“Ol BETUN” per vari decenni è stato un attore, magari non proprio primattore da ribalta ma ottimo interprete di vari ruoli, e con caratterizzazione di ben più di figurante, nel ciclismo, sia su strada, sia fuoristrada, nel dipanarsi delle vicende delle due ruote di vari anni, anche quando non aveva più né il numero dorsale, né quello al telaio.
Parliamo di Osvaldo Bettoni, nato nel 1952 a Leno, comune agricolo posto nella bassa pianura in provincia di Brescia che, all’età di sette anni, si trasferisce nella contigua provincia di Bergamo, precisamente a Urgnano, a una decina di chilometri dal capoluogo, sempre in continuità panoramica e ambientale con Leno, ancora in zona di florida agricoltura con pure insediamenti produttivi sparsi e tanta, piatta, piattissima, pianura.
E rivendica, sempre con vivo orgoglio, la sua matrice contadina tanto che, fino a poco tempo fa, la toponomastica di Urgnano indicava la via che dalla strada principale conduceva, fra distese d i campi, alla residenza e ai terreni della famiglia come “via Cascina Bettoni”. Ora, su sollecitazione del sindaco, Enzo Togni, appassionato di ciclismo, raccolta con entusiasmo da Osvaldo Bettoni, la via è stata intitolata a Fausto Coppi.
Una strada un po’ nascosta che però conoscono benissimo molti suoi amici, soprattutto del ciclismo, di varie epoche, fedeli partecipanti agli spuntini (si fa per dire in questo caso) proposti dal padrone di casa con in primo piano e in testa al gradimento dei commensali, con stomaci forti, nel periodo invernale, piatti a base di polenta, ossi di maiale e altri contorni in tema, non proprio da “nouvelle cuisine” ma graditissimi.
È ora però di ripercorrere, almeno per sommi capi, la carriera ciclistica di Osvaldo Bettoni, passista di vaglia, “passistone” come si suole dire, che dopo gli esordi giovanili con il G.S. Urgnano approda al G.S. Arredamenti Polli di Lissone, realtà di rilievo nel panorama ciclistico italiano di quel periodo, di patron Adriano Polli e alla guida tecnica e in ammiraglia un nome evocatore di un ottimo e battagliero velocista con lunga carriera come quello di Pierino Baffi di Vailate, uomo di valore e spessore specifici, il papà di Adriano e che aveva come collaboratore tecnico l’ amico di sempre della famiglia Baffi, il compianto compaesano Vito Fasoli. Una famiglia con costante DNA ciclistico, sia al maschile, sia al femminile, quella di Pierino Baffi senior e di sua moglie Giusta, un nome una garanzia.
Osvaldo Bettoni rimane sempre con la Polli fra i dilettanti ed è una presenza di rilievo nel quartetto azzurro della 100 chilometri trovando spazio anche per vittorie individuali che, negli anni giovanili, assommano a circa settanta successi ottenuti nelle gare con tanta pianura, contro il cronometro e varie affermazioni in pista. In squadra con lui c’è stato anche un suo amico, il milanese-bergamasco Giovanni Tonoli, altro specialista dei lunghi rapporti con caratteristiche simili a quelle di Bettoni che però non è mai passato fra i professionisti anche se nel gruppo è stato poi un meccanico ammirato e affermato, prematuramente scomparso.
Il salto di Bettoni fra i professionisti avviene nel 1976, arruolato nei bianco-neri della Scic di Parma, dove rimane per quattro anni. È una formazione di punta nel panorama professionistico internazionale dove il possente bergamasco è chiamato a dare il suo notevole contributo al lavoro di squadra, soprattutto in pianura, in favore del “nomi”, nomi importanti, importantissimi, che rappresentano le punte della squadra. E rimedia anche buoni piazzamenti nelle prove contro le lancette, confermando le sue prerogative tecniche specifiche. Nella sua attività pedalata ha acquisito e sempre incrementato, con curiosità accompagnata da ottima manualità, le conoscenze della bicicletta, soprattutto quelle con il marchio Colnago instaurando anche un ottimo rapporto con il maestro costruttore di Cambiago. Un rapporto sempre vivo, anche in tempi attuali, con “ol Betùn” sempre disponibile per varie richieste provenienti dall’amico Ernesto.
Chiude la carriera vestendo la maglia della Famcucine-Campagnolo nel 1980 ma i suoi interessi si indirizzano già verso il lavoro del futuro dopo quello del periodo pedalato sul sellino della bicicletta, sempre non disdegnando, anzi, di dare una mano, con costante passione, in famiglia, quale autentico “conte della zolla”, come il grande Gianni Brera definiva con affetto la categoria dei lavoratori della terra.
Cosa che continua anche quando è assunto alla Shimano Italia, di Amedeo e Caterina Colombo, azienda ai tempi in grandissima crescita ed espansione anche sull’onda dell’impetuosa diffusione della mountain bike affiancata dall’allargamento della produzione per le bici da strada.
E qui gli tornano utilissime le esperienze tecniche, anche pratiche, maturate quando gareggiava nel comparto specificamente della meccanica delle due ruote, costantemente affinata, con un continuo girovagare lungo le strade e i sentieri, a livello internazionale, anche di supporto alle nazionali azzurre, guidando il mastodontico motorhome Shimano Italia sui campi di gara. E Osvaldo Bettoni sapeva sempre trovare un ricambio, un pezzo sostitutivo nel suo fornitissimo magazzino-officina a disposizione di tutti. Il rapporto con i corridori era anche favorito dalle esperienze comuni di agonisti. Da uomo pratico privilegia sempre il fare, lo sperimentare, il provare le soluzioni più consone senza perdersi in teorie e in molte parole. E il motorhome Shimano, identificato in Osvaldo Bettoni, è stato un riferimento costante di supporto e conforto, pure alimentare, di molti protagonisti di varie epoche in tema sia road, sia off-road.
Da qualche anno trascorre maggior tempo in famiglia con la moglie, Nadia Zucchinali, il loro figlio Stefano e la nuora Valentina Belotti che hanno regalato ai nonni le nipoti Sofia, 13 anni e Ginevra, prossima alle 8 primavere.
In famiglia, è un po’ un modo di dire in quanto ol Betùn, sempre prestante e vigoroso, è tornato quasi a tempo pieno e con personalissima soddisfazione e applicazione alle attività della coltivazione, della frutticoltura e dell’allevamento di varie specie d’animali nel suo buon ritiro di Cascina Bettoni.
E gli amici, soprattutto del mondo delle due ruote, con forte componente orobica, sia delle valli, sia del piano, nonostante il cambio della denominazione toponomastica del luogo, non perdono mai la strada per andarlo a trovare e lui li accoglie sempre con amicizia e piacere anche con le famiglie.
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