Settanta, sessanta… no, tranquilli, non è un conto alla rovescia, ma è molto più semplicemente la festa della De Rosa, che quest’anno ad aprile ha tagliato il traguardo dei 70 anni e oggi, o per meglio dire questa sera, nella “butega” di Cusano Milanino, dove papà Ugo e mamma Mariuccia diedero vita al loro sogno imprenditoriale, Cristiano De Rosa, con la moglie Desiree, i figli Nicholas, Francesco e Federico, oltre ai fratelli Danilo e Doriano festeggerà il traguardo dei 60 anni. «Anche se io vorrei solo festeggiare la “butega” – dice il diretto interessato – dove tutto è iniziato e dove io stesso con i miei fratelli siamo cresciuti e restavamo incantati a vedere papà che saldava con il cannello i telai: sembrava che avesse tra le mani i fuochi d’artificio».
Pareti nere e luci chiare al Led che rendono l’ambiente ovattato, come in un sogno. Un video proietta le immagini di una famiglia che ha fatto storia. Alle pareti loghi e lavagne, per terra marchi e decalcomanie: un ambiente moderno, che si sposa alla perfezione con i pezzi di storia.
Qui, nella “butega” di piazza XXV Aprile 19, a Cusano Milanino, dalle 18 alle 22 sarà festa. Un brindisi in un luogo senza tempo che è stato ricomprato da Cristiano e rimesso a nuovo da lui e dai suoi ragazzi, sotto l’attenta regia di Désirée. Un luogo nel quale si potrà respirare la storia De Rosa, con quel tavolaccio da lavoro in legno massiccio che Ugo ha usato per una vita, con i suoi utensili e i suoi strumenti: tutti in fila, tutti in ordine, come li voleva lui.
E poi i sei loghi: dal primo De Rosa Ugo, degli Anni Cinquanta, a quello De Rosa con il primo stemma con tanto di biscione di Milano, l’iride e un inspiegabile giglio, che nulla centrava con Milano, ma che giustamente Cristiano ha riproposto perché fa parte ormai della storia, «è una sorta di Gronchi rosa», dice divertito. E poi c’è quello degli Anni Settanta, con il cuore che compare per la prima volta e al proprio interno ha una D stilizzata. E poi ecco quello degli Anni Ottanta ideato dallo studio Oppi di Milano, con una base esagonale che richiama un brevetto di Ugo (il forcellino posteriore a diamante). E poi quello della metà degli Anni Novanta, con un Cuore aperto stilizzato al cui interno emerge un altro cuore, questa volta intero e rosso. Infine, l’ultimo rebranding firmato Pininfarina, quello di oggi.
“Merak” e “King”, due scritte luminose al led, che compaiono sulle pareti, a ricordare due bici che per De Rosa oggi sono iconiche: la prima con telaio in alluminio «con la quale purtroppo Francesco Casagrande perse il Giro d’Italia nel 2000 alla penultima tappa, ma anche quella del titolo mondiale di Plouay vinto da Romans Vainsteins», precisa Cristiano. E poi la King, quella del primo carbonio, nel 2000.
C’è anche una scritta luminosa, con un nome: Germano. Un omaggio che Cristiano e la famiglia De Rosa ha voluto fare al primo campioncino che vinceva con biciclette di Ugo. Si chiamava Germano Cristante, buon corridore in forza alla Aurora Desio, che era talmente buono che finì ben presto alla Ciclisti Monzesi, ma in un tratto di strada verso Lecco rimase vittima di un incidente mortale. «Papà l’ha sempre ricordato come il primo corridore della De Rosa e in questa “butega”, che altro non è che un piccolo scrigno della memoria, non potevamo dimenticare Germano», spiega sempre Cristiano.
Saranno in tanti questa sera gli amici che tra le 18 e le 22 passeranno di qui. Da Pippo Russo, il primo lavorante della De Rosa, ai tanti bimbi del cortile, quelli con i quali Cristiano, Danilo e Doriano giocavano a palla, tra una imprecazione e una minaccia del sciur Plinio Alipranti: «Ué, met via el balun…». Ci saranno Sergio Fabbri e William Cariani, Paolo Aliprandi e Robertina Ortolina, Roberta Aliprandi e Franco Boschin, Gino Stucchi e Dario Poli… «Non giocheremo a balun e nemmeno a moscacieca, ma faremo sicuramente qualche bella risata», assicura Cristiano.
Poi c’è anche il muro dei ricordi, con un murales di un ragazzo che ricorda maledettamente Nicholas, nell’atto di aprire una tenda su una storia fatta di immagini da mandare a memoria. A proposito: come fare per venire a visitare questo piccolo scrigno De Rosa? Basta prenotarsi. Basta chiederlo e sarete accolti, da Cristiano in persona, che sarà felice di accompagnarvi nel suo mondo: nel nostro mondo.
Ci scapperà chiaramente anche più di un brindisi e se vedrete occhi lucidi e gonfi, tranquilli, sarà solo per il prosecco o lo spumante. Ad una parete troverete anche una mappa luminosa, a testimoniare dove questa piccola grande famiglia partita da Cusano Milanino è riuscita ad arrivare in settant’anni di storia. Se è per questo, c’è anche una lavagna, per lasciare un vostro pensiero. Io per il momento lo scrivo qui: «Con il cuore ha dato forma alle geometrie, con le mani ha illuminato la materia: fuochi d’artificio. Noi siamo cresciuti nel segno dei sogni: questo era il suo regno. Grazie Ugo».
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