C'è un legame a doppio filo tra Italia e Polonia nella corsa World Tour del Paese mitteleuropeo. Ve ne abbiamo ampiamente parlato quando l'altroieri vi abbiamo presentato l'elenco partenti, abbiamo aggiunto un argomento in più assistendo ieri alla seconda tappa (primo epilogo in salita). Fuga andata subito e ripresa dopo 180 chilometri, attacco compatto dell'ascesa finale, sfiammata al km 200 nonché -3 dal traguardo: canone lineare da Giro.
A riscaldare i cuori italiani nel freschetto dei monti Sudeti ci ha pensato Samuele Battistella, rimasto in pieno plotoncino dei big fino alla fine: scorrendo l'ordine d'arrivo, è sua la prima bandierina tricolore. Settimo di tappa, sesto nella generale. Questa la dichiarazione che ci ha rilasciato il 24enne veneto dell'Astana, motivato e desideroso di trovare il guizzo giusto in un'annata non esaltante: «Sono felice di aver fatto una bella prestazione, sapevo di competere contro avversari molto forti e mi sono limitato a star sempre a ruota. Nello strappo finale siamo rimasti circa in quindici e mi son detto "bene, tento la volata!" Ho anticipato un po' troppo lo sforzo per riprendere Majka e Van Eetvelt e mi sono un pochino piantato, ma ho ottime sensazioni per il proseguimento della corsa. Me la vivo alla giornata senza troppe velleità, ma se di volta in volta sento che la gamba continua a supportarmi cercherò di tenere e migliorare la classifica.»
Ecco, Majka. In una decina di giorni, da gregarione di Pogacar al Tour de France a uomo di Almeida al Giro di Polonia. È stato lui ieri a esaltare il pubblico, creando il buco e portandosi dietro il solo Van Eetvelt della Lotto Dstiny sul tratto più duro del "muro del pianto" di Karpacz. Speaker della gara e spettatori presenti uniti nell'incitarlo, un tripudio di "Vai Rafal" (nostra libera traduzione dal polacco) smorzato in quei 300 metri conclusivi di riassorbimento e affondo decisivo di Mohoric. Una circostanza che non ha impedito all'esperto corridore della UAE di rimanere aggrappato ai migliori e chiudere comunque decimo. A spiegarci la ratio di quella azione è il suo direttore sportivo Fabio Baldato: «Majka è partito per provare a vincere, è la sua di casa, la sente tanto ed era giusto dargli la chance. Senza il corridore della Lotto Dstiny che gli si è prontamente messo a ruota, sarebbe andato dritto per vincere. Trovandosi però in due, col rischio magari di perdere allo sprint con l'avversario, abbiamo preferito desistere e metterlo a supporto di Almeida per il rush finale.»
A proposito del portoghese: essere pochi secondi dietro Mohoric, se la situazione dovesse rimanere simile ad adesso, è poi un buon viatico in vista della cronometro di Katowice di giovedì che potrebbe essere il match point. Altri cronomen d'altura permettendo (vedi Mattia Cattaneo).
Intanto a Walbrzych è appena partita una terza frazione dal mosso profilo.
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