GIRO. LA SFIDA ROSA DI PASQUALE GOLIA

GIRO D'ITALIA | 13/05/2017 | 09:38
di Diego Barbera

A Castrovillari (Cs) si è celebrata, come ogni mattina, la centesima edizione del Giro d'Italia e anche un altro traguardo importante come la decima edizione seguita, anzi 'raccontata', dal collega Pasquale Golia del Il Quotidiano del Sud. È l'unico cronista calabrese ad aver raggiunto questo numero tondo.

Golia è stato premiato sul palco del podio firma insieme alla collega Veronica Yelèna Iannicelli (al quinto Giro) da Mauro Vegni, il direttore della corsa rosa.


Sei l'unico giornalista calabrese ad aver raccontato 10 Giri, che emozione provi?
«Davvero una grandissima emozione. Ancora non ci credo. Al sud, e in Calabria, coltivare questa passione è praticamente impossibile. Io ci ho creduto, il Giro fa parte della mia vita professionale e allora ho preso valigia e taccuino e ho seguito per dieci anni la corsa più dura del mondo nel paese più bella del mondo. Gli ultimi cinque anni sono stati duri, complice  la crisi dei giornali ma grazie ad una collega straordinaria Veronica Iannicelli, unica cronista calabrese al seguito del Giro, abbiamo fatto squadra ed abbiamo continuato a raccontare questa splendida avventura rosa. Insieme grazie al Giro abbiamo raccontato tutte le grandi corse a tappe e le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Una piccola impresa costruita con passione e  sacrificio».

Qual è il primo ricordo della tua prima partecipazione? E il momento più emozionante?
«Ho iniziato a Catanzaro Lido nel 2008, vinse un allora sconosciuto: Mark Cavendish e ricordo il profumo, o odore, dei freni subito dopo l’arrivo, le facce affaticate dei corridori che in tv non si notano. Sicuramente il momento più emozionante è stato nel 2013 con la vittoria di Vincenzo Nibali sotto la neve alle Tre Cime di Lavaredo. Ma anche il passaggio, sempre nel  2013 sulle mia strade lungo l’alto Jonio dopo anni che non veniva attraversato. Ogni Giro è stato speciale, come questa famiglia».

Qual è il campione che ti porti nel cuore?
«Tanti, da Contador, a Nibali e Michele Scarponi ma il mio preferito è sicuramente Ivan Basso per quello che ha fatto nel 2010. Ha ammesso di aver sbagliato, è tornato al Giro e con umiltà  lo ha vinto da grande campione. Un esempio ed una persona dalle grandi qualità umane. Nel mio cuore porto anche Wouter Weylandt, la sua morte ha sconvolto tutti ma ci ha anche insegnato tanto».


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