Vincenzo Nibali taglia oggi il traguardo dei suoi primi 40 anni e domenica scorsa a Singapore si è fatto un bel regalo, disputando il Criterium del Tour de France con la maglia delle Leggende del Tour.
Ultimo italiano a vincere sia il Giro (nel 2016) che il Tour (nel 2014), Vincenzo non sente nostalgia del gruppo - «Sto benissimo così» - ma la bicicletta resta un punto fermo della sua vita: «L'ho detto ai miei amici, lì: una Ferrari con un po'di polvere sopra è pur sempre una Ferrari. Le dai una spolveratina e lei va - ha spiegato a Cosimo Cito su Repubblica -. Al di là delle battute, continuo a pedalare: se una volta facevo 30 mila km l'anno, oggi sono a 15 mila. La bici è solo un passatempo. Mi serve per pensare, per riunire le idee. A volte se ho mal di testa o devo risolvere un problema, salgo in bici e mi faccio due orette. Magari incontro qualche vecchio collega, mi trovo spesso spesso con Fabio Aru».
Il suo oggi. «Ho lanciato una linea di abbigliamento, la Q 36.5 Nibali Shark, e sono testimonial di un paio di imprese attive nel nostro sport».
Il ciclismo in Italia. «Servirebbe una grande squadra-nazionale, come la Movistar in Spagna o la Visma in Olanda. Si potrebbe chiedere una mano allo Stato, ma noi abbiamo il calcio come primo sport. Ci vorrebbe un Sinner in bici, uno che cambi le prospettive».
Il ciclismo oggi. «I giovani arrivano formati e informati, io ho avuto il mio primo misuratore di potenza quando sono passato professionista: oggi te lo danno da juniores. E sono cambiate le gare: ai nostri tempi, in una tappa del Giro o del Tour, si andava forte nella prima e nell'ultima ora. Oggi si va a tutta sempre. Lo permettono le bici. Me ne accorgo nei miei giretti: in pedalate senza pretese, faccio i 36 di media, quattro anni fa facevo 32. È una differenza enorme».
E Pogacar? «È tra i più grandi di sempre, fa cose incredibili. Ma non credo che riuscirà a ripetere una stagione come l'ultima. Gli consiglio di concentrarsi su quello che non ha ancora vinto: la Vuelta, la Sanremo, magari la Roubaix».
II nuovo Nibali chi sarà? «Antonio Tiberi è molto bravo, ma deve fare un passo in più per diventare un vincente. Giulio Pellizzari è più scalatore, più incostante nelle tre settimane. Ma è molto molto giovane. Ha la metà dei miei anni, beato lui».