Anche ad un campione olimpico è capitato di stringere i denti a tal punto da far fuoriuscire la mandibola dalla propria sede. Anche Paolo Bettini ha conosciuto la sofferenza, non certo in quel 30 maggio 1999, lungo i 169 chilometri da Racconigi al Santuario di Oropa, nel giorno di Pantani. «Ero in fuga fin dal mattino – ricorda il 50enne oro di Atene oggi qui al Giro come testimonial di Banca Mediolanum -, ma sapevo benissimo che non saremmo mai arrivati. Diciamo che ci portammo avanti, per prendercela poi con calma. Appena chiamarono il “gruppetto” io non ci pensai poi molto e mi misi a ruota, in quella zona di comfort che era l’ideale per una giornata che non era così buona».
Si ricorda bene anche di Marco. «Lo intravvedemmo fermo a bordo strada e dopo poco ci ripassò a doppia velocità con i suoi compagni di squadra che si erano fermati per aiutarlo (gli era caduta la catena, ndr). Ma quello che mi è rimasto nel cuore è l’urlo della montagna. In quel momento capimmo che Marco aveva fatto l’ennesima impresa: recuperò 49 corridori e andò a vincere. Non sentii mai più nulla di simile, non sentii mai più quell’entusiasmo tracimante che fece tremare la montagna».
Anche ad un campione olimpico è capitato di stringere i denti, a tal punto da far fuoriuscire la mandibola dalla propria sede, anche se questa volta alla mandibola, Paolo Bettini è stato operato, per un tumore benigno. «Ai primi di febbraio mi è comparsa una piccola cisti tra orecchio e mandibola – ci racconta il due volte campione del mondo -. Prima sono andato a fare un consulto da un otorino, il dottor Marco Bichi, il quale mi ha detto: “Paolo, c’è qualcosa che non quadra”. Quindi esami, che nulla hanno però rilevato. Allora mi sono rivolto al dottor Carlo Giammattei, che mi segue dal 1997. “Qui c’è da andare da uno specialista di collo gola e maxillo facciale”, sentenzia. Vado da un otorino chirurgo, il dottor Riccardo Piane, un vero luminare in materia. Risonanza magnetica con liquido di contrasto e il verdetto è chiaro: tumore benigno delle ghiandole parotidi. Operato il 20 marzo scorso: 2 ore e 45’ sotto i ferri, 38 punti di sutura. C’è però un fatto curioso: poco prima di andare in sala operatoria incrocio l’ing. Lorenzo, di Lucca, anche lui pronto a finire sotto i ferri. Mi vede e mi riconosce. “Non ci posso credere: vado e torno. Dopo ti devo interrogare…», mi dice. Entrambi si ritroveranno sulle strade del Giro mercoledì prossimo, a Lucca, per pedalare assieme, ospiti di Mediolanum.
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