BETTINI. «Nibali pensi a Rio, Ulissi pensi a crescere»

INTERVISTA | 13/06/2016 | 15:01
Chi meglio di Paolo Bettini può commentare i prossimi, 70 giorni cruciali della stagione ciclistica 2016? Il 29 maggio si è concluso il Giro d'Italia con il trionfo di “Squalo” Nibali, il 26 giugno si disputerà il campionato italiano professionisti a Darfo Boario Terme, dal 2 al 24 luglio andrà in onda il Tour de France e, dulcis in fundo, sabato 6 agosto toccherà alla – si dice durissima – prova olimpica di Rio de Janeiro. Di questo e di molto altro parliamo in questa intervista con il “Grillo” della California, da anni residente a Riparbella con la moglie Monica e la figlioletta Veronica.

Il tuo è il classico riposo del guerriero?
«Assolutamente no. E' vero che mi dedico con piacere ai doveri familiari, come ad esempio venerdì quando ho accompagnato Veronica alla recita scolastica di fine anno. Comunque i legami con il ciclismo rimangono sempre solidi, poiché è inossidabile l'amicizia con Ernesto Colnago, sono testimonial degli storici marchi Sidi e Sportful e al Giro d'Italia ho prestato la mia immagine a Banca Mediolanum».

Cominciamo allora a parlare del recente Giro d'Italia...
«Nibali ha vinto meritatamente, grazie a due imprese memorabili. Eppure nessuno sembrava più credere al suo recupero dopo la tappa di Andalo. Anch'io, quella sera , ho pensato che il suo Giro fosse finito, così sono contento di essermi sbagliato».

E' stata decisiva la caduta di Kruijswijk?
«Sì, ma ritengo che sia stato Nibali, con la sua rabbia agonistica e la temerarietà nell'affrontare la discesa dell'Agnello, a indurre all'errore l'olandese. Kruijswijk mi è sembrato rigido sulla bici, intimorito dall'attacco di Nibali e sotto stress nell'affrontare una situazione che non aveva mai vissuto prima, cioè da maglia rosa. Così ha commesso lo sbaglio fatale, forse penalizzato da una scivolata sul pulviscolo di neve ghiacciata».

Qual è l'immagine che porterai nel cuore del Giro 2016?
«Il sorriso di Esteban Chaves e quella sua frase bellissima con la quale si diceva contento anche nella sconfitta perché fuori dallo sport è la vita vera quello che conta, con le sue gioie e i suoi dolori. Commovente. Confesso che mi sono rivisto mentre tagliavo il traguardo da vincitore al Giro di Lombardia, con lo sguardo rivolto al cielo per ricordare mio fratello Sauro».
 
Andiamo per ordine e parliamo del campionato italiano di Darfo Boario Terme.
«Non è così facile come sembra, è un percorso ingannevole, che si presta ai colpi di mano. Ho visionato il circuito tricolore e a poco più di 4 chilometri dall'arrivo c'è uno strappo da Classica del Nord: 800 metri al 10/15% di pendenza. Lì si può decidere la gara, magari resterà al comado un gruppetto di una ventina di concorrenti oppure qualcuno tenterà la carta dell'attacco in solitaria. E' un tracciato che mi sembra perfetto per Ulissi».

Quì si impone un tuo giudizio su Diego.
«Tutti sanno che lo stimo, che mi alleno spesso insieme a lui. Diego ha grosse doti tecniche, è scaltro, mi assomiglia come caratteristiche, anzi, in salita va meglio di me. Ma ora deve prendere in mano la sua vita, chiedere di avere una parte della squadra al suo servizio, degli uomini fidati che lo sostengano nel migliore dei modi . Diego quest'anno è migliorato ulteriormente e perciò deve convincersi di poter puntare a grossi traguardi, soprattutto alle Classiche e alle gare in linea. Lasci però perdere la classifica dei grandi Giri a tappe, correrebbe il rischio di snaturare le sue caratteristiche tecniche, un po' come è capitato a Damiano Cunego».

Il Tour 2016?
«Sono favoriti un Quintana pronto e maturo per vincere ma che non mi entusiasma, il solito, inossidabile Contador e ovviamente l'immancabile Froome».

Nibali e Aru?
«Ritengo che Nibali debba correre il Tour unicamente in funzione delle Olimpiadi di Rio, senza tirarsi troppo il collo. Aru mi sembra ancora un po' indietro come condizione atletica, può fare bene ma è al suo primo Tour perciò lo inserirei tra gli outsider, insieme a Richie Porte e a Purito Rodriguez. Valverde sarà concentrato su Rio 2016 e quindi non dovrebbe lottare per la classifica».

Cosa potrebbe accadere se Aru perdesse tempo nella, tradizionalmente insidiosa, prima settimana?
«Fossi in Nibali, in caso di caduta, foratura o incidente, farei il signore e mi fermerei ad attendere Aru per riportarlo in gruppo. L'obiettivo principale di Vincenzo deve restare l'Olimpiade».

Ecco il momento di mettere nel mirino Rio 2016.
«E' un percorso per scattisti con doti di fondo, non è per scalatori puri. C'è tanta salita ma non si sale fino ai duemila metri come nei grandi Giri a tappe. Detto ciò vedo nel ruolo di favoriti Valverde e Nibali, con Gilbert e Purito Rodriguez come outsider».  

La nazionale italiana?
«Nibali sarà ovviamente il faro e accanto a lui vedrei bene Ulissi. Poi non si dovrebbe prescindere da Gianluca Brambilla, ottimo finora ed estremamente utile in quel ruolo che anni addietro ricopriva il mio amico Paolini, ormai a fine carriera a causa del terribile tranello nel quale è caduto».

Andiamo avanti: Visconti si è candidato per una maglia azzurra, dichiarandosi disponibile a lavorare per la squadra, cosa ne pensi?
«Giovanni può essere una pedina preziosa per Cassani e sono certo che saprà sacrificarsi, se necessario. Non ho dubbi sulla sua lealtà, anche se è compagno di squadra di Valverde».

Non hai accennato ad Aru...
«Ovviamente Fabio sarà tra gli azzurri a Rio, ma personalmente non lo vedo adatto alle gare di un giorno, specialmente sui chilometraggi lunghi. Quest'anno non ha gareggiato nelle Classiche delle Ardenne come era invece nei suoi programmi e poi all'Amstel non si è visto. Troppo poco per essere considerato uno dei capitani alle Olimpiadi, in una gara con tanta salita ma che a mio parere vedrà protagonisti gli scattisti da  grandi Classiche».

Hai rimpianti per avere rinunciato all'incarico di CT azzurro dopo Firenze 2013?
«No, credevo fermamente che il progetto targato Alonso sarebbe andato a buon fine. Piuttosto mi hanno ferito tante critiche preconcette che ho subito fin dal momento in cui decisi di accettare l'incarico di CT. Ricordo che io e Monica ci recammo a Roma, al CONI, per incontrare Petrucci. Ero consapevole che, per il mio passato importante di ciclista, tutti sarebbero stati ad aspettarmi al varco con il fucile puntato per sottolineare ogni mio minimo errore. Tuttavia, per dare continuità al suo lavoro e per la profonda amicizia che mi legava a Ballerini, accettai con entusiasmo la proposta».

Ma le critiche arrivarono puntuali per i tuoi quattro mondiali da CT senza medaglie...
«Troppa sfortuna. A Melbourne Pippo Pozzato gettò al vento una medaglia sicura facendo una volata incomprensibile. Da Pinotti e Malori potevano arrivare, senza cadute o incidenti, due medaglie nella crono, mentre quello che capitò a Nibali a Firenze lo ricordano ancora tutti».

Pure il tuo successore, Davide Cassani, è tuttora a secco di medaglie, cosa ne dici?
«Stimo Davide, non mi piace fare paragoni, tuttavia noto che non c'è nei suoi confronti – da parte dei media – l'atteggiamento spesso negativo che fu riservato a me. Sarà perché Davide ha fatto 16 anni da ciclista e 19 anni da giornalista, quindi un po' di benevolenza a livello mediatico probabilmente è risucito a conquistarsela. A me purtroppo non è successo. Comunque ho uno splendido ricordo del mio periodo da CT e ancora oggi ci sono tanti ragazzi che ho guidato che mi contattano per avere consigli: si sono creati dei rapporti umani importanti che mi inorgogliscono».

Un giudizio sulla trattativa Nibali-Baharain?
«Voglio pensare che ci siano delle proposte concrete e che non finisca come capitò a me e ad Alonso, con quel progetto caduto nel nulla e certo senza alcuna responsabilità da parte mia. Si vocifera che gli arabi garantiranno un ingente capitale e che la gestione amministrativa e tecnica del team si avvarrà di uno staff europeo. Staremo a vedere, faccio i miei auguri a Vincenzo anche se sono convinto che Vinokourov sfrutterà ogni  minimo spiraglio per cercare di tenere all'Astana quell'atleta che gli ha regalato i trionfi più significativi».

Intanto continuano gli incidenti in gara causati da moto o auto: la tua opinione?
«Certe tragedie erano inevitabili, altre no. Non si devono concedere “patenti” con troppa leggerezza a chi segue le gare, ma ormai anche l'UCI deve tirare una linea su certe situazioni. Il fondo stradale è peggiorato ovunque e le licenze World Tour sono diventate troppe, addirittura ne avanzano. Per garantire maggiore sicurezza basterebbe togliere la deprecabile pratica degli inviti, o wild card e ammettere alle corse più importanti al massimo 18 squadre, composte ciascuna da 8 corridori».

Recentemente è scomparso Giacomo Pasqui, il tuo primo presidente tra i dilettanti.
«Una perdita dolorosa, alla Monsummanese ho imparato il mestiere del ciclista. Sono rimasto tre anni nel club e  per la prima volta ho vissuto lontano da casa. Giacomo era come un padre per tutti noi ciclisti e al di là delle vicissitudini che lo avevano coinvolto negli anni scorsi e sulle quali non mi pronuncio, conserverò di lui un bellisismo ricordo».

Il ciclismo italiano ha due leader per le grandi gare a tappe, Nibali e Aru. Ma per puntare alle Classiche, c'è in giro un nuovo Bettini?
«Magari, ho già detto che Ulissi mi assomiglia...Tra i giovani, un ragazzo che ha dimostrato buone attitudiini per le Classiche è Gianni Moscon. Ha debuttato tra i Pro quest'anno e si è già fatto vedere alla Roubaix. Lasciamolo in pace e attendiamolo con fiducia».

Un rimpianto e la gioia più grande della tua carriera?
«Il rimpianto riguarda una Classica che amavo parecchio, per il suo percorso e per la sua atmosfera unica grantita da un pubblico da campionato del mondo: il Giro delle Fiandre. Vi ho preso parte 6 volte e il miglior piazzamento è stato 7° nel 2006. Forse il pubblico mi distraeva, oppure mi perdevo tra quelle stradine in pavé delle Fiandre, chissà. La gioia più grande è stata la vittoria alle Olimpiadi di Atene nel 2004. Vivere dall'interno l'esperienza di un'Olimpiade resta nel bagaglio degli atleti di ogni sport come un arricchimento unico e indimenticabile».

Per concludere, un tuo ricordo di Franco Ballerini?
«Un campione da atleta e un CT senza eguali, da accomunare al leggendario Alfredo Martini. Per me era come un fratello, a lui devo molto e la sua fine mi ha devastato. Accettare di proseguire il suo lavoro come CT mi è sembrato il modo giusto per rendergli onore. Ricordo l'ultima volta che ci parlammo, all'arrivo della gara di Donoratico, il pomeriggio precedente la sua partecipazione al fatale Rally di Larciano. Dopo parecchi Rally corsi insieme, Franco mi comunicò che mi avrebbe “tradito” dicendomi: “Paolo, mica ti offendi se domani corro a Larciano con un pilota vero, uno che va molto più forte di te?”. Cosa mai potevo rispondergli? Sorrisi alla battuta e lo salutai. Per l'ultima volta».

IL CURRICULUM DI PAOLO BETTINI (Cecina, 1°aprile 1974)
205 vittorie in totale, delle quali 133 ottenute nelle categorie minori.
Tra i 72 successi totalizzati da Professionista (dal 1997 al 2008) figurano l'oro olimpico di Atene 2004, i campionati mondiali 2006 e 2007, 3 coppe del mondo, 2 Liegi-Bastogne-Liegi, 2 Giri di Lombardia, 1 Milano Sanremo, 2 campionati italiani, tappe al Giro d'Italia, al Tour de France, alla Vuelta di Spagna, una Tirreno-Adriatico e numerose gare in Italia e all'estero. E' stato CT della nazionale italiana di ciclismo professionisti dal 2010 al 2013.

Stefano Fiori
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COMMENTI
13 giugno 2016 15:42 BARRUSCOTTO
secondo me Nibali dovrebbe correre il tour da protagonista cosa direbbe la gente se Nibali perdesse 10 minuti sulle montagne per preparare le olimpiadi anche se anno un percorso duro e sempre una lotteria

Sig. Bettini,
13 giugno 2016 15:55 Fra74
Le riporto testualmente la Sua riposta a riguardo:"il mio amico Paolini, ormai a fine carriera a causa del terribile tranello nel quale è caduto".
Ora, fossi stato un giornalista, avrei approfondito ancora di più questa risposta, ma dato che non lo sono, Le rivolgo lo stesso la domanda che Le avrei sicuramente fatto:"MA DI QUALE TRANELLO PARLA?".
Grazie per la, eventuale, non risposta a chiarimento.
Francesco Conti-JESI (AN)-Fra74.

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