| 20/05/2009 | 16:24 Lance Armstrong è tornato! Taglia il traguardo come 13° e senza staccarsi da gente importante come Basso, come Leipheimer, come Rogers e come Simoni. Si guarda attorno un po’ smarrito, dribbla i giornalisti che sono diventati improvvisamente nemici per averlo eletto fomentatore di sommosse dopo i fatti e fattacci di Milano, fa dietro front con la bici e riguadagna la via dell’albergo.
OMAGGIO Poi, sul twitter che funge da ponte radio tra il texano e il resto del mondo della comunicazione, apre il suo resoconto della giornata ricordando un amico che non c’è più, Fabio Saccani: «Inizio col dire che questa mattina è scomparso Fabio Saccani. Era un motociclista per il fotografo di ciclismo (Roberto) Bettini. Sopravvisse al cancro ed era un grande uomo. E’ rimasto vittima di un incidente lungo la strada che portava alla partenza. Era diventato uno dei miei più grandi tifosi e aveva sempre un sorriso sul suo volto. Sentiremo molto la sua mancanza».
PUBBLICO Il secondo pensiero era per la folla strabocchevole: «Questi “ tifosi” sono incredibili, li ringrazio perché mi hanno incitato a lungo. Il Giro è seguitissimo, lungo le strade c’è stata tantissima gente». Quindi si parla di corsa dal punto di vista tecnico: «E’ stata una giornata lunghissima perché la tappa non finiva più. Sono arrivato con lo stesso tempo di Levi (Leipheimer, ndr), questo è un segnale molto buono per me. Ha vinto Di Luca, il leader della classifica, confermando di avere una condizione eccezionale. Io me la sono cavata piuttosto bene, sento che la gamba migliora giorno dopo giorno, davvero non c’è paragone rispetto alle difficoltà che avevo avuto salendo verso l’Alpe di Siusi».
FUTURO Quando parla di ciclismo pedalato, Lance si cala nella realtà della sua Astana, i corridori della quale tra l’altro non hanno ancora ricevuto tutte le spettanze da parte degli sponsor kazakhi: «E’ stata una giornata positiva e adesso aspettiamo la cronometro delle Cinque Terre, nella quale Leipheimer potrebbe fare un grande passo in avanti nella classifica. Sinora è andato tutto com’era nelle previsioni, peccato che a Milano siano accadute cose spiacevoli » .
NEUTRALIZZAZIONE Ecco l’altro volto di Armstrong, quello che riflette su quanto è accaduto domenica a Milano attraverso un video che è stato pubblicato sul suo sito nella tarda serata del dì di festa. Lance ammette che la presa di posizione dei corridori non abbia sortito gli effetti sperati: « La tappa si doveva svolgere su un circuito che non era mai stato collaudato prima, perché ho saputo dagli altri corridori che la passerella finale di Milano nelle altre edizioni della corsa italiana toccava altre zone e percorreva strade differenti» . Dopo pochi chilometri accade subito qualcosa: «Al termine del primo giro ci siamo resi conto che qualcosa non andava per il verso giusto, perché i rischi che dovevamo correre erano eccessivi. Tutti insieme abbiamo chiesto la neutralizzazione che ci è stata concessa».
SCIOPERO Armstrong prende in esame i motivi della rivolta: « Auto parcheggiate che potevano essere rimosse, viabilità aperta in senso opposto al nostro e in alcuni casi anche trasversalmente, barriere di spartitraffico pericolose... Però è stato spiacevole mancare di rispetto al pubblico, di questo siamo molto dispiaciuti, nessuno è stato contento alla fine della giornata, chiediamo scusa, ma per noi la giornata di Milano è arrivata alla fine di un periodo di stress, con arrivi pericolosi come quello di Mayrhofen, oppure discese da brivido come quella del Maloia, per non parlare di una vera psicosi che si è scatenata dopo il terribile incidente di Horrillo, che grazie a Dio adesso sta molto meglio».
FRUSTRAZIONE «Insomma - continua Armstrong siamo rimasti tutti un po’ vittime di una situazione sfortunata, dopo tanti giorni di frustrazioni e di paure. Ma la guerra di parole e di potere scatenata alla fine della tappa è una cosa da evitare assolutamente e spero che non succeda più. Preferisco concludere parlando di ciclismo pedalato, perché scollinando sul Sestriere sono andato indietro nei ricordi a dieci anni fa, quando nel ‘99 vinsi proprio lassù la mia prima tappa di montagna al Tour de France, vestendo la maglia gialla di leader della classifica. E’ stata una bella suggestione, lo ammetto. Anche per questo, ce l’ho messa tutta per rientrare nei chilometri finali. Credo di essermela cavata piuttosto bene ».
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