Elisa Longo Borghini ha vinto il Giro d’Italia, basta soltanto dirlo per lasciarsi travolgere da un’emozione e da un orgoglio che sono difficili da contenere. Sono passati tanti anni dall’ultimo successo italiano, sedici per l’esattezza, sembra una vita intera. Era il 2008 quando Fabiana Luperini aveva messo in cassaforte la sua quinta maglia rosa, un ciclismo lontano e diverso da quello di oggi, il ciclismo delle campionesse pioniere che purtroppo non avevano la visibilità che si meritavano. Lo sport su due ruote è cambiato mantenendo intatta la fatica e la passione che lo ha sempre contraddistinto; atlete straniere si sono sempre accaparrate il Giro mentre il movimento italiano veniva accusato ingiustamente di non essere abbastanza. Elisa Longo Borghini si è fatta carico di tutte le speranze del nostro paese e le ha portate in giro per il mondo accumulando successi e medaglie fino a riportare la maglia rosa finalmente a casa.
Ieri a l’Aquila è stata festa grande, il culmine di una settimana incredibile in cui Elisa Longo Borghini si è cucita addosso la rosa tappa dopo tappa. Eppure il finale è stato tutt’altro che scontato, alla vigilia dell’ottava frazione un solo secondo divideva Lotte Kopecky dalla campionessa italiana in quello che è stato il Giro più combattuto degli ultimi anni o addirittura della storia.
«Per tutta la tappa sono stata stranamente tranquilla, ero concentrata, ad un certo punto ho capito che non avremmo più preso la fuga e che dovevo solo seguire Lotte Kopecky e non farmi staccare, ma non era così semplice. Il secondo che ci separava poteva essere magico o drammatico, ma per fortuna è stato magico. La squadra è stata impeccabile, abbiamo attaccato, abbiamo fatto tutto quello che potevamo e alla fine quando Lotte ha attaccato sullo strappo mi sono detta “sul Blockhaus mi hai battuto sul mio terreno, oggi ti batto io sul tuo”. Ho tirato fuori tutta la grinta che avevo, ho messo sulla bici le mie emozioni e le ho lasciate andare» ha raccontato una Elisa Longo Borghini visibilmente emozionata. Ieri a l’Aquila ha vinto un’autentica sfida di nervi piazzando un attacco incredibile nel finale che ha lasciato Lotte Kopecky totalmente spiazzata e ha dimostrato ancora una volta la sua tenacia.
Elisa voleva il Giro, l’ha sempre voluto. Negli anni scorsi è stata una chimera che tentava di raggiungere senza arrivarci mai, eppure era come scritto nel destino che un giorno ci sarebbe riuscita. Circa un mese fa al Tour de Suisse ci aveva spiegato il suo lavoro sull’endurance per farsi trovare pronta per corsa rosa ed Olimpiadi. La piemontese ci aveva parlato nel modo diretto che la contraddistingue così come aveva fatto ai campionati italiani doveva aveva vinto con la rabbia e con la testa, ma soprattutto cuore. «Vincere il Giro è un sogno che si realizza. A inizio stagione mi sono posta un obiettivo preciso: volevo provare a vincerlo, a fare classifica, ma soprattutto volevo essere la versione migliore di me stessa. Con Paolo Slongo ho lavorato duramente, ho superato i miei limiti, ma soprattutto ho avuto una squadra perfetta che è stata con me sempre. Ho vinto il Giro, ma in realtà lo abbiamo vinto tutte noi, le mie compagne, i direttori sportivi, tutto lo staff, è per tutti. Abbiamo dato tutto e alla fine ci siamo prese la rosa» ha proseguito Elisa che della determinazione ha fatto un marchio di fabbrica.
Negli anni abbiamo imparato a conoscere Elisa molto bene, l’abbiamo vista vincere su tutti i tipi di terreno eppure ci ha sempre colpito il suo straordinario modo di emozionarsi e di emozionare anche noi. Ieri a l’Aquila subito dopo l’arrivo ha ricevuto l’abbraccio del marito Jacopo Mosca e il suo ringraziamento è andato subito a tutti coloro che le sono state accanto. Ieri papà Ferdinando non si è visto, ma il pensiero è stato soprattutto per lui che è stato il primo a mettere Elisa in bici. Discreto, di poche parole, a fine giugno al campionato italiano si era totalmente emozionato davanti all’ennesima vittoria della figlia, lui che non doveva nemmeno esserci, ma aveva fatto una sorpresa all’ultimo solo perché in Piemonte aveva piovuto. «Mio padre ed io non esterniamo troppo i nostri sentimenti, fa parte del nostro essere montagnini, lui non viene spesso alle corse perché è impegnato a casa con mucche e fieno, ma non perde mai un secondo delle mie gare. E’ stato mio padre a mettermi in bici e quando ero piccola mi diceva spesso “vedrai Elisa, tu diventerai forte e vincerai tante corse”, io lo guardavo negli occhi e mi chiedevo cosa stesse dicendo» prosegue la piemontese che quando parla dei suoi genitori non riesce a trattenere l’emozione. Elisa ha vinto tutto, è una campionessa gigantesca, eppure mantiene una semplicità speciale, un’umanità verrebbe da dire, che la fa amare ancora di più dal pubblico.
Da oltre dieci anni è uno dei simboli del movimento italiano femminile, sempre a segno, capace di rialzarsi davanti a tutti e a tutto, sempre a testa alta e portatrice di quei valori di semplicità e di tenacia che appartengono al ciclismo. «A mio padre, a mia madre e mio fratello Paolo vorrei dire un grande grazie. Loro mi hanno sempre incitata e spinta a fare ciclismo, credo che siano questi i regali della vita. Auguro a tutte le ragazze che sognano di andare in bici di avere un padre ed una famiglia come ho avuto io» dice con la voce ancora rotta dall’emozione e consegnando l’ennesimo esempio di candore a tutte quelle che l’hanno presa e la continuano a prendere da modello. Elisa ha vinto il Giro, ha vinto un movimento intero, quello di chi combatte e non si arrende. Ha vinto il ciclismo italiano e con lei abbiamo vinto anche un po’ tutti noi.