GIRO D'ITALIA | 11/05/2017 | 18:26 di Angelo Costa -
G come Giro d’Italia. Nel senso di corsa rosa: non solo un avvenimento sportivo, ma un vero e proprio evento. Soprattutto quest’anno che si festeggia l’edizione numero Cento: anche per questo, si applica il massimo rigore nei confronti dei corridori che sgarrano. Chiedere per informazioni a Javier Moreno, compagno di Nibali cacciato dalla corsa per un cazzotto a Rosa: non è stato perdonato nemmeno dopo che ha chiesto scusa. Giro Pento.
R come Roy. Nel senso di Jerome, esperto corridore francese della Française des Jeux. E’ al secondo Giro in carriera, dopo aver disputato una decina di Tour: per questo in Francia ha tutto un suo pubblico, il cosiddetto parterre de roy. Considerato una vera e propria personalità, suscita involontariamente una forma di timore reverenziale: negli alberghi gli assegnano sempre la stanza migliore, al ristorante lo sistemano sempre a capotavola. E’ un atleta moderno, che frequenta i social, ma non per questo vive nel mondo virtuale: preferisce ancora quello reale. Onesto lavoratore, si suda tutti i chilometri di ogni Giro con le sue gambe, anche quando per i titoli che si è guadagnato in carriera potrebbe farsi portare in carrozza. Magnanimo e generoso, a Messina si è reso protagonista di un episodio che illustra degnamente lo spirito del ciclismo: subito dopo lo sprint, si è avvicinano a una transenna, si è chinato e ha passato la borraccia a un bambino che gliela chiedeva. Un vero gesto regale.
S come scia. Nel senso di strategia per recuperare terreno o, in alternativa, non perderne troppo. Si effettua sfruttando la protezione di un veicolo a motore, come le moto o, più comunemente, le ammiraglie. Serve per rientrare da una foratura, per scalare un vulcano o una montagna, per evitare il tempo massimo. Raramente, per andare in fuga: può capitare, però. Non tutti sanno lavorare con la scia, ma solo un determinato tipo di corridori: i cosiddetti sciclisti. Li noti perché corrono acquattati, in modo da camuffarsi tempestivamente dietro un’ammiraglia quando arriva l’ordine: pronti, scia. Ne esistono di varie specie: quelli che corrono appaiati (sciamesi), quelli che saltano da una vettura all’altra (sciagurati) e quelli che non riescono a sfruttare il vantaggio a disposizione (scialacquatori). Non è un’operazione facile, anche perché bisogna coordinare l’andatura di una bicicletta con quella di un veicolo a motore: per questo i direttori sportivi aspettano che il corridore si piazzi dietro il baule della vettura e, per non avere responsabilità, gli augurano semplicemente ‘il Signore scia con voi’.
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