PROFESSIONISTI | 29/01/2017 | 10:17
Davide Rebellin è stato uno dei grandi protagonisti della presentazione del suo nuovo team, la Kuwait-Cartucho.es, formazione di categoria Continental con anima divisa tra gli mirati e la Spagna: la squadra ha sede ad Alicante, capitali arabi ma molti atleti europei.
Abbiamo
approfittato dell'occasione per raccogliere le dichiarazioni del veneto
di Lonigo, impegnato in questa nuova avventura iniziata a 45 anni
suonati.
«Quello della Kuwait-Cartucho.es è un progetto che andrà a
crescere negli anni e mi ha ispirato fiducia. Abbiamo già un buon
calendario in Europa e in Asia. Parto per fare bene, non
ho un obiettivo solo ma voglio dare il massimo: solitamente vado bene a partire da
febbraio e per tutto il resto della stagione. Spero di riuscire a vincere ancora».
Da italiano, cosa pensi del mancato invito di Nippo e Androni?
«Per
me è importante che i team italiani vadano al Giro, per i loro sponsor e
per i tifosi. Sono buone squadre e meritano di andarci. Ci sono ancora
molte soluzioni che si potrebbero prendere in considerazione per risolvere il problema, come
ridurre il numero di corridori per ogni team in modo da lasciare spazio anche a
loro. Il Giro è importante e c'è visibilità e interesse per tutti, per
questo le squadre italiane dovrebbero esserci».
Cosa ti spinge a correre ancora?
«Corro
perché il cuore e le gambe me lo dicono. Non devo dimostrare niente a
nessuno. In uno sport di resistenza, inoltre, l'età non è un limite se ci
si abbina il corretto allenamento».
Quintana ha annunciato il doppio impegno Giro-Tour: cosa ne pensi?
«Per
me è un progetto difficile, Nairo è un fuoriclasse dalle qualità superiori alla
norma, ma correre due grandi giri per vincerli nel ciclismo moderno è proibitivo ed è meglio concentrarsi
su una sola grande corsa».
Come vedi Fabio Aru?
«Ora
è il leader unico dell'Astana e può concentrarsi sull'obiettivo con
determinazione. Non è ancora al livello di Froome o Quintana, ma sta
crescendo e di sicuro ha delle qualità importanti e sta arrivando pure
lui al top».
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