Gianni Rossi, di anonimo, ha solo – ed è un paradosso – nome e cognome, che suonano così comuni da sembrare uno pseudonimo. Ma tutto il resto è speciale. La sua voglia, la sua curiosità. La sua effervescenza, la sua generosità. La sua disponibilità, a prescindere dall’età. Ha 77 anni. Se la vita fosse la Milano-Sanremo, Gianni Rossi avrebbe già scollinato il Turchino e affrontato i primi capi.
Da commercialista, da tortonese, forse da commercialista tortonese, Gianni Rossi continua ad appuntare, registrare, scrivere. Nero su bianco. I suoi ricordi, che più sono lontani e più sembrano precisi. I suoi pensieri, che più sono notturni e più sembrano poetici. I suoi racconti, che più sono brevi e più sembrano eterni. Più che su paesaggi, persone. Più che su episodi, facce. E, ancora, ciclismo.
C’è Coppi. “Un tocco leggero, quasi timoroso, alle persiane. Il solito fare da gentiluomo che, rammaricandosi dell’orario serale, ordinava una consegna floreale per la signora Maria Rosa moglie di Giovannino Chiesa, di cui aveva ricordato, solo all’ultimo momento il compleanno. Tutta la famiglia era sobbalzata eccitata e premurosa. ‘Ma che ora e ora, ma quali scuse signor Fausto, se ne ricordasse in ritardo cento volte di questi eventi…’”.
C’è anche Malabrocca. “Ordine d’arrivo: PRIMO Carnera, SECONDO Belloni, TERZO Tullio Ostilio, QUARTO Dei Mille, QUINTO Potere, SESTO Calende, SETTIMO Non rubare, OTTAVO Nano, NONO Mese, DECIMO Mannu, UNDICI Gigi Riva, DODICI Apostoli, TREDICI Totocalcio, VENTITREESIMO Giovanni, CENTESIMO Anniversario, MILLESIMO Dego, ULTIMO Malabrocca”.
C’è perfino il ciclismo su pista. “La gara ciclistica su pista, per affrontarla, bisogna sentirsela dentro! Oppure si rischia di subire la paranoia di un pedalare sempre uguale in costante obliquità, stesse curve, tutte a sinistra, ogni ottanta metri, da affrontare piegati sulla stessa imperterrita spalla. Una sbirciata ai tempi, orecchio pronto ai suggerimenti, rapida occhiata all’avversario nei brevi tratti in dirittura, senza ulteriori distrazioni perché l’ennesima curva è già lì. La gara di inseguimento è una corsa di perfezione. Normalmente non dura oltre i cinque minuti. Son già troppi anche quelli! La gamba sinistra è più sollecitata, per forza di gravità, a pigiare sul pedale. I sacchetti di sabbia a bordo pista, uno ogni dieci metri, intimano ossessiva attenzione. La campana dell’ultimo giro è la liberazione. Affrontare l’impresa dell’ora, quel novembre del 1942, significava percorrere i 391,44 metri del legno del Vigorelli perlomeno 117 volte. A qualcuno toccava contarli!”.
Oltre a questi tre, Gianni Rossi ha raccolto altri 50 racconti più o meno brevi in 48 pagine, intitolate “Sbocci & Sgusci…”, sottotitolate “Confidenze in disordine di tempo (e luogo)", accompagnate da 33 foto, impreziosite da una “Lettera aperta a Gianni Rossi” scritta da Andrea Maietti, dedicate “agli amici e tutti quelli che continuano a resistere sugli spalti di Fort Alamo”, edite e stampate in proprio, tirate in 60 copie. Grazie.
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