Merhawi, con i suoi 20 anni e due gambe esilissime (ma lui scherza: «sono grasso»), sulla salita di Elmali tenterà di mantenere in alto i colori del suo paese. «Natnael mi ha spiegato la salita e mi ha dato qualche dritta, ovviamente vorrei vincere» spiega nell'intervista concessaci mentre seduto, cacciavite in mano, sistema la tacchetta delle sue scarpe.
Ha iniziato a pedalare nel 2007 in sella a una mtb di acciaio seguendo le orme del cugino, è approdato alla strada l'anno successivo, quindi al centro africano dell'UCI di Potchefstrom in SudAfrica e l'anno scorso al centro mondiale di Aigle, in Svizzera. Arrivato al professionismo quest'anno non ha deluso le attese ottenendo risultati incoraggianti come il 2 ° posto nel Tour of Langkawi in Malesia e il 3° nel Mzansi Tour in SudAfrica. Al Giro di Turchia è il capitano della Continental africana e punta al risultato pieno. «Oggi ci sono cinque-sei corridori da tenere d'occhio, su tutti gli atleti della Cofidis e della Torku. Darò il massimo». E ancora interrogato sul suo paese: «Il ciclismo in Eritrea sta crescendo moltissimo, la mia famiglia mi è di grande supporto. Idoli sportivi o extrasportivi? Non ne ho, ma il mio coach al centro UCI di Aigle mi ha insegnato moltissimo e per come corre ammiro Contador».
Dopo il Giro di Turchia? «Sarò al Tour of Azerbajian, ai campionati nazionali e al Tour of Suisse. La Vuelta? Sono felice la mia squadra sia stata invitata, ma per me è troppo presto pensare di affrontare un grande giro. Devo crescere. Per il futuro però un sogno ce l'ho: il Tour de France».
Ha le idee chiare Kudus e nonostante sia un ragazzino ha già capito come farsi rispettare. Al termine della nostra intervista, a una collega straniera che gli domanda dove può trovare Merhwawi Kudus, risponde con un bel sorriso: «All'arrivo, gli diremo che lo sta cercando. Grazie».
da Finike, Giulia De Maio
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