TOSCANA. BENNATI, L'ITALIA È CON TE

PROFESSIONISTI | 21/09/2016 | 18:27
Terzo più terzo uguale primo. La misteriosa equazione gli regala la terza vittoria al Giro della Toscana (la prima a tappe dopo le due in linea), la terza dell’anno (dopo tappe alla Ruta del Sud e al Giro di Danimarca), la cinquantaquattresima della carriera. E gli regala anche serenità, sorriso, splendore. Daniele Bennati sembra avere conquistato l’eterna giovinezza: fra tre giorni compirà trentasei anni. O ventisei più dieci, come suggerisce lui.

Eppure: “La caduta alla Milano-Sanremo, la frattura di due vertebre, cinquanta giorni fermo, potevo solo alzarmi e sedermi per andare in bagno, in tutto quattro mesi giù dalla bici”. Eppure: “Il rientro alle corse a metà luglio al Giro di Polonia, poi una vittoria e una decina di podi, una Vuelta durissima e bellissima, e adesso questa lunga rincorsa per il Mondiale”. Eppure: “Cinque maglie azzurre, la prima a Zolder nel 2002, l’ultima a Ponferrada nel 2014, prima quelle nelle giovanili, poi anche un rapporto difficile e complicato, e adesso Cassani che mi considera importante, centrale, cervello, regista della squadra, un po’ per gli anni, che significano conoscenza, abitudine, esperienza”.

Il Qatar: “Significa vento, deserto, caldo. Significa resistenza, sofferenza, selezione. Significa che da anni comincio la mia stagione in Qatar e conosco che cosa significa quel genere di corsa. Significa che, in caso di vento, squadre come Belgio e Olanda pronti, via e pancia a terra. Significa che, in ogni caso, squadre come Gran Bretagna e Germania cercheranno soltanto la volata. Significa che, con o senza vento, una squadra come l’Italia avrà gli uomini adatti per giocarsela al meglio. Quinziato, Oss, Trentin, Guarnieri, Sabatini, Nizzolo e Viviani, e io, e chiunque ci sarà. Tutta gente che sa, che vuole, che può”.

Bennati che sa spesso emozionarsi (“Ieri, alla partenza da Arezzo c’erano mio figlio Francesco e i suoi compagni di classe della terza elementare, mi sono commosso, che brividi”), che sa ancora stupirsi (“Ieri, scollinare in salita a una decina di secondi da Aru, che soddisfazione”), che sa sempre intenerirsi (“Vincere qui, nel nome di Alfredo Martini e anche di Franco Ballerini, una questione di cuore, eredità e appartenenza, che orgoglio”), che sa come sta cambiando il mondo anche nel ciclismo (“Oggi la valutazione si fa soltanto con i watt, che limitazione”) e anche nello sport (“Le Paralimpiadi, fra Alex Zanardi e Bebe Vio, quei sorrisi che non si possono dimenticare, quella passione che allarga il cuore, quella felicità proprio mentre corrono o combattono o comunque lottano, che lezione”).
“Benna”, l’Italia è nei tuoi pedali.

Marco Pastonesi
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