E’ meno lungo di una salita, più di uno zampellotto. Meno erto di una scalata, più di un falsopiano. Più crudele di un saliscendi, meno di un muro. Quanto all’effetto, c’è chi azzarda legnata, chi scrive pugnalata, chi precisa stilettata. Spesso non viene considerato meritevole neppure di un gpm di terza o quarta categoria, eppure può essere decisivo. Tanto più che raramente è segnalato sulle mappe altimetriche. Eppure mozza il fiato, scatena il cuore, rimane nelle gambe. Perché azzera la saliva, moltiplica i battiti, satura di acido lattico.
E’ lo strappo. Una carognata stradale. Quello che differenzia e distanzia i corridori tra finisseur e finiti (o sfiniti). La sua esatta definizione crea problemi perfino alla Treccani, che come un gregario in crisi, proprio nel classificare lo strappo, sembra arrancare, annaspare e infine confondere: “Lo scattare improvvisamente e a grande velocità da parte di un ciclista o un podista, alla partenza, in prossimità del traguardo o per superare una salita ≈ allungo, rush, scatto, sprint, volata”.
Tutto è relativo: anche lo strappo. Quello che per Pogacar può essere calibrato come uno strappo, per noi può figurare già tra valichi e forcelle. La qualifica dipende da mille variabili, anche geografiche e scientifiche, anche meccaniche e meteorologiche, anche caratteriali e umorali. Ma se uno strappo, bene o male, si può fare, soprattutto quando si fa uno strappo alle regole, sette strappi fanno la storia. La storia di una corsa, la Coppa Caduti di Reda di Faenza, non a caso ribattezzata “la corsa di set strepp”, gara per elite e under 23, in programma domenica 7 aprile.
E’, nel suo genere, la corsa delle corse, una sorta di campionato del mondo, se non per il titolo in palio (la 48° edizione, denominata anche Gran Premio Eta Beta - Conclima SGR e 42° Memorial Stefano Cornacchia, è valida come 69° Giro della Romagna e per il 32° Trofeo Il Cappello d’Oro, quest’anno valida anche per l’assegnazione del Campionato regionale Under 23), certo per l’amore, la passione, la cura che la circondano. Ed è la corsa di Picio, Giovanni Calderoni, un tribuno della plebe nel mondo del ciclismo.
Stavolta il percorso è stato rinnovato, ma mantiene invariate la sua caratteristica dei sette strappi. Dalla partenza di Reda (ufficiosa alle 13, ufficiale alle 13.15), con tre passaggi sotto il traguardo, i primi 40 km sono invariati, con i traguardi volanti di via Corleto e del ristorante Trattoria La Miseria a Prada. Il primo gpm è il Monte Carla, da affrontare due volte (km 53 e 72), poi Monticino (km 80), Rio Chiè (km 115), di nuovo Monte Carla (km 126), Cima Agello (km 132) e San Biagio Antico (km 139), a meno di 16 km dal traguardo posto di nuovo a Reda di Faenza. L’arrivo dopo 154,8 km di gara è previsto alle 17 circa. In tutto 198 corridori, in rappresentanza di 34 società sportive, di cui tre provenienti da Spagna, Gran Bretagna e Ucraina.
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