Grande Davide Bais, grandissimo. Con lui Vacek e Petilli, per completare un trio che dimostra senza tante chiacchiere a cosa servano le piccole squadre nei grandi giri.
Bisognerebbe chiuderla qui, fermarci agli ammirati applausi per i tre della disumana fuga a Campo Imperatore. Fermarci qui e sbianchettare con la pennellessa tutti quanti gli altri, primi fra tutti i capitani, la bella gente del circolo aristocratico che vanta pretese di rosa.
Bisogna parlarsi chiaro: se vale il famoso dogma “il ciclismo è bellissimo, sempre e comunque, chi non gradisce può cambiare sport”, allora godiamoci estasiati anche questo spettacolo del pompatissimo arrivo a Campo Imperatore. E fine dei discorsi.
Per quanto mi riguarda, ho un altro dogma: nel dubbio si trova sempre qualche frammento di verità. E allora diciamola apertamente, questa verità trovata quassù in mezzo all'ultima neve di primavera: tappa anonima, bolsa, deprimente. Tappa tradita. Bravissimo il Rizzato motorizzato che lo dice subito, in presa diretta, in tempo reale, unico sveglio dell'assopitissimo e atarassico Dream Team Rai (voto 2 a Petacchi che dà la colpa al vento: cosa dovrebbero fare al Giro delle Fiandre, salire in macchina?).
Se anche il tifoso del ciclismo può avere un gusto suo, provare a discernere tra cose belle e cose mosce, allora bisogna almeno prenderci la libertà di un liberissimo sfogo: tappa moscia, tappa spazzatura. Non si possono vedere i favoriti della grande corsa rosa giocarsela a questo modo. E' già passata una settimana, abbiamo continuato a rimandare e a darci appuntamento proprio qui, nella solennità di questo arrivo quasi metafisico. E loro, dopo aver promesso mari e monti, più monti che mari, tutti a spasso in gruppo compatto fino all'ultimo scattino sul traguardo. Come una tappa sciopero, una di quelle che si sono viste nella storia per i motivi più vari. In certe gran fondo si respira molto più agonismo che in questa cosiddetta tappa regina. E non credo di spararla tanto grossa, proprio no.
Tiriamo le prime somme: una settimana è già passata e le emozioni più serie ce le hanno regalate le cadute e i randagi di strada. Quanto alle salite, anche stavolta finisce come a Lago Laceno: rinvio a data da destinarsi.
Ragazzi, parliamoci chiaro: se già adottiamo lo schema “terza settimana” continuando a rinviare, vivacchiando da attendisti, salvo poi magari dire che nella terza settimana c'è troppa stanchezza per darsi battaglia, questo Giro ci si sfalda tra le mani. Con un dettaglio per niente secondario: tanto vale prendere il Trofeo Senza Fine e consegnarlo subito a Evenepoel, con tanti saluti, perchè questa apatia e questa accidia favoriscono inevitabilmente il più forte a cronometro, vedasi Costa dei trabocchi.
E' questo che vogliamo, amici favoriti? Amici rivali di Remco? Corriamo tutti accucciati e risparmiosi per il belga? Ineos, Jumbo, Uae, Bahrain – cioè Geo e Thomas, Roglic, Almeyda, Caruso – che cosa aspettiamo? Dico: capisco che la salita di Campo Imperatore sia certamente più lunga che carogna, ma almeno misurargli la febbre, al divetto belga. Provare qualche scherzo, metterlo in mezzo, creargli un grattacapo, anche solo per fargli saltare un po' i nervi, visto che non sembrano saldissimi. E' davvero la scampagnata che ci avete inflitto il massimo del possibile?
Davanti a una simile tristezza, faccio solo presente che questo è pur sempre il Giro d'Italia. E soprattutto che la nostra corsa più bella, assieme a tutti quanti noi italiani, meritiamo di più e di meglio. Questo non è Giro d'Italia. E' una semplicissima e imperdonabile presa in Giro. Open to meraviglia, come no.