Oggi Zoetemelk compie 60 anni. Tanti auguri Joop

| 03/12/2006 | 00:00
Compie sessanta anni oggi, il giorno dopo la presentazione di quel Giro d'Italia che non ha mai corso, l'olandese Joop Zoetemelk, un campione senza eguali, 196 vittorie nella categoria maggiore. Senza eguali, e senza clamori, come può essere un modello di perseveranza e tenacia, spirito di sacrificio e lungimiranza, inaudita capacità di recupero dopo un drammatico incidente in corsa - 22 maggio '74, Midi Libre, frattura della base cranica -, passione per il suo lavoro e per la sua (unica) famiglia, quale è stato Zoetemelk. L'operaio Stakhanov era nel suo campo non più di un allievo, al confronto di un atleta che ha corso e portato a termine dal'70 all'86 ben 16 Tour de France, primato assoluto, saltando solo quello del'74, e che ha partecipato a 14 Campionati del Mondo, altro record, e che l'ultima classica, la beneamata Amstel Gold Race, l'avrebbe guadagnata nell '87, a 41 anni... Ma che altresì, ed è qui la sua grandezza, ha nobilitato questa longevità di per sè encomiabile con la qualità di 6 posti d'onore al Tour (due volte dietro Merckx, una volta dietro Van Impe, tre volte dietro Hinault), e con quella vittoria ottenuta nell '80: senza stare ad elencare, per pudore, il titolo olimpico nella 100 chilometri a squadre nel '68 e lo stesso Tour de l'Avenir del '69, da dilettante, o la Vuelta Espana '79 e la Freccia Vallone '76 e la Parigi-Tours '77, da professionista. Quello Zoetemelk lì, che ai ciclisti effimeri di questi decenni presentiamo a buona memoria, che il Campionato del Mondo, a sigillo emblematico di una filosofia di sport e di vita, l'avrebbe conquistato solo ad epilogo della carriera, nell'85, con un contropiede che rivediamo ancora, ed i delfini rampanti Lemond ed Argentin a guatarsi: a quasi 39 anni, come più anziano, o forse meno giovane solo per anagrafe ma non per cuore, di tutti i vincitori ad oggi nella storia nel Mondiale su strada. Era la prima domenica di settembre dell'85, quando proprio in Italia, nel circuito del Montello, quell'olandese timido e gentile che aveva corso tanto poco sulle nostre strade, perchè le sue squadre - dalla Gan, alla Mercier, alla leggendaria Ti-Raleigh - preferivano le rotte francesi, avrebbe indossato la più meritata delle maglie iridate. Campione del mondo di un giorno e di un anno. E di una vita intera, ciclisticamente benintesa, ancor di più. Gian Paolo PORRECA
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