
Ad Alberobello, Caleb Ewan festeggia la sua prima vittoria di tappa al Giro d’Italia: «Finalmente. Nelle prime frazioni ci sono andato più volte vicino, ero dispiaciuto per il gran lavoro svolto dalla mia squadra che non ero riuscito a finalizzare, oggi sono veramente felice di averlo ripagato la fatica dei miei compagni. La squadra ha lavorato tanto, nel finale mi sentivo particolarmente bene e Luka Mezgec mi ha guidato alla perfezione, non potevo fallire. Sono molto felice».
L'australiano della Orica, dai tratti somatici orientali vista la mamma coreana, si è poi concesso alle domande di rito nella conferenza stampa post-gara. Ecco le sue risposte. In fondo alla pagina, il file audio per ascoltarlo.
Quando hai iniziato a sprintare con questa tua tecnica molto particolare e unica?
«Non ho sempre sprintato così, non è una posizione naturale, ho dovuto allenarmi molto da un anno e mezzo a questa parte. Ma ora mi sento sicuro e mi trovo bene. Io ho un fisico compatto con gambe corte così come le braccia. Mi rendo conto che questa posizione non è semplice per gli altri corridori, ma se qualcuno ha un fisico come il mio potenzialmente potrebbe provare».
Chi ti ha dato l’idea di questo stile?
«Nessuno, ho pensato che quando cerchi di essere il più aerodinamico possibile hai più vantaggi. D’altra parte si lavora molto sulla posizione a cronometro, ma nessuno lo fa in volata e credo che possa aiutare molto».
Chi ti ha spinto verso il ciclismo?
«Ho iniziato a correre a 10 anni, mio papà era un ciclista e ha smesso quando ero ragazzino, poi ha continuato a farlo solo per tenersi in forma».
Ti senti sollevato dopo le prime volate che non ti hanno premiato?
«Ero un po’ frustrato nelle altre tappe perché i miei compagni hanno lavorato duro e io ci ho provato ma non sono riuscito a cogliere. Volevo tanto vincere una tappa e c’era tanta aspettativa su di me. Questo successo mi dà grande sollievo».
È la vittoria più importante della tua carriera?
«È la mia seconda vittoria in un grande Giro dopo quello della Vuelta 2016. Di sicuro è una delle più importanti della mia carriera, forse di più che quella dell’anno scorso. Mi piacerebbe correre al Tour de France, come ogni giovane corridore, e continuerò a lavorare duro e magari un giorno ci andrò»
Perché non sei uno scalatore?
«Credo che anche se mi allenassi più a duro che posso non potrei mai essere un buono scalatore, il mio fisico è adatto solo per le volate. Ci sono corridori bravi in entrambe le specialità, ma non è così per me».
Raccontaci il finale di gara
«Gli ultimi 3-4 km erano davvero tecnici e i 500 metri finali i più difficili. Volevo essere nella migliore posizione nel finale, Mezgec ha fatto un ottimo lavoro, ho anticipato un po’ la volata e mi è andata bene».
Pensi di poter crescere ancora?
«Non sono ancora il più bravo e sento che posso ancora migliorarmi. Tuttavia, quest’anno sono stato contento di essere riuscito a battere alcuni dei grandi big della specialità»
Da Alberobello, Diego Barbera
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