di Carlo Malvestio
Per lunghi tratti del Giro d’Italia sono apparsi come la squadra più forte, poi, sullo Stelvio, si sono accorti che la Ineos Grenadiers aveva un Rohan Dennis in più e sono andati in crisi. Il Team Sunweb si ricorderà a lungo di questa Corsa Rosa, in cui ha piazzato due corridori sul podio, anche se non sul gradino più alto, ma è stato comunque bersaglio di critiche su svariati fronti. Siamo sicuri che se ad Agrigento avessero detto ai vertici della formazione tedesca che a Milano avrebbero fatto secondo e terzo, ci avrebbero messo la firma senza tante riflessioni. Non siamo però sicuri che avrebbero fatto altrettanto se avessero detto loro che alla diciannovesima tappa erano virtualmente primo e secondo, e che il giorno prima Tao Geoghegan Hart, che ha poi vinto il Giro, era lontano 2’42” dal capitano Wilco Kelderman.
La Sunweb si è ritrovata nell’ultima settimana di Giro in quella situazione che tutte le squadre vorrebbero evitare, ovvero quella in cui il capitano designato, Kelderman appunto, che fino a quel momento aveva guadagnato un vantaggio considerevole, andava più piano del suo luogotenente, Jai Hindley. A Piancavallo erano arrivate le prime avvisaglie, con l’olandese che, dopo un lavoro straordinario di Hindley, non era riuscito a vincere la tappa nel testa a testa con Geoghegan Hart.
Ma il crocevia del Giro d’Italia è arrivato sullo Stelvio, quando improvvisamente la Sunweb si è trovata costretta a fare i conti con una macchina da guerra di nome Rohan Dennis, mai così forte in salita nella sua carriera.
L’inaspettato forcing dell’australiano in salita ha mandato in difficoltà Kelderman, ma non Hindley, e l’ammiraglia Sunweb si è trovata costretta a prendere una rapida decisione che sperava di non dover assumere: fermare Hindley per aspettare Kelderman (che aveva quasi tre minuti da gestire su Geoghegan Hart) o lasciarlo davanti insieme a Dennis e Geoghegan Hart, visto che comunque anche lui era in classifica (un secondo davanti all’inglese della Ineos)? La squadra tedesca ha deciso che Hindley rimanesse attaccato a Geoghegan Hart e Kelderman si arrangiasse in difesa. Risultato: Hindley ha vinto la tappa e Kelderman si è vestito di rosa dopo le difficoltà di Almeida, scialacquando però quasi tutto il vantaggio che aveva su Geoghegan Hart. Il resto è cosa nota: Kelderman ha perso il simbolo del primato nella tripla scalata al Sestriere sotto il nuovo forcing di Dennis, mentre Hindley, pur riuscendo a sostituire il compagno di squadra in maglia rosa, non è riuscito a staccare Tao e prendersi un vantaggio sufficiente in vista della crono finale di Milano, in cui ha puntualmente dovuto dire addio ai sogni di gloria.
A quel punto - ma anche prima - sono cominciati i processi alla Sunweb su come ha gestito i due capitani: se Hindley si fosse fermato sullo Stelvio per dare una mano a Kelderman, l’olandese avrebbe vinto il Giro? Difficile dirlo, perché Kelderman ha perso in totale 3’53” da Geoghegan Hart nelle ultime due tappe di salita. Con Hindley a spalleggiarlo forse avrebbe perso un po’ meno, ma probabilmente Dennis e Tao avrebbero spinto ancora più a fondo per guadagnare terreno. E soprattutto la crono finale ha dimostrato che Kelderman - anche se a quel punto privo di motivazioni particolari - non andava molto più forte di Geoghegan Hart nella specialità, recuperandogli solamente tre secondi. Insomma, non sacrificando Hindley la Sunweb si è trovata quantomeno con una carta da giocare a Milano, mentre se lo avesse fermato avrebbe rischiato seriamente di arrivare all’ultima tappa già con la certezza di non poter vincere il Giro. In tutto ciò, c’è un dettaglio che non si può trascurare, ovvero che Wilco Kelderman da qualche settimana aveva già firmato un contratto con la Bora Hansgrohe a partire dal 2021, e in questi casi, si sa, le squadre cercano di appoggiare maggiormente i corridori che faranno parte del roster anche negli anni seguenti, come Hindley appunto.
KELDERMAN CONTRO TUTTI
Forse è anche per questo che Kelderman, 29 anni, dopo essere andato così vicino a vincere il Giro, è apparso comunque piuttosto raggiante del suo terzo posto finale. D’altronde, ormai da qualche anno si portava dietro la nomea del classico talento mai sbocciato: invece questo suo primo podio in un Grande Giro in un certo senso gli ha tolto un bel macigno dalle spalle. Era passato professionista nel 2012 con la Rabobank, dimostrando subito una buona tenuta in salita e doti da cronoman importanti, salvo poi non riuscire mai a migliorarsi e rimanere nel limbo dell’eterno piazzato. Solo quattro vittorie in carriera, di cui una nel 2011 quando ancora doveva ufficialmente passare professionista, poi una vittoria di tappa e la classifica generale al Giro di Danimarca 2013 e il campionato nazionale a cronometro nel 2015. Ciò significa che Kelderman non vince da più di cinque anni, anche se nel mezzo ha ottenuto una miriade di piazzamenti nei 10 nelle corse a tappe, tra cui il settimo posto finale al Giro 2014 e il quarto alla Vuelta a España 2017. Quest’anno sembrava sul pezzo già prima del lockdown: 5° al Tour de la Provence, 6° all’UAE Tour, 7° al Giro di Polonia e 4° alla Tirreno-Adriatico, prima del podio al Giro che è senz’altro il punto più alto della sua carriera fino ad ora.
Proprio per questa sua soggezione alla vittoria, Wilco è stato subito additato come non degno di essere inserito nell’albo d’oro del Giro d’Italia, attirandosi molte antipatie, soprattutto dei tifosi italiani. I suoi commenti dopo le controverse vicende di Morbegno («Ringraziamo RCS per averci ascoltato, è stata la cosa giusta da fare») non hanno fatto altro che spingere gli appassionati a sperare che lasciasse la maglia rosa il prima possibile. C’è anche da dire che Wilco si è trovato catapultato in una situazione più grande di lui, dovendo all’improvviso fare da portavoce del gruppo dopo che per anni ne era rimasto all’ombra.
Kelderman è un ragazzo piuttosto timido, che non ha certamente il carisma del coetaneo Tom Dumoulin, sembra sempre muoversi in punta di piedi ed essere indifferente al fatto che i tifosi lo supportino o meno: «Sono molto contento di essere arrivato sul podio, anche se dall’altra parte dispiace perché abbiamo perso all’ultima giornata -ha spiegato a Milano Wilco, che non ha mai voluto fare polemica sulla decisione della squadra di abbandonarlo al suo destino -. Se alla vigilia della corsa mi avessero detto che sarei salito sul podio finale, però, ci avrei messo la firma. Ora come ora è una sensazione strana, ma tra una settimana guarderò sicuramente con orgoglio a quello che ho fatto, così come potrà fare Hindley, che ha corso alla grande».
Modo migliore per terminare la sua avventura con la Sunweb non c’era: «Ci siamo meritati un po’ di relax ora. La squadra è stata fantastica e ora festeggeremo un po’ insieme. Non vedo l’ora di bermi qualche birra».
Se questo Giro d’Italia rimarrà il momento più alto della carriera di Kelderman, oppure se gli sarà servito per cambiare marcia, potremo scoprirlo già il prossimo anno. Intanto si gode il suo podio, disinteressandosi delle critiche e delle tattiche della sua squadra.