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Richie Porte, tasmaniano classe ’85, professionista dal 2010 e attuale leader del World tour, commenta la sua nona vittoria di quest’anno e ci svela i tre segreti che stanno dietro al suo salto di qualità.
Quest’anno hai vinto tutte le corse a tappe a cui hai partecipato, anche il Trentino sembra nelle tue mani. «Detta così sembra facile ma non lo è. Oggi abbiamo affrontato una bella tappa ma impegnativa. Sono felice di aver vinto, ma mi sono sentito un po’ stanco. Devo dire grazie alla squadra e soprattutto a Siutsou, il corridore più forte in gara oggi. In questi giorni sto scoprendo una bella regione italiana, gareggiando me la sto godendo poco, sarebbe meglio essere qui in vacanza».
Raccontaci il finale di tappa. «Ho attaccato nella parte più dura della salita finale, a 2 km dal traguardo quando mi sono accorto che si era staccato Pozzovivo, che avevo preso come punto di riferimento. A ripensarci avrei fatto meglio ad aspettare un po’ perché Landa è in grande condizione, come Cataldo evidentemente, e averlo alle mie spalle all’inseguimento non era così rassicurante. Ai piedi della salita comunque della Sky eravamo in 4 come preventivato questa mattina, il lavoro dei miei compagni mi ha dato morale e anche se non mi sentivo al meglio sono riuscito a spuntarla».
Sei tra i favoriti per il Giro. «Vincere le corse è bello, è l’allenamento migliore ma nella corsa rosa dovrò confrontarmi con Rigoberto Uran, Alberto Contador e altri corridori di spessore. Quest’anno sono riuscito a batterli e questo mi dà molta fiducia ma il Giro è una corsa a sé per lunghezza e durezza».
Sei più magro del solito, cosa hai cambiato nella preparazione? «Ho bevuto meno birra e meno vino e ho un’ottima compagna al mio fianco. Da quando sono tornato in Tasmania alla fine della stagione scorsa sono stato più attento alla dieta, ho capito che per raggiungere grandi obiettivi bisogna sopportare dei sacrifici, che in realtà a me non sono pesati molto. Preferisco vincere una gara in più che bere una birra in più».
Non hai paura di aver raggiunto l’apice della forma troppo presto? «No, mi fido di Tim Kerrison, il mio preparatore che ha già saputo portare al successo Wiggins e Froome. Al momento, nonostante un po’ di stanchezza dovuta ai lavori in altura (fino a venerdì era al Teide, ndr) mi sento meglio che alla Parigi-Nizza e al Catalunya. Ci sono ancora due settimane per arrivare al Giro e posso solo migliorare. Incrocio le dita».
da Brentonico, Giulia De Maio
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