di Pier Augusto Stagi
L’ha visto crescere, e ora lo vede anche dormire. E come dorme, Vincenzo Nibali. Franco Pellizotti, il Delfino di Bibione, è il compagno di squadra e di stanza del fuoriclasse siciliano. È il grande vecchio del team Bahrain Merida, l’uomo d’esperienza, chiamato ad accompagnare il talento siciliano nel mondo di Orfeo, ma anche in quello di Obelix.
«Ho visto crescere Enzo, come persona non è cambiato - ci spiega il 40enne friulano -. Dai tempi della Liquigas, quando è arrivato dalla Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, Vincenzo è diventato però più scrupoloso su tutti gli aspetti della preparazione e dell’alimentazione. Prima era molto più naif. Magari, da giovane, il programma diceva di fare 10 ripetute e lui si fermava a 4. Ma andava forte lo stesso, perché quando si ha talento si possono fare anche queste cose. E poi non si è consumato: è stata la sua fortuna. Ecco perché a 33 anni Vincenzo è chiaramente maturo, ma non logoro. Ha svolto un’attività giovanile misurata, non eccessiva, e il suo passaggio al professionismo è stato graduale, paziente, mai esasperato».
Franco Pellizotti parla da compagno di squadra, compagno di stanza e anche da potenziale direttore sportivo, ruolo che al 90% andrà a ricoprire fin dalla prossima stagione…
«Non ho ancora deciso, ma è chiaro che alla mia età non è facile andare avanti con l’agonismo. Mi sento bene, vorrei condurre Vincenzo sulle strade del Tour come merita e poi chiudere una porta per aprirne un’altra. Ne ho già parlato con il team, abbiamo già definito e adesso tocca a me, però prima voglio far bene alla Grande Boucle».
Diciotto stagioni da professionista, solo quattro maglie sul suo petto. Quelle della Cerchi Alessio (2001-2004), della Liquigas (2005-2010), della Androni Giocattoli (2012-2016) e della Barhain Merida (2017-2018).
«Tutte maglie importanti, che mi hanno permesso di svolgere il lavoro più bello del mondo, anche se la maglia più bella di tutte è resta quella tricolore, che ho conquistato con l’Androni».
Poi torna a parlare di Vincenzo, di questo ex ragazzo di grandi speranze, che oggi è un uomo dal palmares da capogiro.
«È eccezionale, per come si interfaccia con le persone - ci spiega -. È calmo, riflessivo, generoso e di un’intelligenza unica. Era un ragazzo timido, oggi è un uomo riservato, che però all’occorrenza sa essere anche trascinatore: un vero leader. La cosa più incredibile è come vive i grandi appuntamenti. Lui è sempre sereno. Certo, in corsa vorrebbe andare sempre forte e non gli piace neanche un po’ quando lo staccano, ma gli basta scendere di bicicletta, pulirsi il viso con uno straccio umido, tirare il fiato per un attimo e tutto gli resta alle spalle. È difficile che stia lì a tormentarsi. Capita solo quando gli mancano di rispetto. Se la Sanremo l’ha cambiato? Gli ha donato maggiore consapevolezza e serenità. Quella vittoria l’ha sorpreso e deliziato come poche altre volte. Perché lui è uno che si diverte ancora un mondo a correre».
Franco Pellizotti è pronto a disputare per la quarta volta in carriera il Tour de France, con alle spalle già undici Giri d’Italia e tre Vuelta. La fine stagione lo attende anche la scuola, per conseguire l’abilitazione di 3° livello (il 1° e il 2° ce li ha già, ndr), che gli consentirà di svolgere il nuovo lavoro di direttore sportivo anche nella massima serie.
«È dal 2009 (anno del 3° posto al Giro e della maglia a pois in Francia, poi cancellati per un’intricata quanto severa questione legata a valori del passaporto biologico, ndr) che non faccio il Tour de France e ci torno più che volentieri: è come fare un gran finale d’autore».
Sposato con Claudia, padre di Giacomo (14 anni), Giorgia (10) e Mia (un anno), qualche settimana fa Franco ha anche lanciato nel mondo del ciclismo e della comunicazione il primogenito Giacomo…
«Gli piace lo sport, vorrebbe un giorno fare qualcosa nel mondo della comunicazione - spiega papà - e allora l’ho mandato con Geoffrey Pizzorni, il nostro addetto stampa, alla Adriatica Ionica Race. Per Giacomo è stato un battesimo molto importante, un momento di grande emozione per un ragazzino che sogna di poter fare un giorno quel tipo di lavoro. Il cammino è chiaramente lungo e irto di difficoltà, ma è fondamentale avere passione e determinazione e mi sembra che lui le abbia».
Paziente, sorridente e disponibile al dialogo, Franco Pellizotti è certamente quel che si dice un galantuomo su due ruote. Un ragazzo che si è sempre considerato un privilegiato, per aver coronato il sogno della sua vita.
«Ho fatto il corridore: in pratica mi sono deliziato con il giocattolo che più ho amato fino a quarant’anni. Se non è una fortuna questa…».
Una fortuna è anche essere finito in un team capitanato da un grande campione, che Franco ha sempre stimato molto e che oggi apprezza anche più di ieri.
«Enzo è rimasto quello di sempre, semplice e sereno. Lui è tipo che si rilassa con poco. Gli basta il cellulare, e con i suoi giochetti si rilassa e libera la mente. Però in questo ultimo periodo ci siamo fatti anche una bella scorpacciata di miniserie serie tv, come il “Il capo dei capi”. Come andrà al Tour? Forte. Anche perché piano non sa proprio andare».