Potenziare i muscoli e migliorare l’aerodinamica. A prima vista sono questi i due dogmi della pista. Ma adempiere a questi due principi non è affatto semplice, soprattutto se parti già da un livello di eccellenza. Si lavora sui dettagli, su particolari a volte quasi invisibili o impercettibili.
Benvenuti al velodromo di Montichiari, la tana dei pistard azzurri, che nei giorni della vigilia della partenza per Milton (dove è in programma l’ultima prova di Coppa prima dell’Olimpiade, ci sarà anche Elia Viviani dopo la caduta nella Roubaix) si è trasformato in un vero e proprio laboratorio. Di idee e materiali. E la carne al fuoco in vista di Parigi è tanta e saporita.
La prima cosa che salta all’occhio, perché subito associabile al corridore, è la bicicletta. Dei nuovi bolidi di Pinarello per i due quartetti ne abbiamo già parlato, sono la “Bolide F HR 3D” (nata per il record dell’Ora di Pippo Ganna) in lega di alluminio Scalmalloy stampata in 3D per i maschi, e la “Bolide HR C” in fibra di carbonio per le femmine.
Grande lavoro ora si sta concentrando sulle ruote, in particolare sulle gomme. Dopo varie prove, analizzate con l’ausilio di uno speciale software, lo staff guidato dal c.t. Marco Villa e da Dario Bragato, responsabile performance delle squadre azzurre, ha optato per l’utilizzo dei tubeless che sono stati ritenuti – per un insieme di fattori - più scorrevoli dei tubolari. Saranno i Pista Oro della Vittoria, sponsor tecnico della Nazionale, con una sezione di 23 millimetri per l’anteriore e 25 per il posteriore. Il problema riguarda la pressione di gonfiaggio dove, al momento, a detta di Villa vige ancora la vecchia regola che più le gomme sono dure più scorrono. Finora si è arrivati, o meglio fermati, a 8,5. Questo perché Campagnolo, fornitrice delle ruote, ha segnalato i grossi rischi di incidente in caso di pressioni maggiori. Il punto critico riguarda l’uncino (hook) che trattiene il tubeless. Grandissimi pressioni, sommate alle enormi forze applicate sulla ruota (immaginate atleti come Ganna e Milan che con la bici e gli indumenti superano i 90 kg che sollecitazioni trasmettono alla ruota soprattutto in curva) rischierebbero di far “esplodere” la ruota stessa con conseguenze catastrofiche. Al ritorno dal Canada verrà provata l’ultima versione del Pista Oro (già omologato dall’Uci) che ha sempre carcassa in cotone ma un battistrada con una speciale mescola per garantire un minore attrito di rotolamento.
A fine mese, invece, gli azzurri saranno nella galleria del vento del Politecnico di Milano per studiare alcuni accorgimenti aerodinamici e testare i body della Castelli.
Una curiosa novità provata nei giorni scorsi è una specie di “collare rinfrescante”. Studiato per trattare in ospedale il danno cerebrale acuto è stato sperimentato anche nel MotorSport. E’ un sistema portatile non invasivo, prodotto in Italia, che ha lo scopo di migliorare sia il benessere, sia la prestazione. E’ formato da una fascia regolabile di cotone, con all’interno una sacca di liquido per lo scambio di energia, a cui vengono applicati due piccoli dischi metallici collegati a un piccolo motorino. Gli atleti lo indossano sia in fase di riscaldamento, sia di defaticamento. Il concetto è simile ai giubbotti di ghiaccio introdotti anni fa da Bjarne Riis per le cronometro. Ma a differenza di questi giubbini, oltre alla praticità, c’è il miglior comfort dell’atleta che non avverte le sferzata fredda, ma solo un piacevole senso di frescura al collo. Frescura che però dovrebbe portare a una sensibile diminuzione della temperatura del cervello.