«Non mi rende felice vedere che invece di fare gruppo le parti in campo si fanno la lotta tra loro. Le guerre e i nervosismi dell'ultimo periodo non fanno bene a nessuno. Che senso ha che si mettano contro federazione, organizzatori e società? Siamo tutti sulla stessa barca, se remiamo nella stessa direzione possiamo rendere il ciclismo davvero spettacolare e appetibile, purtroppo però c'è chi vuole mangiare tutta la torta da solo e così non può funzionare».
E ancora: «Investire nel ciclismo è assolutamente consigliato, offre un ritorno enorme non paragonabile a nessun altro sport. Credo nelle riforme, abbiamo bisogno di un prodotto più moderno, ma ci sarà sempre chi ha paura di cambiare le cose... Vorrei per il futuro un ciclismo con grandi giri di 15 giorni, più corti, veloci, appetibili mediaticamente, con le telecamere sulla bici, così da offrire ai media e al pubblico un mix tra sport e dietro le quinte che permetta alla gente di capire quanta fatica sta dietro a un successo».
La sua prima mossa se fosse il presidente dell'UCI? «Riunirei tutte le parti in gioco in una stanza, chiedendo loro di lasciare il proprio ego fuori, per stipulare un gentlemen agreement. Per poterlo sottoscrivere davvero però dovremmo avere a che fare con dei gentlemen...».