di Diego Barbera
Beppe Martinelli accarezza l’eccellente terzo posto al Giro d’Italia 2018 del suo pupillo Miguel Angel Lopez. Il direttore sportivo dell’Astana non nasconde una certa sorpresa per questo risultato così importante e pesante: «Un terzo posto me lo sognavo soltanto, prima del Giro, invece si è realizzato e bisogna dare merito a questo ragazzo e a tutta la squadra che ci creduto sempre, fino alla fine».
Il ventiquattrenne colombiano torna a casa anche con la maglia bianca di miglior giovane, confermando la bontà del progetto dell’Astana che lo ha voluto leader dei grandi giri. Superman si era presentato a Gerusalemme forte del terzo posto al Tour of the Alps suggellato dalla splendida vittoria all’Alpe di Pampeago ed era il più giovane tra i pretendenti in lotta per la conquista della maglia rosa: alla fine solo Froome e Dumoulin gli sono arrivati davanti.
Ma non è stato facile perché le tappe siciliane lo avevano quasi estromesso dai piani alti, visto il tanto terreno perso tra Caltagirone e, soprattutto, Santa Ninfa. Martinelli racconta: «No. non è stato facile, soprattutto dopo le prime tappe caratterizzate da cadute e intoppi vari. È vero, in Sicilia avevamo quasi perso la speranza del podio. Ma Miguel Angel ha dimostrato di aver carattere e molto è dipeso dal supporto della squadra, che è stata esemplare. Abbiamo lottato tutti i giorni per tenerlo davanti».
Proprio al termine della quinta tappa, a Santa Ninfa, Martinelli aveva riconosciuto come il suo giovane capitano avesse necessità di imparare ancora molto, soprattutto per quanto riguardava la posizione in gruppo. Aveva anche ipotizzato che Miguel Angel potesse patire troppa responsabilità.
Come è cambiata questa sua percezione della pressione durante il Giro?
«Indubbiamente il problema di sentire sulle sue spalle una grande responsabilità c’era. D’altra parte l’Astana è una squadra di primo piano, abituata a correre i grandi giri puntando alla vittoria finale. Abbiamo perso prima Vincenzo Nibali e poi anche Fabio Aru e puntare su un ragazzo di 24 anni poteva sembrare un azzardo. Tutto questo lo ha portato a sentire molta pressione. Ma è stato accompagnato e aiutato dall’eccezionale lavoro dei compagni di squadra, che sono stati fondamentali».
Durante la settimana centrale del Giro, lo scalatore colombiano ha acquisito man mano più sicurezza, seppur con qualche piccolo passo falso come il mezzo minuto rimediato a Osimo. Terminata l’ostica cronometro di Rovereto con poco meno di tre minuti di ritardo da Dennis, il vincitore del Tour de l’Avenir 2014 ha completato una terza settimana di grande spessore, rimanendo sempre davanti e ben concentrato.
Lopez ha lottato fino alla fine con l’altro sudamericano e rivale per la maglia bianca oltre che per il podio, l’ecuadoriano Richard Carapaz della Movistar: «È stata davvero una lotta all’ultimo sangue con lui. C’è stata un’intensa sfida sul Colle delle Finestre nella terz’ultima tappa e proseguita fino sullo Jafferau. Devo riconoscere che l’unica pecca, forse l’unico momento in cui non siamo stati all’altezza, è stato quando non abbiamo collaborato con Pinot e Dumoulin nella lotta contro Froome e infatti per questo motivo siamo stati accusati di essere dei succhiaruote. Ma è stato un gioco delle parti, noi avevamo l’obiettivo della classifica dei giovani e puntavamo sull’ultima salita per provare a staccare Carapaz».
Il gran lavoro dell’Astana ha raggiunto l’apice nella penultima tappa, quella di Cervinia, quando avete dettato il ritmo sin dalla prima salita.
«I ragazzi si sono accorti come Pinot stesse soffrendo molto sin dalle prime rampe e abbiamo deciso di prendere la responsabilità della corsa aumentando il ritmo e lavorando duro per legittimare il terzo posto, dato che Thibaut stava uscendo di classifica».
Dove deve migliorare Lopez per vincere un grande giro in futuro?
«Lui in salita va davvero fortissimo, in questo Giro forse siamo arrivati un pochino troppo in condizione già dalla partenza, quindi sulle salite in cui poteva fare la differenza si è limitato a rimanere con i migliori, senza poter fare di più. Deve “sentire” la fiducia di una grande squadra come l’Astana che punta tantissimo su di lui e che lo farà diventare un leader. I prossimi programmi non sono ancora definitivi, ma se andrà alla Vuelta sarà di sicuro il capitano per la classifica. Credo che Miguel Angel sia nel team perfetto per puntare a vincere un Grande Giro. Si comincia sempre da un piazzamento e lui lo ha ottenuto. Naturalmente, deve provare anche a migliorare un po’ a cronometro».
Dopo il Giro, Lopez si godrà qualche giorno di riposo: «Ora starà un po’ a casa, poi programmeremo il resto della stagione. Di sicuro farà il proprio rientro in gara a San Sebastian».
E il 30 settembre ci sarà una sfida iridata mai così impegnativa a livello altimetrico e di pendenze.
«Quello di Innsbruck è un percorso adattissimo agli scalatori e lui farà parte di una squadra ricca di talenti e di possibili leader come la Colombia, che io considero senza dubbio tra le nazionali da battere».