Il Covid, virus che colpisce i corridori solo in corsa e mai quando sono a casa, torna a mettere in agitazione il gruppo. L’altro giorno Primoz Roglic si è presentato alla partenza che tra mascherina, casco e occhiali sembrava The Mask. Ieri, invece, Enric Mas aveva appuntamento con due giornalisti spagnoli per un’intervista di persona ma ha preferito puntare su una videochiamata. Non si sa mai. Eppure il ciclismo non vive lo stesso in una camera sterile. Corridori e staff frequentano hotel dove ci sono mille altre persone, ricevono visite da manager, amici, famigliari, cani, gatti e canarini…
All’arrivo e alla partenza sono ancora in mezzo a una moltitudine di persone, in corsa si sudano, si alitano e si smoccolano addosso uno con l’altro. Però le interviste… eh quelle si che sono pericolose. Colpa dei giornalisti se prendono il virus. E neanche fossimo qui in mille, in realtà una quindicina tra tutti, e neanche assatanati di raccogliere dichiarazioni il più delle volte banali. Bisogna avere rispetto. Stare lontano per non contagiare anche se - davvero - stiamo benissimo. Ci vuole anche rispetto e non scattare una foto a un corridore sfinito al traguardo, a chi si cambia per strada come nelle corse di paese i cicloamatori, a chi ha perso quindi è arrabbiato… Niente. Gli uffici stampa non vogliono e i diesse mostrano il grugno e si ergono a fieri difensori dei loro “poveri” ragazzi.
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Comunque, rischi Covid o meno, oggi la Vuelta riparte con la 10a tappa, Ponteareas-Baiona di 160 km. Si parte da questa cittadina conosciuta per le sue spiagge sul fiume Tea. Ponteareas è la città natale di tre grandi corridori spagnoli: Delio Rodríguez, vincitore della Vuelta 1945 e detentore del record di vittorie di tappa, 39; suo fratello Emilio Rodríguez, re della vuelta 1950 e leader della montagna in tre edizioni (1946, 1947, 1950); Álvaro Pino, conquistatore della Vuelta nel 1986. Arrivo nella città dove il 1° marzo 1493 Cristoforo Colombo attraccò di ritorno dall’America, il nuovo mondo. Una tappa che dal profilo altimetrico sembra molto complicata da gestire.
I corridori, infatti, dovranno affrontare un gpm di 2a categoria in partenza (Alto de Fonfria), un lungo tratto intermedio e il finale con tre gpm in sequenza: di 3a, 2a e 1a cat (Alto de Mougas). Non si sale mai tanto in alto, ma non c’ nemmeno un metro di pianura. Tappa davvero complicata, con oltre 3.000 metri di dislivello, perfetta per gli avventurieri da fuga. Che tra gli altri anche Zana, Frigo e De Marchi abbiano in testa qualcosa?