di Francesca Monzone
Alla sua prima gara fatta per gioco da bambino, ha subito vinto e ora, a distanza di tanti anni, Sonny Colbrelli ha realizzato il suo sogno indossando la maglia di campione italiano. Quel suo desiderio è diventato realtà a Imola, sulle stesse strade in cui nove mesi prima Julian Alaphilippe aveva conquistato la maglia di Campione Mondiale. Sulle strade di Adorni e Alaphilippe, il ragazzo cresciuto a Casto ha fatto sua quella maglia tricolore che inseguiva da tempo e che ha sempre considerato il più bel riconoscimento alla sua carriera.
«Indossare questa maglia è qualcosa di veramente speciale - ha detto Colbrelli alla vigilia del Tour del France -, è un mix di tante emozioni indossarla in gara per la prima volta, e in una corsa come il Tour. Mi sarebbe piaciuto tingerla di un altro colore, per rendere ancora più importante questo momento, non è andata bene ma non mollo».
A Brest Sonny è sceso in gara per la prima volta con i colori della bandiera italiana e quella maglia lo ha reso facilmente riconoscibile in mezzo ai tanti corridori.
Colbrelli vorrebbe adesso conquistare la maglia verde della classifica a punti, ma sa che il Tour è difficile, è la gara più importante al mondo e conquistare anche una sola tappa, in un attimo ti fa diventare uno dei corridori più conosciuti al mondo. Il bresciano il suo sogno lo ha realizzato in una stagione che nella prima parte non è andata come voleva, ma che poi è andata in crescendo.
Ha vinto nella seconda parte della primavera, portando a casa una tappa e la classifica a punti al Giro di Romandia e poi una tappa e tre secondi posti al Delfinato, corsa dove ha fatto sua anche la maglia della classifica a punti.
Nelle Classiche non ha raggiunto il risultato sperato e dopo il sesto posto alla Kuurne-Bruxelle-Kuurne, alla Milano-Sanremo è stato il migliore degli italiani arrivando ottavo. La delusione per lui però è arrivata alla Gent-Wevelgem quando ha chiuso ai piedi del podio, alle spalle di Van Aert, vincitore di giornata, di Nizzolo e Trentin.
Colbrelli però non si è dato per vinto, cercando di guardare il suo bicchiere mezzo pieno, con la voglia di migliorarsi e raggiungere la vittoria. Ci sono stati il lavoro e l’impegno che hanno ripagato le sue fatiche. Le vittorie sono arrivate e a premiare anni di sacrifici è arrivato il Campionato Italiano e quella maglia che indosserà per un intero anno.
Nei giorni precedenti la corsa di Imola, Sonny era Livigno insieme al compagno di squadra Dylan Teuns. In altura era andato per rifinire la sua preparazione in vista del Tour, ma c’era il desiderio di far bene in Emilia.
«Quando torni da una preparazione in altura, non sai mai come puoi stare - aveva detto Colbrelli da Livigno -: io mi sono preparato bene, ma il massimo della forma lo raggiungerò al Tour. A Imola voglio fare bene, quella maglia per me rappresenta tanto, ma sono preoccupato per le temperature elevate».
Il “Cobra”, nomignolo scelto da un cugino, aveva pensato anche di lasciare la famiglia a casa, per evitare il caldo torrido dell’entroterra romagnolo, ma la sua compagna Adelina ha insistito e con i due bambini e i genitori è arrivata a Imola. La gara è stata dura e Sonny è stato il più forte, battendo in un finale a due Fausto Masnada, mentre terzo staccato di 37” è arrivato Samuele Zoccarato. Braccia in alto e un urlo di liberazione e quella velocità ancora alta, che lo ha portato qualche centinaio di metri oltre l’arrivo. Tanta gioia per lui e poi la corsa al contrario per tornare al traguardo e cercare la sua Adelina, che con i due bambini - Vittoria e Tomaso - lo attendeva sotto lo striscione dell’arrivo. Per lui il ciclismo è importante, ma la famiglia è la cosa che più di tutto ama e appena possibile corre dai figli per trascorrere il poco tempo libero con loro.
«Il traguardo più importante della mia vita è senza dubbio la mia famiglia e ricordo il momento della nascita della nostra Vittoria come qualcosa di indescrivibile».
Sonny Colbrelli al ciclismo è arrivato per caso: nato in una famiglia che non era appassionata delle due ruote, le sue passioni erano lo sci e il calcio e anche la caccia, che ancora oggi qualche volta riesce a praticare con il padre. La prima gara è stata vinta per caso, nella seconda ha portato un piazzamento, ma il ragazzino comprese presto, che il ciclismo sarebbe stato la sua vita.
Correva con la bici, si divertiva e la pioggia e il freddo della provincia bresciana non lo intimorivano. Si chiama Sonny, nome che il padre ha scelto perché gli piaceva la serie televisiva Miami Vice e correre sotto la pioggia gli piace. È un corridore perfetto per le gare di un giorno, quelle Classiche che in Belgio e Olanda aprono la stagione delle corse. Sonny è cresciuto nella formazione di Bruno e Roberto Reverberi, ha trovato ispirazione in Tom Boonen, specialista delle Classiche e che può vantare un palmares come pochi. Nella testa Sonny ha sempre avuto una corsa: il Giro delle Fiandre. Una corsa bella e maledetta dove non è mai andato oltre il decimo posto. Colbrelli è bravo e lo dimostra in Italia, presto diventa uno dei corridori più quotati nelle corse da un giorno e diventa uno dei pochi, assieme a Francesco Moser e Beppe Saronni, ad essersi aggiudicato tutte le corse del Trittico Lombardo. È bravo e va forte e indossa più volte la maglia azzurra della nazionale. Al Mondiale di Ponferrada nel 2014, Davide Cassani lo sceglie ed è certo che potrà arrivare al risultato. Purtroppo non sarà così, la maglia iridata verrà conquistata dal polacco Kwiatkowski e Colbrelli, migliore degli italiani, sarà costretto ad accontentari del tredicesimo posto.
«Ponferrada sicuramente resterà una delle più grandi delusioni della mia carriera, ma ci sono stati anche i due secondi posti di tappa al Tour de France alle spalle di Peter Sagan».
Lo scorso anno al Tour in versione Covid, la Bahrain era tutta per Mikel Landa. Lo spagnolo arrivò quarto nella classifica finale, Colbrelli e Caruso furono per lui straordinari gregari.
«Quest’anno con la squadra abbiamo deciso che saremo tutti per Landa - aveva detto il bresciano alla vigilia della partenza da Nizza -: si è preparato bene e farà sicuramente un buon Tour. Mi sarebbe piaciuto poter correre qualche tappa per cercare un risultato per me, ma Landa sta bene ed è giusto supportarlo per ottenere un risultato».
Nella Bahrain Victoriuos i corridori sono molto affiatati e in particolare con Landa e Caruso Colbrelli ha un rapporto speciale.
«Ci siamo allenati spesso insieme in altura e una volta sono andato anche in Sicilia da Damiano. In Sicilia c’è sempre il sole, ma quando andai io arrivò la neve e per questo Damiano, mi ha preso a lungo in giro. Con lui ho un bellissimo rapporto, ci sentivamo tutti i giorni durante il Giro e gli ho sempre detto di credere nelle sue capacità».
Un rapporto veramente speciale tra due ragazzi nati ai poli opposti della penisola italiana. Damiano era certo che Sonny avrebbe vinto la maglia tricolore e alla vigilia si era offerto di aiutarlo, se non avesse avuto la forza per stare con i migliori. I due corridori della Bahrain Victorious, sono presenze fisse nei taccuini di Davide Cassani, ma per gare differenti: il siciliano sarà alle Olimpiadi e Colbrelli agli Europei e al Mondiale.
«Indossare la maglia azzurra è sempre molto bello. È qualcosa di particolare perché in gara rappresenti il tuo Paese e per questo devi dare il meglio. Ho parlato con Cassani e sia gli Europei che il Mondiale si adattano alle mie caratteristiche. Il percorso del Mondiale in Belgio in parte lo conosco e mi piace veramente. Non sarà una corsa facile, perché ci saranno i padroni di casa, pronti a darsi battaglia, ma noi saremo una bella squadra e oltre a me, ci saranno altri corridori che potranno farsi valere».
Il Mondiale sarà a settembre e Colbrelli adesso deve concentrarsi sul Tour de France, dove come detto andrà a caccia della maglia verde e di successi di tappa.
«Il Tour è una corsa importante e tutti vogliono primeggiare. Ci saranno i migliori , ma correre con la maglia di Campione Italiano sarà sicuramente quella nota in più che mi spingerà a fare meglio. Ho già vinto delle classifiche a punti, al Tour sarà difficile ma io voglio crederci, perché quando desideri fortemente qualcosa, qualche volta succede che riesci ad ottenerla».