LA MITICA. Domenica si parla di Merckx e di Sanremo...

INIZIATIVE | 16/03/2016 | 07:16
20 Marzo 1966, un giovane belga si schiera al via della Classicissima di Primavera Milano-Sanremo, ha vent’anni e non si è mai misurato con un tracciato così lungo. Al traguardo vincerà la prima classica del suo palmarès. Il suo nome è Eddy Merckx e, come è ormai noto a tutti, lascerà un segno indelebile nella storia del ciclismo.

20 Marzo 2016, esattamente 50 anni dopo, nella Castellania dell’altrettanto mito del ciclismo Fausto Coppi, presso la residenza “Il Borgo di Castellania”, tornano alle ore 17 GLI INCONTRI CICLOLETTERARI DE LaMITICA e lo fanno proprio con la storia dell’ineguagliabile carriera sportiva di Eddy Merckx attraverso le pagine dell’ultima fatica editoriale di

CLAUDIO GREGORI
“MERCKX, IL FIGLIO DEL TUONO”
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Proprio in quel 20 marzo del 1966, come con Fausto Coppi all’indomani della guerra, si apre per il ciclismo una nuova èra. Fin da quella prima apparizione, Eddy Merckx ha mostrato di possedere, oltre al talento, il gusto dell’avventura e della prodezza inattesa. Al pari dei grandi del passato. Ma più di chiunque altro ha saputo interpretare la gara come «sfida totale», battaglia all’arma bianca. A Heerlen nel ’67, il giovane belga vestirà anche la maglia iridata. Nel ’68 vincerà la sua prima grande corsa a tappe, il Giro d’Italia, sbarazzandosi di Gimondi e degli altri italiani. Nel ’69, al debutto al Tour de France, entrerà a Parigi in maglia gialla poche ore prima che Neil Armstrong metta piede sulla Luna. Il secondo si trova staccato di oltre diciassette minuti. Dopo Merckx, nessuno vincerà con un margine così ampio; prima, bisogna tornare indietro a Bartali e Coppi.

Al termine di una carriera folgorante, Eddy Merckx avrà messo insieme un palmarès ineguagliabile, gareggiando su strada e su pista: undici grandi giri, tra campionati del mondo, trentadue classiche, oltre quattrocento vittorie da pro. Ha imposto uno stile, «la corsa di testa», riportando il ciclismo alla sua vocazione originaria. Lo chiameranno l’Orco, il Coccodrillo, Attila, il Cannibale: temuto e invidiato, è stato «il più grande agonista» di uno sport arduo, a volte crudele. Per questo la sua storia -scritta sul pavé, nel fango, nella tormenta, segnata da cadute rovinose, nobilitata dai duelli con Gimondi, Ocaña, Fuente- merita un posto speciale nella «sconfinata biblioteca della bicicletta».

Grazie anche alla presenza in sala di Sergio Meda -giornalista e profondo conoscitore di campioni delle due ruote e di vicende del Giro d’Italia - Claudio Gregori ricostruirà le imprese di Eddy Merckx come fosse quasi un cavaliere impavido a caccia di tesori favolosi in una nuova chanson de geste. Partendo dall’esordio alla corte di Van Looy fino all’eclissi improvvisa Gregori ci restituirà intatti l’epica e l’incanto delle gare, l’altalena dei distacchi, gli inseguimenti spericolati, le crisi di fame, il «frinire della ruote» tra le pietraie roventi dove un uomo solo si batte contro un plotone di avversari, o forse contro sé stesso, inseguendo il fantasma di Fausto.

Ritrovarsi nella Castellania del “Campionissimo” Fausto Coppi, nel fine settimana della corsa monumento Milano-Sanremo per rivivere, grazie all’autore Claudio Gregori, le imprese ciclistiche del mitico Eddy Merckx e nello stesso giorno in cui 50 anni prima vinceva proprio la sua prima Milano-Sanremo, è davvero il caso di dire che gli ingredienti per far diventare il pomeriggio ricco di emozioni ci sono sicuramente tutti e chissà che la presenza, a sorpresa, proprio del “Cannibale” Eddy Merckx possa trasformare l’incontro in un evento davvero mitico.

A seguire, allestito dallo staff della residenza “Il Borgo di Castellania”, verrà offerto ai presenti un aperitivo con prodotti tipici del territorio dei Colli di Coppi. Grazie alla Libreria Namastè di Tortona sarà possibile acquistare copie del libro.

L’autore
Claudio Gregori (Trento, 1945) ha scritto per «La Gazzetta dello Sport», «Il Giornale» di Montanelli, «Il Tempo» e «Il Messaggero». Ha seguito dodici Olimpiadi, ventisei Giri d’Italia e tre Tour, oltre a mondiali di calcio, nuoto, ciclismo, sci, atletica, scherma e ginnastica. Ha realizzato reportage in tutti i continenti, spaziando dalla caduta del Muro al doping cinese. Ha lavorato con Bartali e Liedholm, Maradona e Tomba, Pantani e Valentino Rossi, Josefa Idem e Stefania Belmondo, con il Settebello e la nazionale di Bearzot. Numerosi i suoi contributi come ricercatore e «archeologo» dello sport: dagli studi sulla lingua di Brera alla soluzione dell’enigma di Rivabella (unico italiano ai primi Giochi dell’èra moderna), fino alla scoperta della più antica gara di velocipedi in Italia. Per la Treccani ha scritto la voce «Storia del ciclismo» e gli inserti sul doping e sul cronometraggio. Sue le biografie dei ciclisti Toni Bevilacqua, Ganna, Cuniolo, dell’olimpionico Berruti, di Omar Sívori, e il recente Legnano (Ediciclo, 2015) in coppia con Marco Pastonesi.
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Curioso e studioso, avventuroso e intraprendente, enciclopedico e logorroico, provocatore e invadente, letterariamente onnivoro e giornalisticamente bulimico, egocentrico eppure semplice e generoso, mai sentito lamentarsi né mugugnare, infinito eppure anche lui finito, finito oggi di respirare, di campare, di citare,...


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