
Il ciclismo, sport popolare per eccellenza, ha nel suo DNA la fatica e il coraggio e per questo è sempre stato visto con apprezzamento e attenzione dai tanti Pontefici che si sono succeduti negli anni. Anche Papa Francesco ha spesso fatto riferimento alla bicicletta e il 24 aprile del 2018, durante una delle sue meditazioni a Santa Marta disse: «L’equilibrio della Chiesa assomiglia all’equilibrio della bicicletta: è salda e va bene quando è in moto; se tu la lasci ferma, cade».
Con questa riflessione, il Papa si riferiva alla bicicletta come mezzo sostenibile, semplice, economico ed ecologico che contribuisce a rendere l'aria più pulita e a diminuire la congestione del traffico. Ed anche a rendere più accessibili per le popolazioni più vulnerabili l'istruzione, l'assistenza sanitaria e altri servizi sociali. Nel corso del suo pontificato, iniziato il 13 marzo del 2013, lo sport è stato spesso presente nei suoi discorsi e dopo il calcio, probabilmente il ciclismo è stato lo sport che ha più apprezzato.
Proprio in occasione della visita della Federazione Ciclistica Italiana nel 2019, il Sommo Pontefice,parlò ancora una volta della bici, sottolineando come alcuni aspetti del ciclismo, come la salita verso una montagna e il senso di squadra, rendono questo sport una feconda metafora anche per le comunità ecclesiali: l’esperienza della Chiesa e la vita comunitaria sono infatti un cammino, una pedalata tra le vie del mondo che interpella tutto il popolo di Dio.
Sono molti gli sportivi che si sono recati in Vaticano per rendere omaggio a Papa Francesco e tra questi ci sono stati molti ciclisti famosi. Era il 24 gennaio del 2018, quando il tre volte campione del mondo Peter Sagan si recò a San Pietro donando al pontefice una bici Specialized con i colori del Vaticano e la maglia iridata con la sua dedicata. Due anni più tardi, il Pontefice nel giugno del 2020, partecipò all’asta di beneficenza “We Run Together – Supporting our Team” mettendo all’asta la bici donata da Sagan e il ricavato, 30.000 euro, andò alla pubblica sanita di Bergamo e Brescia, per sostenere le zone maggiormente colpite dal Coronavirus.
Il 16 giugno del 2021 il vincitore del Giro d’Italia Egan Bernal decise di andare in Piazza San Pietro e di regalare la sua bici e la maglia rosa al Papa. «È stata un’esperienza unica. Sono cresciuto in una famiglia cattolica. È stata l’esperienza più importante della vita per me, più importante di quella del Tour de France e del Giro d’Italia – aveva dichiarato il campione colombiano - L’ho salutato e poi il Papa ha cominciato a scherzare. Mi ha chiesto quanti caffè prendo prima di salire in bicicletta».
Il 28 ottobre del 2021 c’è poi l’incontro con Athletica Vaticana e il presidente dell’UCI David Lappartient, arrivato a San Pietro per consegnare il documento ufficiale con il quale l’associazione sportiva vaticana diventava membro ufficiale dell’Unione Ciclistica internazionale. In quell’occasione Papa Bergoglio volle fare una similitudine tra quanto avviene durante una gara ciclistica e quello che dovrebbe essere la vita cristiana. Il Pontefice spiegò come ai ciclisti veniva naturale rallentare per riaccompagnare nel gruppo i compagni rimasti indietro, per una caduta o per un guasto. Uno stile, secondo Papa Francesco, che doveva valere nella quotidianità delle donne e degli uomini, perché bisognava ricordare che tutti sono fratelli.
La storia ci ricorda che sono molti i papi che hanno aperto le porte al ciclismo. Ci sono le immagini di Eddy Merckx e Felice Gimondi con Paolo VI e poi Fausto Coppi e Gino Bartali, che come tutti sanno con papa Pio XII aveva un rapporto speciale, tanto da rischiare la sua vita per salvare gli ebrei durante la guerra.
Nel 1909 venne organizzato il primo Giro d’Italia con la benedizione di Pio X e poi anche Benedetto XV qualche anno più tardi fece altrettanto. Il 3 giugno del 1963 mentre si stava svolgendo il Giro d’Italia, arrivò la notizia della morte di Giovanni XXIII. La tappa del giorno successivo si disputò in un clima mesto e senza premiazioni. Il leader della classifica Franco Balmamion partecipò nei giorni successivi con una fascia nera al braccio in segno di lutto.
Il 30 magio del 1964 Paolo VI, incontrò i ciclisti del Giro d’Italia nel giorno in cui transitavano nella Capitale e anche lui spesso piaceva accostare la durezza e nobiltà dello sport alla vita religiosa. «La Chiesa – disse Papa Montini - vede nello sport una ginnastica delle membra e una ginnastica dello spirito». Nel 1974 la cinquantasettesima edizione del Giro d’Italia prese il via dalla Città del Vaticano. Nel grande Giubileo del Duemila la corsa rosa partì da Roma e la prima tappa si chiude in Piazza San Pietro. C’era ad accogliere i corridori uno dei Pontefici più amati di sempre, Giovanni Paolo II, che rivolgendosi ai ciclisti il 12 maggio definì il ciclismo come uno dei veicoli più significativi di alti valori e di umanità.
C’è poi Benedetto XVI, il Papa tedesco, che aveva una bici da ragazzo e spesso nei suoi scritti, sono presenti le immagini di quando i suoi pensieri correvano nel Tirolo del Nord pedalando in mezzo alla natura. Questi sono solo alcuni dei ricordi, che dimostrano il legame tra lo sport e il Vaticano e di come il ciclismo, nella sua semplicità e con la sua fatica, sia stato sempre visto come un mezzo capace di illuminare la vita degli uomini.
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