FIGURE E FIGURINE | 13/05/2014 | 18:31
di Angelo Costa - Si cambia scenario: in Italia, Purito Rodriguez si augura che cambi anche il suo Giro. Fin qui decisamente storto: avesse pedalato contromano, gli sarebbe andata meglio. Nella cronosquadre il trenino della sua Katusha ha viaggiato come l’accelerato Palermo-Francoforte, arrivando al traguardo mentre gli addetti smontavano le transenne: è capitato anche ad altri (di far tardi, non di smontare le transenne), ma tra i big soltanto a lui. Poi ha infilato un ‘buco’ in volata, buttando via altri preziosi secondi: è capitato anche ad altri, stavolta anche ai big. Infine, ha pedalato tre giorni sotto il diluvio: è capitato a tutti, ma l’unico dei big a beccarsi il mal di gola è stato lui. Gli avevano raccontato che il Giro in Irlanda sarebbe stata una passeggiata: si erano dimenticati di aggiungere fra gli uragani.
E dire che l’Italia non gli ha mai strizzato l’occhio. Al Giro, l’unica volta che si è presentato con ambizioni di successo, è stata presa l’inedita (e mai più replicata) decisione di cancellare gli abbuoni in salita, la sua specialità. Con quelli, sarebbe finito dritto nell’albo d’oro. Al recente Mondiale di Firenze, l’unica volta che si è presentato convinto di farcela, hanno cancellato il gioco di squadra, con Valverde che, piuttosto di aiutare lui, ha dato via libera un portoghese, Rui Costa. Senza quelli, sarebbe finito dritto nell’albo d’oro. Sarà per questo che, per vincere due giri di Lombardia, il buon Purito, ha scelto un look particolare: ha corso con un casco da parrucchiera, occhiali e baffi finti.
Rodriguez è ancora qui e non smette di lottare: prima di tutto, per arrivare in fondo. I primi avvertimenti li ha ricevuti in primavera, durante la marcia di avvicinamento alla corsa rosa: all’Amstel, dove gli sarebbe piaciuto vincere per arricchire la collezione di classiche, passando accanto alle ammiraglie si è sentito augurare ‘in bocca al lupo’ da un direttore sportivo italiano. Non ha avuto il tempo di difendersi: mentre provava a fare gli scongiuri, si è infilato in una siepe. Ora spera di rifarsi al Giro, che con lui ci vede sempre benissimo: a chi ha festeggiato qui il compleanno, la corsa ha distribuito una maglia rosa (Tuft) e due vittorie (Kittel). A lui, come regalo, non hanno nemmeno organizzato la corsa: Purito ha brindato lunedì, nel giorno di riposo. Augurandosi di non esser riconosciuto fino allo Zoncolan.
La frase del giorno. «Il mio Giro è stato breve e intenso». (Marcel Kittel si congeda così dal suo Giretto d’Irlanda)
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