Mai dire Majka

FIGURE E FIGURINE | 24/05/2014 | 18:18
di Angelo Costa

Arriva dalla terra del Papa venuto da lontano: sarà per questo che Rafal Majka va in Giro vestito di bianco. Non è in odore di santità come Wojtila, né aspira ad esserlo: a lui basta essere in odor di maglia rosa. Settimo un anno fa al debutto, si è ripresentato dicendo di puntare molto in alto: siccome lo ha fatto sapere nei giorni della beatificazione del celebre connazionale, c’è stato pure chi gli ha dato del megalomane. A 24 anni, ha tutte le carte in regole per farcela: a vincere il Giro, non a diventar santo. E’ giovane, va forte su tutti i terreni: oltre che polacco, è un po’ cronoman e un po’ scalatore.

Majka è diventato in fretta il più popolare dei ciclisti di casa sua: ha il vantaggio di avere un cognome più facile da pronunciare rispetto a Kwiatkowski. E’ cresciuto in Italia, dove a segnalarlo è stato un connazionale che già correva qui, Tomasz Marczynski, noto soprattutto come codice fiscale. Oggi vive e si allena in Toscana, dove nel tempo libero coltiva le sue passioni: gli piacciono le auto, le donne e i cellulari, non necessariamente in quest’ordine. Grande osservatore di vetrine, è stato selezionato per il Giro solo dopo che gli organizzatori hanno rivelato il percorso: decisivo il fatto che in questa edizione non ci sono partenze dagli outlet.

A dispetto della giovane età, ha le idee molto chiare: ‘Non mi pongo limiti’. E’ un concetto che dal primo giorno applica in modo globale: a tavola devono portarlo via altrimenti andrebbe avanti per ore, al mattino devono svegliarlo perché tirerebbe dritto fino all’una. Se entra in un negozio, è capace di uscirne con ogni genere di prodotto. Nella sua squadra fin qui non hanno fatto che ripetergli di non spendere troppo e di tenersi tutto per l’ultima settimana. Per questo non vede l’ora che arrivi: non pensa alle montagne, ma a ciò che può combinare nel giorno di riposo.

Per averlo pronto nella fase decisiva, la Tinkoff lo ha monirato durante la corsa, sottoponendolo ad ogni genere di test. A Montecassino, dove è finito a terra con mezzo gruppo, prima gli hanno fatto trovare una bici senza sella, poi gli hanno dato quella di un compagno più alto, infine quella di uno più basso: ciclismo no limits. ‘Non ho paura di nessuno’, ripete dalla partenza di Belfast. Ma qualche sera fa in albergo ha vacillato: mentre raggiungeva la sua camera, si è visto sbucare dal buio la faccia scura e triste di Quintana. Non lo ha detto a nessuno, ma da quel giorno non fa che ripetere: ‘Non ho paura di nessuno, tranne uno’.

La frase del giorno. «Battaglin è stato molto bravo». (Dario Cataldo, battuto negli ultimi metri, conferma che si può perdere una tappa, ma non il fair play).
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