Lo scalatore Cesare Chesini è il primo nuovo innesto della formazione 2025 ufficializzato dal Team MBH Colpack Ballan CSB. Il corridore, classe 2004, è nato l’11 marzo e risiede a Sant’Ambrogio Valpolicella, in provincia di Verona.Nel 2024 l’atleta si è...
Nella drammaticità di quanto esposto dalla signora Consuelo, nello specifico, dovrebbe far riflettere coloro che, negli ultimi 20/25 anni, hanno permesso all’UCI di porre in atto senza alcun resistenza una demenziale normativa (di fatto un’ingerenza dell’UCI negli affari interni della FCI) che ha vanificato il contenuto delle Leggi nazionali italiane e di quei Paesi che, come l’Italia, ne erano dotati.
La Legge 91 del 1981 poneva, e ancor oggi pone, l’Italia in una posizione di avanguardia per quanto attiene la legislazione a tutela e garanzia del professionismo sportivo: senza dubbio deve essere rivisitata alla luce di molti fattori emersi negli ultimi anni, ma resta una Legge valida per il momento. Non piace certamente all’UCI poiché poneva e pone dei limiti all’arroganza del suo operare.
L’UCI con la creazione del CCP, fatto sciagurato per il movimento ciclistico internazionale, ha di fatto superato i limiti impostigli dal suo stesso Statuto, appropriandosi di competenze che non rientrano nella sua sfera operativa.
La FCI, (tramite la LCP, il CCP e di nuovo oggi LCP), di fatto in questi anni ha lasciato che l’UCI si impadronisse di molte attribuzioni. Attribuzioni esclusive che la Legge 91 imponeva e tutt’oggi riserva alla competenza esclusiva della Federazione Ciclistica Italiana: di fatto, nella sostanza, abbiamo barattato gli interessi del movimento ciclistico con gli interessi un poco più personalistici di alcuni dirigenti!
La registrazione delle formazioni richiesta dall’UCI è un fatto assolutamente illegittimo e gravissimo, che priva la Federazione nazionale delle esclusive competenze che lo Statuto UCI gli attribuisce.
Se pensiamo che l’UCI si è attribuita il potere di stabilire a quale Federazione nazionale debba appartenere un gruppo sportivo che si registra presso di lei, capiamo come la cosa sia sfuggita di mano al buon senso, per assurgere a semplice gestione del potere?
Sarebbe come dire che Ecclestone decide in che federazione deve essere affiliata la Ferrari o Platini, nel calcio, stabilisca, a che federazione debbano essere affiliate l’Inter o la Juventus: nel ciclismo avviene così.
Rileviamo quindi che la LAMPRE, avendo la sede in Svizzera l’UCI sia dichiarata dall’UCI affiliata alla FCI, abbiamo la COLUMBIA COLDEPORTS, che ha la sede in COLUMBIA sia dichiarata dall’UCI affiliata alla FCI.
Ma tornando alla lettera della Signora Consuelo, ritengo che alla stessa siano state date indicazioni che dovrebbero far rizzare i capelli in testa ai responsabili di UCI, FCI, LCP ed ACCPI per le mancate risposte date alle più che legittime domande loro poste.
La FCI con la Taverna, broker della stessa FCI, aveva stipulato un contratto assicurativo che prevedeva la copertura di alcune voci che riguardavano anche l’attività professionistica: la RCVT degli atleti in allenamento ed in gara, la RCVT degli organizzatori di gare ciclistiche. L’assicurazione individuale per gli atleti professionisti, stabilita appunto dalla Legge ’91, era posta a carico di ogni singola gruppo sportivo per ovvi motivi: è chiaro che (per fare un esempio) le somme assicurate per un “Nibali” siano diverse da quelle per un”Francini”.
Le stesse garanzie accessorie che devono essere incluse nella polizza assicurativa obbligatoria fatta dal gruppo sportivo a favore di ogni singolo atleta sono ben stabilite dalla normativa.
Quindi giustamente la polizza “generica” della FCI non copre e quindi non può rispondere per questo tipo di “causa” che doveva essere inclusa nella specifica polizza, che il Gruppo sportivo obbligatoriamente avrebbe dovuto stipulare per il suo tesserato Alessio Galletti, come altre garanzie non incluse nella garanzia base della FCI.
Leggendo quanto scrive la Signora Consuelo, non si può non rilevare una sorta di “omissione di sistema” nel non voler fornire la documentazione concernente la posizione assicurativa all’interno del Gruppo sportivo per cui era tesserato suo marito: se quei controlli sono stati fatti come prescrive la Legge 91, nella fase dell’affiliazione e di tesseramento, i documenti in LCP o CCP ci devono essere!
Ma a chi compete questo tipo di controllo, basato appunto sulla Legge nazionale di ogni singolo Stato (in Italia la Legge 91)?
Dovrebbe far capo alla FCI che però, come sopra indicato, di fatto e nella sostanza ha abdicato a favore dell’UCI, un ente morale che non risponde di nulla, se non sul piano sportivo.
E la FCI, come peraltro l’UCI, sulla base di quale Legge nazionale effettua i controlli sui Gruppi sportivi (aventi la sede fuori dall’Italia) che la Legge 91 gli impone di effettuare?
Ed è indubbio che Alessio Galletti morì il 15 giugnom2005 all’ospedale di Oviedo, ove venne trasportato per un arresto cardio-circolatorio che lo colpì a 15 km. dall’arrivo della Subida al Naranco: quindi a norma dell’art. 8 della Legge 91/1981 (vedi in calce) doveva essere assicurato.
Se così non risultasse è evidente che vi sia responsabilità di chi gli ha rilasciato la tessera.
Stato Italiano - Legge nr. 91 del 23 marzo 1981
Articolo 8. Assicurazione contro i rischi.
Le società sportive devono stipulare una polizza assicurativa individuale a favore degli sportivi professionisti contro il rischio della morte e contro gli infortuni, che possono pregiudicare il proseguimento dell'attività sportiva professionistica, nei limiti assicurativi stabiliti, in relazione all'età ed al contenuto patrimoniale del contratto, dalle federazioni sportive nazionali, d'intesa con i rappresentanti delle categorie interessate.