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Ha un cognome da predestinato: Raggio, un po’ come successo anche a Sella (Emanuele) e Velo (Marco). Abita su un gran premio della montagna: Coreglia, 258 anime tra la Val Fontanabuona e il mare, appena un respiro sull’erta del Passo della Crocetta. Ha un’età, 30 anni ancora da compiere, da corridore: e invece è già presidente. Presidente del Comitato regionale ligure della Federciclismo.
Luca Raggio non ha la bici solo nell’anagrafe, ma anche nel cuore, nelle gambe e anche nella testa. Forte tra i dilettanti (il decimo posto nella generale al Giro d’Italia 2017), tre anni da professionista (2018 e 2019 nella Wilier Triestina e nella Neri Sottoli di Luca Scinto, 2020 nella D’Amico di Massimo Codol), quasi vittorie (un secondo di tappa e il secondo della generale al Tour of Taiyuan 2019 in Cina) e qualche piazzamento (due volte dodicesimo nella generale del Giro di Malesia 2018 e 2019, Qinghai Lake 2018, il dodicesimo posto nella generale del Tour of il sedicesimo posto al Giro dell’Appennino 2018), significative esperienze (ha corso anche in Gabon alla Tropicale Amissa Bongo 2018), poi già a 23 anni un addio struggente. “Addio fatiche immense. Addio giornate intere su una sella. Addio gare e allenamenti contro vento, al freddo più spietato, al caldo cocente, sotto pioggia infinita. Addio viaggi interminabili. Addio mal di gambe. Addio sogni irrealizzabili per cui ho sempre lottato ciecamente senza chiedermi come sarebbe andata a finire. Eppure eccomi qua, ai titoli di coda, al colpo di reni di questi anni in cui il Ciclismo mi ha cullato nella sua magia”.
Addio al Ciclismo con la C maiuscola, ma non al ciclismo in tutte le sue forme, maiuscole e minuscole, private e pubbliche, individuali e collettive, educative e culturali. La guida del Team PiùSport Levante (strada, mountain bike ed enduro, dai sei ai 16 anni), il lavoro da preparatore atletico per un gruppo di agonisti e amatori, la partecipazione a qualche granfondo (fra le vittorie, la Matildica e la Fausto Coppi), l’adesione a pedalate di solidarietà e beneficenza. E adesso questo incarico presidenziale. Con le idee chiare: “Rifondare il ciclismo in Liguria, innescare un circolo virtuoso, ridare linfa a un movimento inaridito”. Come? “Partendo dalle piccole cose, un passo alla volta”. I numeri? “Scarsi. Tra i tesserati, una quindicina di esordienti e una ventina di allievi”. Soltanto? “Anche una quindicina di juniores, che però corrono fuori regione”. Come doveva fare lui, quando gareggiava per la Maserati di Vigevano. E pensare che dall’altra parte della “corniche”, a pochissimi chilometri in linea d’aria da Coreglia, ad Avegno verso il Colle Caprile, abita Lorenzo Finn. “Potrebbe diventare il nostro Sinner”. E pensare che le riviere, a ponente e a levante, sono quotidianamente solcate da migliaia di cicloamatori, cicloviaggiatori, ciclopellegrini, ciclofili, ciclodipendenti, ciclostorici e forse anche ciclopi.
Raggio di ruota, ma anche raggio di luce, Luca Raggio. Nel suo profilo Instagram, non a caso, lui si è ribattezzato @lucasunray.
PS Per quello che vale, posso testimoniare che ogni volta che lo si chiama a un appuntamento, un incontro, un’occasione in cui si parli di biciclette e si racconti di ciclismo, Luca Raggio arriva. Lo faceva da credente, adesso lo farà anche da presidente. Grazie di cuore. E buon lavoro.