Editoriale
EXTRATERRESTRE, NON IPOCRITA. Straripante, quasi imbarazzante. Sono in molti ad aver rilevato, quasi fosse una colpa, la superiorità disarmante di Lance Armstrong. Troppo superiore a Ullrich, troppo superiore a tutti.
Troppo.
Molti hanno anche rimproverato il texano di arroganza agonistica, di mancanza di stile: troppo spaccone, questo americano che arriva persino a recitare la parte del corridore in crisi, salvo poi sistemare tutti sull’Alpe d’Huez. La tesi condivisa da molti: «Avrebbe fatto meglio a contenere la propria esuberanza atletica. Meno dava nell’occhio e meglio era per tutti: soprattutto per lui». Questo in sintesi il pensiero.
A tale proposito noi ci poniamo dalla parte del texano. Di sospetti sulle spalle dell’estroso texano ce ne sono già a sufficienza e tutti noi attendiamo risposte nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, dalle autorità giudiziarie francesi. Riconosciamogli, almeno, l’onestà di aver fatto fino in fondo quello che si sentiva di fare. Non ha giocato a fare il corridore «terrestre», visto che era di un altro pianeta. È sospettato di doping, sicuramente non d’ipocrisia.

IN AMMIRAGLIA A GUARDARE LA TIVù. Il clima è di quelli giusti: da vacanza. Vacanze «on the road», al Tour de France. Muniti di tutto: radio, cd, televisore, frigobar, ogni ben di Dio. Probabilmente la gran parte dei direttori sportivi domenica 15 luglio si è presa una giornata di ferie. La tappa di Pontarlier si ricorderà per la «fuga bidone» di quattordici uomini: Dekker, Aitor Gonzalez, Knaven, Wauters, O’Grady, Teutenberg, Durand, De Groot, Loda, Simon, Dierckxsens, Turpin, Kivilev e Chanteur. A 35’54” il gruppo: 161 corridori fuori tempo massimo (era di 29’55”), ma riammessi per un codicillo del regolamento del Tour che prevede che, se gli attardati sono più del 20% dei partenti, tutti i corridori siano ripescati. Domanda: ammesso e non concesso che i diesse fossero tanto lucidi da conoscere questo regolamento, come si fa a lasciar andar via una fuga con distacchi simili? Spesso li sentiamo pontificare contro i corridori: che non hanno testa, che non sanno ragionare, ma loro, i corridori, per lo meno hanno il sedere su una bicicletta, non in macchina. Non è tollerabile che nel 2001 accadano ancora certe cose. Hanno radioline, televisori, hanno tutto di tutto per comunicare con i loro atleti. Probabilmente, però, loro - i direttori sportivi - erano sintonizzati su un altro canale. Per dirla con Cipollini: in estate si fa dell’altro, mica si può seguire il ciclismo...

«GQ»: DOPARSI PER ESSERE UN SIMEONI. I verbali di Filippo Simeoni, pubblicati dal mensile «GQ» di agosto, sono inquietanti. Parla di tutto, Simeoni: dei suoi rapporti con Carlo Santuccione, con Michele Ferrari, fa i nomi delle sostanze usate e delle dosi, dei costi sostenuti per comprare i farmaci. Simeoni ammette di essere un prodotto della chimica e la cosa triste è che nessuno se ne è accorto. Rischiare la salute, per essere un Simeoni qualsiasi, capite? «Nella sostanza Ferrari non mi trattava farmacologicamente con la stessa efficacia con cui trattava gli altri atleti», dice Simeoni al magistrato PierGuido Soprani, motivando così la sua rottura con il medico ferrarese e non perché il doping è pericoloso. Al contrario: secondo lui, Ferrari lo dopava male. E cosa ammette? Che da quel momento in poi ha continuato da solo. Senza tanti stregoni e baggianate di questo tipo.
I corridori sono pronti a fare qualsiasi cosa pur di galleggiare in gruppo, di uscire dall’anonimato. Strappare qualche punto UCI, che equivale in pratica a qualche bel milione in più da versare in banca e iniettarsi nelle vene.

3 TOUR, 1 SOSPETTO. Un titolo di cui avremmo fatto volentieri a meno. Un titolo che non avremmo mai voluto propinarvi, ma i fatti sono fatti. Armstrong è stato il più forte, il più coraggioso, il più tutto. Noi ci inchiniamo al suo acclarato strapotere esattamente come ha fatto Jan Ullrich. Ma non possiamo fare a meno di registrare anche le tante insinuazioni, le tante voci che circolano sul suo conto. In particolare non abbiamo potuto fare a meno di prendere atto della sua collaborazione con Michele Ferrari, medico e preparatore con un paio di procedimenti penali a carico (Bologna e Ferrara). Se ci si vuole liberare da certe dicerie sarebbe utile girare alla larga da certi figuri. Se si decide di non farlo - e si è liberissimi - bisogna essere perlomeno pronti a pagarne le conseguenze.
Pier Augusto Stagi
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