Una donna: bellissima. I capelli: lunghi, sciolti, ancora pieni di vento. Lo sguardo: diretto, seducente, anche se forse non vorrebbe esserlo. Le mani: appoggiate al manubrio di una bicicletta. L’abito: bianca e leggera la camicia, plissettata, color mattone la gonna e la giacca. E la bicicletta: da donna, di un color mattone ma leggermente più scuro dell’abito, le manopole arancioni, le gomme bianche. E’ la pubblicità di una bicicletta britannica, Cycles Perfecta, disegnata da Alphonse Mucha, un artista della Moravia: e sembra appartenere al Tour de France più di quanto lo sia veramente. Fu concepita nel 1897, sei anni in anticipo sulla prima edizione della Grande Boucle.
E’ un capolavoro dell’Art Nouveau. E Mucha ne era uno dei massimi interpreti. Uno stile che abbracciava pittura e architettura, decorazione urbana e arte funeraria, gioielleria e pubblicità. Uno stile che esaltava l’artigianato e lanciò il design. Uno stile ideale per un’azienda che voleva lanciare un prodotto innovativo, anzi, rivoluzionario, non solo commercialmente ma anche socialmente, come la bicicletta da donna. Perché fino a quel momento (e per molto tempo ancora) sarebbe invece stata scandalosa, scandalosa la bici, e scandalosa – soprattutto – la donna che voleva o si azzardava ad andare in bici.
Mucha studiò in Germania, a Monaco, e in Francia, a Parigi, e qui cominciò a lavorare non solo come pittore e fotografo, ma anche come illustratore. Fu un’agenzia pubblicitaria, la F. Champenois Imprimeur-Editeur, a commissionargli il lavoro per la Perfecta. L’opera fu accolta con grande successo, se un anno dopo un’altra azienda, la statunitense Waverly Cycles, che si autocertificava come “la preferita d’America”, ingaggiò Mucha per illustrare una sua bicicletta.
Ritrovo la pubblicità per la Cycles Perfecta in un negozio dell’usato: è contenuta in un libriccino – “Alhonse Mucha”, Orsa maggiore editrice, del 1989 - con 30 riproduzioni d’arte a colori, sotto forma di cartoline. Accanto alla donna in bicicletta, altre donne, per promuovere le birre della Mosa o reclamizzare un sapone da bucato, le locandine degli spettacoli con l’attrice Sarah Bernhardt o delle proprie esibizioni. In tutti un fascino, un’atmosfera, un’aria un po’ da Belle Epoque e un po’ da “grandeur” tipica del Tour de France.
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