Aldo come mai questo amore per il ciclismo da parte di uno dei designer più amati del mondo del motociclismo?
«La mia famiglia è sempre stata appassionata di ciclismo. Ci hanno conquistato le imprese epiche di questo sport, uno sport che è fatica e passione. Poche altre discipline riescono a dare le stesse emozioni. Inoltre la bici è uno sport “filmico”, ed essendo io un grafico sono attento alle azioni con pioggia, neve, e ai paesaggi di Italia e Francia. Mi affascina anche il contatto ravvicinato con la gente: è uno sport che passa sotto le case delle persone… In più, ho conosciuto tramite un amico comune Marco Pantani, e ho avuto la fortuna di cantare con loro e il vecchio Coppi di Cesenatico, un vecchietto di casa al porto che tutti conoscevano, le vecchie canzoni popolari romagnole, all’una di una notte nebbiosa. Inutile raccontare altro…».
Secondo te cosa hanno in comune ciclismo e motociclismo? Si possono “frequentare”?
«Hanno in comune la passione: il primo è uno sport di fatica disumana e di “testa”; il secondo è uno sport di pericolo, coraggio, e sempre di “testa”. Senza passione non esisterebbero. E sono entrambi molto colorati e ricchi di tifo allegro. Io non ho mai visto una rissa tra tifosi in circuito o sul ciglio della strada. Marco Pantani amava la moto, amava guidarla e venne a vedere diversi Motogp. Mi chiese di indicargli quali fossero i piloti più forti di ogni categoria, senza presentarglieli. Mi disse che voleva vedere “se a loro brillavano gli occhi” . Marco utilizzava questo detto romagnolo, diceva che dai loro occhi capiva se erano svelti, se erano dei campioni. E oggi molti piloti e addetti ai lavori nel circo del motociclismo usano la bici come allenamento e per gli spostamenti».
Lungo le strade delle colline romagnole e marchigiane dove vivi, moto e bici vanno d’accordo?
«Sì, è solo una questione di educazione. Siamo entrambi gli estimatori delle più belle strade d’Italia e facciamo tappa negli stessi bar, dove si trovano immagini di motociclisti e ciclisti insieme appese alle stessi pareti».
Come sono nate le maglie del Giro Under 23?
«Grazie a te ho conosciuto Davide Cassani, e quando è arrivata la chiamata è stato un piacere mettere la nostra professionalità a disposizione di Davide e del suo progetto di fare rinascere il Giro Under 23. L' intesa con Castelli è stata perfetta. Lavorare per i giovani è sempre una grande opportunità. Essendo loro più aperti mentalmente, ti consentono di essere più libero. Puoi azzardare, un po’come succede con Valentino. Per questo ho disegnato le maglie da classifica in modo inusuale, con delle texture tono su tono, per “rompere” con il classico tinta unita».
Aldo, un pensiero per chiudere?
«Quando ripartono le gare del motomondiale e arrivano le classiche del Grande ciclismo, è primavera, il periodo più bello dell’anno: è facile innamorarsi di questi sport…».
Mariagrazia Nicoletti
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