliana Sofia Colinelli (Vo2 Team Pink), compagne in maglia azzurra nella forte Nazionale del CT Dino Salvoldi che ha nel mirino i Giochi Olimpici di Tokyo 2020.
Contenta di aver rivinto questo premio
«Sì, è un riconoscimento molto prestigioso, ci tenevo. Ricordo la bella atmosfera della premiazione di due anni fa, che ha riunito varie generazioni di ciclisti. Raccogliere nella stessa sala dagli esordienti ai professionisti migliori della stagione per applaudirli è una bellissima idea. Da allora sono cresciuta molto, non solo di altezza (è alta 1.76 mt, ndr). Gli ultimi due anni sono stati impegnativi, mi hanno arricchito soprattutto le esperienze internazionali, correre all’estero fa la differenza. Ringrazio la squadra, il mio allenatore e la mia famiglia, che affronta tanti sacrifici per sostenermi».
A che età hai iniziato a gareggiare?
«Ho iniziato fin da subito, da G1, grazie a babbo David che è molto appassionato di ciclismo. Ormai abbiamo contagiato anche mamma Beatrice, che non vuole mancare alla Notte degli Oscar, e mia sorella maggiore Virginia. Mi sono accorta ben presto che questo sport mi piaceva così ho continuato, da più piccola ho praticato nuoto ma alla fine alla piscina ho preferito la bici. Ormai è parte della mia vita. È uno sport impegnativo, ma regala grandi soddisfazioni. Richiede tanti sacrifici ma se li si affronta con costanza e dedizione vengono ripagati».
L’emozione più grande del 2018?
«I mondiali in pista, il successo con il quartetto in primis perché è stata una gioia condivisa con le altre azzurre. Siamo davvero un gruppo affiatato, anche nelle prove individuali non ci sentiamo sole visto che ci tifiamo a vicenda. La pista è bella perché è adrenalina: pedali senza freni, a tutta velocità. La gente è convinta che il ciclismo sia uno sport individuale, ma non fai nulla senza il supporto della squadra. In strada invece mi piacciono le salite: sono cresciuta facendo il tifo per Alberto Contador e adesso, se potessi realizzare un piccolo grande sogno, mi piacerebbe allenarmi per un giorno insieme a lui».
Oltre a pedalare, che fai nella vita di tutti i giorni?
«Frequento il Liceo Scientifico a Prato, sono al 5° anno, dedico molto tempo alla studio e non mi pesa. Ho la media superiore all’8, se prendo un brutto voto mi arrabbio. Nel tempo libero suono la chitarra, mi piace molto la musica, pop-rock soprattutto. Wonderwall degli Oasis o You shook me all night long degli Ac/Dc sono le mie canzoni preferite. Avevo un gruppo ma ho dovuto lasciarlo per i troppi impegni. Per il futuro mi piacerebbe continuare con il ciclismo o farmi strada nella musica, insomma fare delle mie passioni un lavoro. Nel dubbio, continuerò anche a studiare. Non ho ancora deciso cosa, forse Economia».
L’anno prossimo passerai Elite.
«Sì. Difenderò i colori della Valcar. Il salto di categoria sarà duro ma mi impegnerò come ho sempre fatto, cercando di dare il meglio di me. Se poi arrivasse già qualche risultato… lo prendo volentieri».
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