LE STORIE DEL FIGIO. I CINGHIETTI DI LECCHI. GALLERY
STORIA | 17/12/2016 | 07:24 E’ stato un buon corridore, soprattutto un passista con un apprezzabile spunto in volata, il bergamasco di Verdello, nella bassa pianura orobica, a pochi chilometri dal capoluogo, dove è nato nel 1966, Angelo Lecchi, professionista per dieci stagioni, dal 1988 fino al 1997, quando mise fine alla carriera pedalata. E’ però rimasto sempre nel settore biciclette, lavorando in vari ruoli di responsabilità, sempre nell’ambito di un marchio storico delle due ruote com’è Bianchi con la sede nella vicina Treviglio.
Nel 1987, all’ultimo anno fra i dilettanti, corre per la Remac-Brescialat-Colnago mentre l’anno seguente, quello dell’esordio nella massima categoria, entra nella forte squadra aretina della Del Tongo capeggiata da Giuseppe Saronni e diretta dal conterraneo bergamasco Pietro Algeri. Lì rimane per quattro stagioni.
Nel 1992 segue Mario Cipollini alla GB-MG Boys, dove militano anche vari forti corridori di molteplici nazionalità mentre l’anno seguente è in campo, anzi in strada, con la Mercatone Uno-Medeghini. E’ quasi un ritorno alle origini nel biennio 1994-1995 correndo con le insegne della Brescialat e, infine, altro biennio e altro ritorno, questa volta alla MG Boys Maglificio dove chiude la carriera di corridore.
Non sono molte le vittorie che riporta il suo palmarès: nel 1989 una tappa e la classifica finale al Giro di Puglia organizzato dal V.C. Forze Sportive Romane di Franco Mealli e poi, nel 1994, in maglia Brescialat, nel mese di settembre, praticamente in sequenza, due corse tradizionali del calendario italiano come la Coppa Placci e la Milano-Vignola.
E’ stato un buon passista, dotato di resistenza anche in salita e con un discreto spunto veloce, ottimo équipier, per dirla alla francese, sempre disponibile al lavoro di squadra in favore dei capitani. E’ però, per attribuzione comune, il detentore di una sorta di “record”, se così si può definire. Pare sia stato, infatti, l’ultimo corridore professionista che abbia corso utilizzando i vecchi cinghietti fermapiedi. Infatti, diciamo dalla metà degli anni 1980 circa, nell’evoluzione della bicicletta da corsa, i fermapiedi furono rapidamente soppiantati dai nuovi, differenti sistemi di pedali a sgancio rapido, immediatamente graditi e adottati in modo plebiscitario da corridori di tutte le categorie e dagli appassionati. Il primo a proporli e usarli fu il grande Bernard Hinault con i Look seguiti poi dai vari modelli del sistema SPD Shimano, Time e altri ancora.
Il perché della pervicace fedeltà di Angelo Lecchi ai cinghietti fermapiedi, oggetto anche di varie, amichevoli, ironie lo ricorda egli stesso attribuendo ai cinghietti una sensazione di coesione maggiore fra piede e pedale. A dire il vero pure altri suoi coetanei e conterranei come Mario Manzoni e Valerio Tebaldi, in questa stagione entrambi direttori sportivi nella Nippo-Vini Fantini-De Rosa, hanno avuto, in pratica in contemporanea con Lecchi, qualche resistenza con i nuovi tipi di pedali.
Ora, nelle uscite in bici per svago che gli impegni di lavoro concedono a Lecchi, e pure per le prove dei vari modelli di “prodotto” dello storico marchio bianco-celeste, con quali tipo di pedali pedala Lecchi? Si è arreso e convertito, oramai da lungo tempo - e ricorda che già negli ultimi due anni da professionista aveva lasciato il fermapiedi - ai sistemi a sgancio rapido. I cinghietti, i romantici cinghietti fermapiedi con la gabbietta puntapiedi, appartengono al passato, alla giovinezza.
Io credo che il primo ad usare í pedali senza cinghiette sia stato il romano Tullio Rossi nel 1971 quando era professionista ,vinse anche 1 tappa al Giro del 75 ,í pedali erano gli m71 attuali look e non Hinalut
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