
Mathieu VAN DER POEL. 10 e lode. Tra giganti lui è un ciclope di devastante bellezza. Resiste alle sfuriate del campione del mondo, gli prova la febbre sul Poggio dopo averlo fatto sfogare e nota che l’uomo con gli archi del cielo sulla pelle fatica a tornargli sotto. Il ciclope sa come si vince, e dopo aver fatto tirare la sua squadra per tutto il giorno (Silvan DILLIER, voto 10 e lode: infaticabile), rivince. Erano quindici anni che un corridore non riusciva a bissare un successo (2010, Oscar Freire). La sua squadra – la Alpecin – vince la terza Sanremo consecutiva (Van der Poel, Philipsen, Van der Poel): era dai tempi della Molteni, primi anni Settanta, che non accadeva. Vince con grandi gambe, ma lui è abituato anche a vincere con la testa.
Filippo GANNA. 10. Si trova in mezzo a due titani, anche se lui non è propriamente una mammoletta, anzi. È il nostro portabandiera, l’uomo ha rigenerato con Viviani la pista e che ora può far rifiorire la strada. Voleva migliorare il secondo posto alla Sanremo con un primo che avrebbe dato un senso a tutto, ma lui ormai ha preso un senso unico: sempre là, davanti.
Tadej POGACAR. 8. Fa esplodere la Sanremo, a suo modo. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo: quando c’è, bisogna inseguirlo. Oggi se ne trova due che non hanno intenzione di mollarlo. Ci prova in tutti i modi, ma in tutti i modi Mathieu e Filippo rispondono e resistono. Lui arriva sfinito allo sprint. Se commette un errore è lasciare troppo spazio all’olandese nella volata finale, ma lui prova a trovare una contromisura e sbaglia la misura. Per alcuni questo può essere considerato un grave errore: per me no.
Michael MATTHEWS. 6. Perde il treno, poi arriva appena in tempo per conquistare la medaglia di legno.
Kaden GROVES. 6,5. Il 26enne australiano controlla da vicino l’avanguardia della corsa, cerca di rimanere con gli uomini più veloci e ottiene un più che buon piazzamento nei cinque.
Magnus CORT. 6. Il 32enne danese pedala bene e il suo sesto posto finale dice proprio questo.
Mads PEDERSEN. 5. Era dato tra i grandi favoriti della vigilia e tra questi è chiaramente quello che si fa aspettare un po’ troppo.
Olav KOOIJ. 6. Ha soli 23 anni e talento da vendere. Se la Uae non avesse fatto la Cipressa come ha fatto e Pogacar non avesse fatto saltare tutto, lui sarebbe stato probabilmente molto più avanti, anche se non è chiaramente arrivato molto indietro.
Matteo TRENTIN. 6,5. A 35 anni è il nostro sempiterno ragazzino azzurro. Porta la sua Tudor nella top ten e non era scontato.
Martin MARCELLUSI. 8,5. È l’ultimo ad arrendersi della lunghissima fuga di giornata: prende per primo la Cipressa.
Mathis LE BERRE. 8. Pronti via e il transalpino della Arkea B&B va all’attacco dopo una ventina di chilometri. Mathis la lancia e il compagno di squadra Alessandro Verre la porta via. Con loro Baptiste Veistroffer (Lotto), Filippo Turconi e Martin Marcellusi (VF Bardiani Csf Faizanè) Kristian Sbaragli, Mark Stewart e Tommaso Nencini (Solution Tech Vini Fantini).