Ottavio Bottecchia, Marco Pantani e Jan Ullrich. Tre storie drammatiche. Bottecchia e quel ciclismo eroico, seppiato, sterrato, povero, ma capace di offrire riscatto dalla miseria. Pantani e quel ciclismo umano eppure anche chimico, sentimentale eppure anche spettacolare, dialettale eppure anche globale. Ullrich e quel ciclismo in bilico fra regolamenti e trasgressioni, ipocrisie e prestazioni. Bottecchia e Pantani accomunati dal mistero della morte, Pantani e Ullrich dal periodo storico, da grandi emozioni ma anche da dipendenze e depressioni. Bottecchia, tre anni d’oro per dimostrare di essere forse il più forte di sempre. Pantani, una storia trasformata in mito, leggenda, a volte rimpianto, rimorso, un esempio a metà. Ullrich, l’unico sopravvissuto, testimone e simbolo degli anni di piombo del ciclismo.
A Bottecchia, Pantani e Ullrich sono dedicate tre delle 129 opere del festival Sport Movies & Tv 2024, a Milano da domani al 9 novembre, ingresso libero e a inviti, il programma completo su https://www.sportmoviestv.net/selected-2024/. Per Bottecchia si tratta di “El furlan de fero” di Franco Bortuzzo, con contributi e testimonianze di giornalisti, storici, scrittori, attori e famigliari (mercoledì 6 alle 14.30 nel Centro internazionale Brera). Per Pantani “Il cielo del Pirata” di Roberto Carulli e Stefano Rizzato, un viaggio sentimentale a Cesenatico a vent’anni dalla morte di Marco, nei ricordi, nei racconti, nella nostalgia (venerdì 8, alle 19.15, nel Centro internazionale Brera). Per Ullrich “The Hunted” del tedesco Sebastian Dehnhardt, la gloria al Tour de France ma anche le disgrazie della sua vita spericolata, commentate proprio dal “Kaiser” (giovedì 7, alle 10, nel cinema Centrale sala 1).
(Dei tre, ho visto solo il film su Bottecchia. Che merita)