ADISPRO. LA SANREMO DI VOLPI

PROFESSIONISTI | 21/03/2018 | 07:22
Era nell’ammiraglia numero uno della Bahrain-Merida e dalla sua macchina ha pilotato Vincenzo Nibali alla conquista della sua prima Milano – Sanremo. Quando mancavano 6.900 metri al traguardo di via Roma nella Capitale dei Fiori, alla richiesta di Vincenzo, tramite “radiolina” di scattare, Alberto Volpi (ADISPRO) gli ha urlato : “Vai, se te la senti è il momento“. E Vincenzo Nibali è scattato, uno scatto poderoso il suo, ha piantato gli avversari, e mantenendo quel distacco sufficiente sul Poggio, quel tanto che basta per vincere la Milano – Sanremo, nemmeno una decina di chilometri, ha portato in trionfo la sua maglia.

Tanto contano le gambe di un atleta in gara quanto contano le tattiche in corsa. Quelle del direttore sportivo: sangue freddo, lettura della corsa, analisi delle condizioni psico – fisiche dell’atleta. E poi la passione, l’emozione e la carica di grinta per lanciare verso la vittoria il proprio corridore.

Alberto Volpi, come hai lanciato verso il trionfo Vincenzo Nibali?
«Innanzitutto si è lanciato con le sue gambe Nibali. Tu, in veste di diesse, accendi la miccia, ma se loro hanno le polveri bagnate, puoi anche essere il numero uno ma non succede niente».

Raccontaci la Milano-Sanremo dall’ammiraglia.
«Rubo la frase di un politico: un buon sarto, se ha una buona stoffa e non è un sarto distratto, riesce a confezionare un buon abito. La buona stoffa in questo caso si chiama Nibali. Vincere la Sanremo non è solo fortuna ma anche questione di tattica e tutto deve girare nel modo giusto. Avevamo ipotizzato un attacco sul Poggio, se non fosse andato bene sarebbe toccato a Sonny Colbrelli. La tattica era questa: libero Nibali di muoversi dalla Cipressa in poi, ma dalla Cipressa non l’ho fatto muovere perché avevamo troppo vento contro. E anche le altre squadre hanno fatto una tattica attendista. Appena superata la Cipressa e calmatosi un po’ il vento contro, Vincenzo mi ha dato il suo esame della situazione, il suo stato di forma e le sue ipotesi su come attaccare. Mi ha rassicurato che stava bene. E a queste parole è scattato. Temeva che Sagan ci provasse prima di lui. E allora ha preferito anticipare il tre volte campione del mondo. Ha visto che era scattato un altro corridore. Lo ha rincorso. Sagan invece non ha reagito come pensava Nibali e allora Vincenzo ha forzato sui pedali. Uno scatto perentorio».

Quali le problematiche di gestione degli ultimi chilometri?
«Avevamo due ordini di problemi da gestire dall’ammiraglia - conferma Volpi -: gestire gli ultimi 2 km e 200 metri dai piedi del Poggio e, prima, gestire la discesa dal Poggio. E Nibali ha compiuto due capolavori. Scattando ai meno 6.900 metri ha fatto il vuoto, mantenendo pochissimi secondi di distacco, che comunque gli hanno permesso di gestire il vantaggio, anche se risicato. Un corridore normale non avrebbe tenuto quel poco spazio tra lui e il gruppo. È stata una gara contro se stesso. Temevamo potessero rientrare da dietro e riprenderlo a poche centinaia di metri dal traguardo. Lui ha fatto una gara contro se stesso. E l’ha vinta. Alla fine la Sanremo si decide sempre quando mancano meno di sette chilometri, allo striscione di Via Roma.Il nostro lavoro è comunque portare l’atleta, in questo caso Vincenzo Nibali, nelle condizioni ottimali. Come lui anche Colbrelli, che doveva essere l’uomo per la Sanremo. O lui o Vincenzo. Gestire una corsa di 300 chilometri, con partenza sotto la pioggia, non è semplice. Tutti devono conoscere esattamente quali sono i propri compiti da svolgere. E ogni corridore nel proprio comparto deve essere un leader. Si deve far collimare tutto in una giornata impegnativa come la Sanremo, con la pioggia e il freddo che picchiano per 200 km. In 300 km di gara devi saper dosare le forze, insegnare a gestire l’alimentazione, dare le indicazioni dall’ammiraglia di quando stare rilassati o quando attaccare mettendosi in testa al gruppo. Ricordare ai corridori come gestire anche i rapporti della bici per avere la massima efficienza appesantendo il meno possibile le gambe per non sentire la stanchezza, e fondamentale è la collaborazione di tutti gli attori in corsa della squadra, i rapporti tra i compagni. Poi la differenza la fa comunque il campione che sa gestirsi bene. E ancora di più la differenza la fanno i dettagli. E Nibali è un maniaco dei dettagli. E in giornate come quella di sabato i dettagli di Nibali hanno fatto la differenza».

L’emozione di un diesse?
«Diciamo che ho chiuso il 2017 con la vittoria stratosferica sempre di Nibali al Giro di Lombardia e l’ho riaperta vincendo dall’ammiraglia la Milano-Sanremo. La Sanremo mi porta fortuna. In tre edizioni l’ho vinta aiutando tre capitani, Gianni Bugno, Giorgio Furlan e Gabriele Colombo. E due volte in ammiraglia, prima con Alessandro Petacchi e ora con Vincenzo Nibali. Si, posso affermare che è una corsa che mi piace…».
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