I numeri servono a misurare - quantità, distanze, vita - ma anche a raccontare. E soprattutto non hanno limiti: nel senso che sono infiniti, ma anche nel senso che possono essere raccontare di tutto e di più. Anche il ciclismo, perché no?, e anche la corsa italiana più importante di tutte. Già, il Giro d'Italia.
I numeri sono parte integrante del Giro, misurano la lunghezza delle tappe, i distacchi, le medie e identificano il corridore e quindi anche la sua storia. Ma se affidati ad un esperto, i numeri possono aiutare a capire ancora di più del Giro, della sua essenza e della sua evoluzione per il futuro.
E i numeri possono anche trasformarsi in un campanello d'allarme, possono avvertire, possono aiutare. Ce lo spiega bene il professor Giovanni Di Trapani, docente di statistica economica all'Università di Napoli: lui con i numeri lavora ogni giorno, li studia, li interpreta, li legge. E con quei numeri che sono la sua passione, ha deciso di provare a leggere il presente ed il futuro di un altro suo grande amore: il ciclismo e ancor più precisamente il Giro d'Italia.
«Ho pensato di analizzare la partecipazione di corridori top al Giro d'Italia nel nuovo secolo: dal 2000 ad oggi, possiamo dire che abbiamo assistito ad un livellamento verso il basso, che un numero sempre minore di grandi corridori scelgono di venire al Giro d'Italia. Tre anni fa c'è stato il sorpasso effettuato da parte della Vuelta che, anche grazie alla diversa collocazione in calendario, riesce ad essere più attrattiva in quanto viene vista come una sorta di seconda opportunità, ma queste sono valutazioni successive. Quello che ci interessa è il Giro d'Italia che ha bisogno di diventare più attraente».
Anno per anno, la partecipazione al Giro d'Italia tradiotta in numeri
Il discorso che avevamo fatto alla vigilia della grande partenza da Torino con il professor Di Trapani, è diventato ancora più attuale al termine della prima lunga settimana di corsa: dietro Tadej Pogacar, il corridore numero uno del mondo, c'è il vuoto.
«Grazie ai numeri, ho voluto misurare il Giro pensandolo come un mercato, seguendo l'andamento di domanda ed offerta per capire qual è la capacità del Giro di attrarre i migliori corridori del mondo. Ebbene, i nostri grafici (vedi immagine in copertina) dimostrano come la corsa rosa sia sempre più in difficoltà: quest'anno, come già era accaduto nel 2021, al via c'è un solo corridore inserito nella top ten mondiale, solo 3 tra i primi 25 e solo 5 tra i primi 50. Se poi l'unico top si chiama Pogacar ed è all'apice della condizione, ecco che assistiamo ad un Giro letteralmente dominato».
La tabella che indica la media qualitativa della partecipazione al Giro d'Italia
L'analisi del professior Di Trapani entra ulteriormente nel dettaglio.
«Quest'anno al Giro più del 67 per cento dei partenti occupa nelle classifiche mondiali una posizione compresa tra il 201 e il 1000esimo posto: questo significa che pochissime squadre, forse solo le più piccole Professional, portano al Giro i loro migliori esponenti. E si va verso un inevitabile appiattimento. Ovviamente a questo risultato contribuisce in modo significativo l'assenza al momento di grandi campioni italiani».
il grafico previsionale della tendenza di partecipazione al Giro d'Italia
I numeri ci danno anche una previsione sull'evoluzione futura?
«La tendenza ci dice che i top 10 continueranno ad essere inferiori alla media degli anni 2000, che il numero dei top 25 resterà stabile e che invece il numero dei top 50 può crescere grazie ai ciclisti "acchiappapunti" che tanto piacciono alle squadre. È chiaro che i responsabili della corsa, ma anche i vertici del ciclismo mondiale, devono studiare qualcosa per invertire questo stato di cose penalizzante per una corsa speciale qual è il Giro d'Italia».
Il professor Giovanni Di Trapani