di Carlo Malvestio
Da quando Filippo Ganna è diventato Filippo Ganna, quasi nessuno al mondo era riuscito a batterlo a cronometro. Tantomeno in Italia. Ai Campionati Italiani 2021 contro il tempo, che si sono disputati a Faenza su un percorso di 45,7 km fac-simile della prova olimpica di Tokyo, ci ha pensato Matteo Sobrero a spezzare l’egemonia del campione del mondo di specialità in carica. Una prova eccezionale, che lo ha visto rimontare uno svantaggio di 30” al primo intermedio e vincere con 46” sull’amico-rivale, che è stato anticipato anche da Affini e Cattaneo.
Si può dire che il Tricolore rimane in famiglia, visto che Matteo è il fidanzato di Carlotta, sorella di Pippo. I due sono buoni amici, ma quando c’è da menare sui pedali, si sa, non si guarda in faccia nessuno.
«Pensavo sinceramente che Pippo fosse imbattibile - racconta Sobrero -. Prima della crono ci siamo sentiti e gli ho detto che avrei al massimo corso per il secondo posto. Anche perché ultimamente aveva dimostrato a più riprese di essere quasi imbattibile. Nonostante lo abbia battuto rimane lui il campione del mondo. A Faenza il percorso si adattava maggiormente a me, probabilmente avevo una condizione fisica migliore, visto che lui ha l’obiettivo di arrivare al top all’Olimpiade, e inoltre il caldo credo che lo abbia sfavorito ulteriormente».
La crescita nell’ultimo periodo del corridore dell’Astana PremierTech è stata evidente. Sobrero è il classico ciclista completo, che va forte un po’ dappertutto e che, proprio per questo, non è sempre facilmente collocabile. La crono, comunque, è sempre stata uno dei suoi cavalli di battaglia: da Under 23 aveva già vestito il Tricolore nell’ultimo anno e, insieme alla vittoria del Palio del Recioto, gli era valso il grande salto tra i professionisti. Il primo anno con la NTT è stato di apprendistato - e più formativo non poteva essere visto che il covid ha reso a tutti la vita dura –, poi l’incertezza sul futuro della squadra lo hanno spinto ad accasarsi alla Astana PremierTech.
Quel click che da corridore normale ti fa diventare un corridore sopra la media è scattato al Giro d’Italia: «È partito tutto dalla preparazione sul Teide per il Giro d’Italia. Volevamo preparare bene le prove di Torino e Milano, così abbiamo portato la bici da crono in altura. Sono uscito bene dal Giro, con il quarto posto di Milano, a pochi secondi dal podio e dai primi posti in una prova completamente pianeggiante: questo mi ha dato tanta carica e fiducia in vista di questo Campionato Italiano. Al Giro di Slovenia, poi, sono andato forte e ho acquisito ancora più convinzione. Sono arrivato a Faenza nelle condizioni migliori».
Per inciso, al Giro di Slovenia ha chiuso terzo alle spalle di Tadej Pogacar e Diego Ulissi, dimostrando una grande tenuta anche nelle salite di media lunghezza.
Si può dire che tutto sia cominciato da quella manata all’ammiraglia della Groupama FDJ nella crono di Milano, quando all’interno dell’ultimo chilometro Matteo si è visto costretto suo malgrado a fare slalom tra moto e macchine al seguito dei corridori davanti a lui, che aveva ormai ripreso. Quel giorno è arrivato a 14” da Ganna, dando veramente l’impressione per la prima volta di essere passato al livello successivo: «Ho ripensato a quella crono, ma alla fine non ho grossi rimpianti per il rallentamento nel finale, perché comunque Ganna aveva forato e Cavagna era caduto. Quindi 3 dei primi 4, per sfortuna o per colpa, avevano avuto dei problemi e credo che il risultato finale tutto sommato rispecchiasse il valore delle forze in campo».
Poi a Faenza è arrivata la consacrazione: «In una cronometro di un’ora, lo sforzo fisico e mentale sono veramente elevati - ha spiegato ancora il piemontese -. Bisogna sapersi gestire, quindi nella prima parte pianeggiante non ho spinto a fondo per tenere le energie per le salite, dove sapevo di poter fare la differenza. L’ultimo strappo è stato il più duro, perché sapevo che era lì che potevo recuperare qualcosa sui rivali. Ho spinto al massimo, ho recuperato nella discesa successiva e poi ho fatto gli ultimi 8 chilometri a tutta. Sono stati davvero infiniti, ma sapevo che nella parte finale dovevo difendermi. Ho montato il 58x11 e l’ho tirato per gran parte di quell’ultimo settore. Le gambe mi hanno sostenuto, tranne negli ultimi due chilometri, quando ho cominciato veramente ad avere la vista annebbiata e i muscoli doloranti».
Adesso che ha battuto Ganna possiamo inserirlo nel lotto dei migliori cronoman in circolazione? Lui vola basso: «Sinceramente non so dove collocarmi. Per il momento penso solo a godermi questa maglia, poi ci penserà la strada a dirci qual è la mia reale dimensione».
Matteo è nato e cresciuto nella terra del Barolo e, quando non è impegnato ad andare forte in bicicletta, si diletta nell’azienda vitivinicola della sua famiglia che, tra le altre cose, gli ha permesso di scoprire il ciclismo.
«Ho iniziato un po’ per scherzo, girando in bicicletta per le vigne dell’azienda dei miei genitori, che non sapevano neanche cosa fosse il ciclismo. La usavo tutto il giorno, così mio padre ha deciso di dare un senso a questo mio girovagare e mi ha iscritto ad una squadra di ciclismo. Da lì non ho più smesso di pedalare».
Sobrero ha compiuto 24 anni al Giro d’Italia, è giovane, ma neanche troppo se si pensa che sempre più spesso diciannovenni e ventenni fanno il salto tra i professionisti. «Questo è il mio secondo anno da professionista, non ho mai avuto fretta di diventare qualcuno e la conferma è il fatto che tra gli Under ci sono stato quattro anni. Credo che ognuno abbia il suo percorso da seguire, ma con il tempo e la pazienza i risultati si ottengono. Io ho cominciato solo recentemente a ottenere qualche soddisfazione personale e, sinceramente, va benissimo così».
Quel che è certo è che l’ultimo mese ci ha dato un nuovo Matteo Sobrero. A fine anno gli scadrà il contratto con l’Astana PremierTech: in tanti busseranno alla sua porta.