Alessio Galletti, un caso che non deve essere dimenticato

GIUSTIZIA | 13/08/2013 | 09:24
Alessio Galletti ci ha lasciato il 15 giugno 2005, colpito da infarto nel finale della Subida al Naranco. Quel giorno, Alessio ha lasciato la moglie Consuelo, un bimbo, Marcus, di nove mesi ed un figlio, Manuel, che doveva ancora nascere e che non ha mai conosciuto il papà. Da quel giorno, la famiglia Galletti è impegnata in una estenuante battaglia legale per vedere riconosciuti i propri diritti. La signora Consuelo ci ha scritto e vi proponiamo la sua lettera aperta, pacata e intensa, nella quale si chiede una sola cosa: giustizia. E magari quell'aiuto per risolvere il problema che finora il mondo del ciclismo incredibilmente ha fatto mancare.

LETTERA APERTA DI CONSUELO GALLETTI

Sono trascorsi ormai otto anni dalla morte di Alessio Galletti e sono giunta alla conclusione che mio marito è stato dimenticato. Io e i nostri figli ci sentiamo abbandonati: ad oggi nessuno è riuscito ad aiutarci a capire perchè non esiste un' assicurazione per la morte di Alessio.

Mi sono rivolta a molte persone dell'ambiente del ciclismo cercando aiuto e chiarezza, addirittura mi sono fatta seguire dall'avvocato dell'ACCPI Federico Maria Scaglia, persona molto disponibile, preprata  e gentile, che ha fatto tutto quello che era nelle sue possibiutà, anche se dopo circa tre anni ho dovuto abbandonarlo perché quello che poteva fare l'aveva fatto.

Ad oggi non ho ancora la copia del contratto assicurativo che la squadra avrebbe dovuto stipulare come da richiesta dell'U.C.I. e come previsto dal contratto della squadra firmato da Alessio e controfirmato dal signor Santoni.
Tutti dicono che l'assicurazione c'è, come doveva esserci, ma nessuno me ne fornisce la prova.

Eppure, dopo soli dodici giorni dalla morte di Alessio mi è arrivata una lettera dall'Assicurazione ARA che già dichiarava che la morte di Alessio non era coperta dalla polizza stipulata... Non hanno neanche aspettato i risultati dell’autopsia che sono arrivati dalla Spagna dopo sei mesi.

Alla signora Alessandra Potativo del gruppo Taverna ho fornito tutti i documenti che ci ha richiesto (referto Autopico, referto degli esami...). Su suggerimento del Signor Ivano Fanini (ex direttore sportivo di Alessio), mi sono rivolta telefonicamente e per via email al dorror Pierangelo Beltrami, direttore e responsabile dei contratti dei corridori, il quale mi aveva inizialmente rassicurata dicendomi che l'assicurazione c'era e che avrebbe coperto la morte di Alessio. Ma dopo mesi/anni di solleciti al signor Adorni del gruppo Taverna, il medesimo riferisce al signor Beltrami che la morte di Alessio non è dovuta ad un infortunio e quindi non è coperta dall'assicurazione .

IO AD OGGI MI CHIEDO: PERCHÉ?

Alessio era sul luogo di lavoro quando è morto (una placca di sangue, ostruendogli una vena, ha causato l'infarto): quel giorno in Spagna faceva molto caldo rispetto al clima che c’era in Italia, il viaggio aereo del giorno prima della corsa evidentemente si era fatto sentire, la salita e lo sforzo della medesima... ma la cosa più grave che ha sicuramente causato il decesso è il MANCATO SOCCORSO TEMPESTIVO.

Quando Alessio si è sentito  male si è accasciato sull'asfalto e nessun soccorzo attrezzato è arrivato prima di 40 minuti; solo un poliziotto che era sul luogo ha provato a praticare un massaggio cardiaco che non può certo tenere in vita per cosi tanto tempo.

Ora io chiedo: se un qualsiasi operaio/dipendente con un normale contratto di lavoro, venisse mandato all'estero e sul luogo di lavoro, si sentisse male e non venendo soccorso morisse, sicuramente sarebbe tutelato. Perché non deve essere così per Alessio?

Questa domanda la rivolgo alla FEDERAZIONE CICLISTICA, all'U.C.I., all'A.C.C.P.I. e a tutti coloro che fanno parte del ciclismo.

Consuelo Galletti
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COMMENTI
13 agosto 2013 11:44 angelofrancini
Questa accalorata lettera della Signora Consuelo, dovrebbe far riflettere molti su quale sia la portata (e complicazioni) della normativa che la Federazione ha da poco emanato con il Regolamento per le Continental 2014.
Nella drammaticità di quanto esposto dalla signora Consuelo, nello specifico, dovrebbe far riflettere coloro che, negli ultimi 20/25 anni, hanno permesso all’UCI di porre in atto senza alcun resistenza una demenziale normativa (di fatto un’ingerenza dell’UCI negli affari interni della FCI) che ha vanificato il contenuto delle Leggi nazionali italiane e di quei Paesi che, come l’Italia, ne erano dotati.
La Legge 91 del 1981 poneva, e ancor oggi pone, l’Italia in una posizione di avanguardia per quanto attiene la legislazione a tutela e garanzia del professionismo sportivo: senza dubbio deve essere rivisitata alla luce di molti fattori emersi negli ultimi anni, ma resta una Legge valida per il momento. Non piace certamente all’UCI poiché poneva e pone dei limiti all’arroganza del suo operare.
L’UCI con la creazione del CCP, fatto sciagurato per il movimento ciclistico internazionale, ha di fatto superato i limiti impostigli dal suo stesso Statuto, appropriandosi di competenze che non rientrano nella sua sfera operativa.
La FCI, (tramite la LCP, il CCP e di nuovo oggi LCP), di fatto in questi anni ha lasciato che l’UCI si impadronisse di molte attribuzioni. Attribuzioni esclusive che la Legge 91 imponeva e tutt’oggi riserva alla competenza esclusiva della Federazione Ciclistica Italiana: di fatto, nella sostanza, abbiamo barattato gli interessi del movimento ciclistico con gli interessi un poco più personalistici di alcuni dirigenti!
La registrazione delle formazioni richiesta dall’UCI è un fatto assolutamente illegittimo e gravissimo, che priva la Federazione nazionale delle esclusive competenze che lo Statuto UCI gli attribuisce.
Se pensiamo che l’UCI si è attribuita il potere di stabilire a quale Federazione nazionale debba appartenere un gruppo sportivo che si registra presso di lei, capiamo come la cosa sia sfuggita di mano al buon senso, per assurgere a semplice gestione del potere?
Sarebbe come dire che Ecclestone decide in che federazione deve essere affiliata la Ferrari o Platini, nel calcio, stabilisca, a che federazione debbano essere affiliate l’Inter o la Juventus: nel ciclismo avviene così.
Rileviamo quindi che la LAMPRE, avendo la sede in Svizzera l’UCI sia dichiarata dall’UCI affiliata alla FCI, abbiamo la COLUMBIA COLDEPORTS, che ha la sede in COLUMBIA sia dichiarata dall’UCI affiliata alla FCI.

Ma tornando alla lettera della Signora Consuelo, ritengo che alla stessa siano state date indicazioni che dovrebbero far rizzare i capelli in testa ai responsabili di UCI, FCI, LCP ed ACCPI per le mancate risposte date alle più che legittime domande loro poste.

La FCI con la Taverna, broker della stessa FCI, aveva stipulato un contratto assicurativo che prevedeva la copertura di alcune voci che riguardavano anche l’attività professionistica: la RCVT degli atleti in allenamento ed in gara, la RCVT degli organizzatori di gare ciclistiche. L’assicurazione individuale per gli atleti professionisti, stabilita appunto dalla Legge ’91, era posta a carico di ogni singola gruppo sportivo per ovvi motivi: è chiaro che (per fare un esempio) le somme assicurate per un “Nibali” siano diverse da quelle per un”Francini”.
Le stesse garanzie accessorie che devono essere incluse nella polizza assicurativa obbligatoria fatta dal gruppo sportivo a favore di ogni singolo atleta sono ben stabilite dalla normativa.
Quindi giustamente la polizza “generica” della FCI non copre e quindi non può rispondere per questo tipo di “causa” che doveva essere inclusa nella specifica polizza, che il Gruppo sportivo obbligatoriamente avrebbe dovuto stipulare per il suo tesserato Alessio Galletti, come altre garanzie non incluse nella garanzia base della FCI.
Leggendo quanto scrive la Signora Consuelo, non si può non rilevare una sorta di “omissione di sistema” nel non voler fornire la documentazione concernente la posizione assicurativa all’interno del Gruppo sportivo per cui era tesserato suo marito: se quei controlli sono stati fatti come prescrive la Legge 91, nella fase dell’affiliazione e di tesseramento, i documenti in LCP o CCP ci devono essere!
Ma a chi compete questo tipo di controllo, basato appunto sulla Legge nazionale di ogni singolo Stato (in Italia la Legge 91)?
Dovrebbe far capo alla FCI che però, come sopra indicato, di fatto e nella sostanza ha abdicato a favore dell’UCI, un ente morale che non risponde di nulla, se non sul piano sportivo.
E la FCI, come peraltro l’UCI, sulla base di quale Legge nazionale effettua i controlli sui Gruppi sportivi (aventi la sede fuori dall’Italia) che la Legge 91 gli impone di effettuare?

Ed è indubbio che Alessio Galletti morì il 15 giugnom2005 all’ospedale di Oviedo, ove venne trasportato per un arresto cardio-circolatorio che lo colpì a 15 km. dall’arrivo della Subida al Naranco: quindi a norma dell’art. 8 della Legge 91/1981 (vedi in calce) doveva essere assicurato.
Se così non risultasse è evidente che vi sia responsabilità di chi gli ha rilasciato la tessera.

Stato Italiano - Legge nr. 91 del 23 marzo 1981
Articolo 8. Assicurazione contro i rischi.
Le società sportive devono stipulare una polizza assicurativa individuale a favore degli sportivi professionisti contro il rischio della morte e contro gli infortuni, che possono pregiudicare il proseguimento dell'attività sportiva professionistica, nei limiti assicurativi stabiliti, in relazione all'età ed al contenuto patrimoniale del contratto, dalle federazioni sportive nazionali, d'intesa con i rappresentanti delle categorie interessate.

13 agosto 2013 12:49 Romario
Francini fonte infinita di informazioni e riflessioni.
Presidente ACCPI Amedeo Colombo (non parla)
Segretario ACCPI Avv.to Scaglia, nipote del Presidente Colombo (lo zio non gli permette di parlare)
Gianni Bugno Presidente del CPA (se parla i primi due gli portano via l'elicortero).
Ma a chi si sono messi in mano i prof italiani?



A dei veri "delinquenti"
13 agosto 2013 15:11 pietrogiuliani
Ecco a chi è in mano il ciclismo italiano e non solo, considerato tutto quanto viene riportato sopra....
È una vergogna...questa gente ha permesso che venissero fatte polizze probabilmente false e adesso se ne lavano le mani....che schifo!!! Che pena!!!! Se Santoni aveva fatto un assicurazione non in linea con le regole UCI e FCI, adesso deve pagare chi doveva controllare (profumatamente pagato per farlo) e che lo autorizzato affiliando la squadra. Chi sbaglia paga !!! E in questo caso, con un padre di famiglia morto sul lavoro, non ci dovrebbero essere proprio scuse. Il comportamento di queste enti e federazioni fa venire il vomito!
"Potenti" fatevi un piacere: mettetevi la maschera!!!

Alessio Galletti non deve essere dimenticato e la sua famiglia va aiutata.


che qualcuno si muova !
13 agosto 2013 15:35 bike76
..una moglie è rimasta senza marito e due bambini senza padre....avranno bisogno di supporto economico!...sicuramente dietro c'è qualche "giochetto" all'italiana.

Incredibile ma vero?
13 agosto 2013 16:20 lgtoscano
Veramente vergognoso quello che sta succedendo , e vogliono parlare di Pro Tour, di regole da rispettare, la società sono costrette ad autotassarsi per essere controllate dall'ente super parte "Ernst & Young
EY è un network mondiale di servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, fiscalità, transaction e advisory. EY conta 167.000 dipendenti in tutto il mondo. Il network è presente con 709 uffici in 140 paesi"che l'UCI obbliga, ti fanno problemi e pagare salatissime multe solo se sbagli una virgola, e qui sembra che l'assicurazione sia sparita o non vuole riconoscere l'accaduto.
Vergognatevi tutti e se avete un minimo di orgoglio ( ma ne dubito) dimettetevi sia dalla FCI UCI LCP ACCP , siete obbligati a farlo anche solo perché non siete in grado di risolvere questo problema.
Fatevi un esame di coscienza, sempre se l'avete.

Santoni?
13 agosto 2013 17:01 cimo
ancora lui......qui c'è di sicuro puzza di bruciato....

che schifo
13 agosto 2013 18:20 lupin3
la politica del ciclismo é peggio di quella reale!

Senza parole
13 agosto 2013 18:56 roger
Io credo che l'assicurazione fosse solo una carta senza valore, forse persino falsa...
In ogni caso, che fosse vera o fosse falsa non importa. L'UCI obbliga le squadre a pagare società che controllino che tutto venga rispettato. Se chi controllava ha sbagliato deve rispondere adesso in prima persona. UCI devi pagare!!!!! E chi ha coperto tutto questo, perché di sicuro sotto c'è qualcosa di poco chiaro, si dovrebbe soltanto vergognare!!'

E UNA VERGOGNA
13 agosto 2013 19:43 zagocanada

Prima di iniziare a scrivere, scusate il mio italiano.

Sono un Canadese, che vive in Italia, e lavora dentro il ciclismo professionistico da anni.

Voglio solo chiarire una cosa di questa lettera.

Questa storia è un vergogna per tutti che quelli che vivono dentro il nostro mondo.

In Canada, quando sei a lavorare dentro il ciclismo, qualunque sia la categoria, sono coperti da polize assicurative. Per qualunque problema, di un ditto fino alla morte.

La tragedia che ha colpito la famiglia Galletti, è un vergogna per l’imagine e la realita del nostro sport.

Dobbiamo mettere una pressione sul la gente responsabile del ACCIP per farsi che la cosa vieni chiarita quanto prima, e che siamo coperti per il futuro.

E UNA VERGOGNA

e brutto
13 agosto 2013 20:14 fantasmino
In base alla lettera apparsa su tuttobiciweb riguardo alla situazione Galletti Alessio
Io che sono stato in passato il massaggiatore di Alessio x diversi anni mi trovo sconcertato nel leggere certe cose e trovo vergognoso da parte della Federazione Italiana e ACCIP che ancora non abbiano trovato la maniera di risolvere questa situazione , lasciando una famiglia nelle dificoltà con due bambini (tra l’altro so che uno corri in bicicletta con buoni resultati) e una moglie senza speranze di alcun genere sia affettive che economiche.
Speriamo che in base a questa lettera qualcuno si interoghi sul da farsi e provveda immediatamente a risolvere la situazione perche questo ritengo che sia un caso che deve andare davanti a qualsiasi problema e perche non si ripetta.



INAUDITO ! POVERO CICLISMO ! DIRIGENTI : VERGOGNATEVI.......
14 agosto 2013 09:31 renzobarde
Non ci posso credere ! Siamo a questo punto ? La struttura di uno sport che non riesce a risolvere in breve tempo situazione del tipo di quella esposta dimostra che davvero l'UMANITA' non esiste. La famiglia Galletti NON merita un trattamento del genere : auspico che chi di dovere si muova e risolva una situazione intollerabile . Renzo Bardelli

federazione siete ridicoli
23 agosto 2013 13:28 ss91
ci vuole più giustizia per Alessio era un grande amico....si può dire che io sono anche dentro il sistema della federazione , e vi dico dovrebbero che si dovrebbero vergognare ci sono solo persone che prendono soldi senza sapere quello per cui sono stati incaricati....dovrebbero parlare meno e fare più i fatti..

Pecato
16 settembre 2013 19:54 zagocanada
Da ex-corridore mi sento male a vedere come va avanti questa faccenda del povero Galletti. L'unico commento significativo e quello di Angelo Francini, che mi auguro possa fare qualcosa di più importante visto che e molto tecnico. E un peccato comunque che le vere personalità che dovrebbero rispondere a questa grave situazione nessuno si e fatto avanti.

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