«Cane vecchio sa…». E lo sa soprattutto Riccardo Magrini, che ha saputo pedalare fin qui, su strade scosse e mosse, tortuose o dritte, scoscese e ardite come le risalite di battistiana memoria e lui che di Battisti Celentano Mina Baglioni e Vecchioni si ricorda tutto, oggi per i suoi 70 anni si farà una bella cantata davanti allo specchio che rifletterà quel ragazzino che è sempre stato ed è pronto a fare una bischerata come quando in bicicletta provava le fagianate, nella speranza di far saltare il banco e generare il suo proverbiale veglione del tritello.
Non è incatricchiato, perché di catene non ne ha mai volute avere, non le può avere: è incontenibile, libero come un puledro di razza. Ha acquisito un anno in più, dopo aver rischiato di lasciarli lì, qualche anno fa, ma in compenso ha perso una decina di chili, riacquistando forma e meno sostanza. È una sagoma, un inguaribile e incontenibile saltimbanco, capace di monopolizzare giornate e serate con la sola forza del racconto e del ricordo. Chissà se tutto ciò che rammenta sarà vero? Solo Riccardo ce lo può dire, perché solo «cane vecchio sa».