I più romantici lo chiamano “the last dance”, l’ultimo ballo, altri preferiscono semplicemente “L’ultimo giorno”. Oggi è quello di Marta Bastianelli, ultimo giorno in gruppo, ultimo giorno in corsa, ultimo giorno ufficiale da atleta professionista. La portacolori del team Uae Adq ella sua vita ha affrontato il ciclismo con il cuore e con la testa, ha vinto tutto, dai mondiali agli europei portando avanti con fierezza e dedizione la figura della donna in bicicletta. Marta è l’esempio vivente che il coraggio è l’arma più forte in assoluto e può portare a diventare uno dei simboli di un intero movimento.
L’addio di Marta al ciclismo professionistico ci mette tristezza così come alle compagne, alle avversarie, e a chiunque l’abbia incontrata sulle strade, ma lei con lo stesso rigore che ha messo sempre sui pedali non è mai tornata indietro riguardo la sua scelta. «Sono molto serena, in questi ultimi giorni c’è un po’ di emozione ma sono concentrata sulla gara. Non ho preso ieri la decisione di smettere, l’ho presa da tempo e sono anche riuscita a maturare la consapevolezza di come la mia vita cambierà. È stato difficile e adesso che il momento è giunto mi sento serena. Sapevo che il Giro sarebbe stata la mia ultima gara, non sono mai tornata indietro sui miei passi, sono felice e mi sto godendo ogni istante» ci dice Marta con sicurezza anche se i suoi occhi sono lucidi.
Marta, come lei stesse ammette, ha vissuto molteplici vite. Giovanissima ha vinto il campionato del mondo, ha alzato tante volte le braccia al cielo e poi ad un certo punto ha deciso di fermarsi per diventare mamma di Clarissa. «Io ho avuto il coraggio di essere una delle prime mamme in gruppo, poi sono riuscita ad ottenere altri grandi risultati grazie al supporto della mia squadra e del gruppo sportivo Fiamme Azzurre, ma soprattutto della mia famiglia. Mia figlia Clarissa ha avuto la possibilità di vedermi in diverse fasi della mia vita da atleta. Ora è in un momento in cui capisce che anche questo è un lavoro, non è più la mamma che va in bicicletta, ma la mamma che va al lavoro. Penso che questo sia una dei miei più grandi successi, sono orgogliosa che mia figlia l’abbia capito» spiega con fierezza Marta che in gruppo è stata una delle prime atlete a ripartire dopo la gravidanza, anzi ad essere quasi più forti di prima. Dopo la nascita di Clarissa spiccano il titolo di campionessa europea e il giro delle fiandre ma è praticamente impossibile fare l’elenco completo dei successi di Marta.
A 36 anni Marta lascia un mondo del ciclismo che è letteralmente mutato sotto suoi occhi. Dall’oro di Stoccarda 2007 sono passati 15 anni, 15 stagioni in cui tutto si è ribaltato. Marta ha lottato in prima linea per far riconoscere il ciclismo non solo come passione ma prima di tutto come lavoro. «Negli ultimi anni il ciclismo è cambiato tantissimo e in brevissimo tempo e devo dire che questa cosa un po’ ci ha spaventate, molte di noi non erano pronte ad un simile cambiamento. Sono convinta che le giovani debbano portare avanti con fierezza quello che noi vecchie abbiamo costruito con tanti sacrifici, ora è tempo che il castello del ciclismo femminile venga tutelato e alimentato affinchè diventi un grande villaggio» L’analisi di Marta ha sempre una lucidità incredibile, lei che ha sempre detto le cose in faccia ci spiega come è necessario un cambiamento graduale, ma anche che le giovani imparino e non si lascino travolgere dalla fretta di dimostrare o essere quello che non sono. Forse è proprio per questa sua capacità di vedere le cose in maniera chiara che in gruppo è un autentica chioccia per tutte. Le sue compagne della Uae Adq in tutte le tappe del Giro si sono sempre intorno a lei voraci di consigli, su come muoversi in gruppo, per la tattica di gara o semplicemente come gestire l’emozione. Marta ha risposto a tutti con una carezza ed un sorriso, come in una grande famiglia.
Oggi sarà il giorno dei ricordi, delle strette di mano, dei pianti e del definitivo saluto al professionismo, ma per Marta il ciclismo continuerà ad esserci come elemento principale di una vita vissuta veramente al massimo accanto all’amore della sua famiglia. «Non voglio pianti, voglio che sia una festa, festeggio all’inizio della mia vita normale» ci dice e noi le promettiamo che non saremo tristi ma brinderemo alla sua immensa carriera.